Solo una colonnina ogni 52 vetture ricaricabili: suicidio Europa sulle auto elettriche

Ippolito Visconti Autore News Auto
Sulle strade dell’Unione europea circolano circa 3 milioni di auto elettriche, con circa 75.000 stazioni di ricarica rapida pubbliche disponibili: addirittura 30 Bev per caricabatteria veloce.
ricariche veloci

Sulle strade dell’Unione europea circolano circa 3 milioni di auto elettriche, con circa 75.000 stazioni di ricarica rapida pubbliche disponibili: questo si traduce in un rapporto di addirittura circa 30 Bev per ogni caricabatterie veloce. Per rapida si intende oltre 22 kW. Lo dice l’associazione dei costruttori auto europei Acea. Se si contano i veicoli elettrici ibridi plug-in (Phev), che si basano anch’essi sulla stessa infrastruttura di ricarica, questo rapporto sale perfino a 52 auto per caricatore rapido. Siccome Bruxelles punta al bando termico nel 2035, una situazione del genere, aggiungiamo noi, è un suicidio automotive, economico, finanziario e sociale. Siamo abituati all’auto che dà libertà e comodità: faccio il pieno di benzina e diesel dove, come e quando voglio. Il passaggio a un mezzo così scomodo, che toglie libertà, così poco pratico, per via di un numero bassissimo di colonnine veloci, è un harakiri.

Corrente costosa e stazioni lumaca: guai

Per non parlare dei prezzi: la corrente costa sempre di più. Per paradosso, va a finire che si spende come un benzina. 

Ci sarebbero le colonnine sotto 22 kW: per un rabbocco di elettroni, ci metti sei ore. Queste stazioni neppure vanno considerate. Fa comodo metterle nel computo, fanno numero. Ma è un bluff.

Per l’Acea, poiché l’Ue vede un aumento nell’adozione delle Bev, allora la disponibilità e il posizionamento strategico dei caricabatterie rapidi pubblici lungo le autostrade stanno diventando sempre più cruciali. Per il direttore generale, Sigrid de Vries, “serve un’ampia disponibilità di infrastrutture di ricarica pubbliche veloci e convenienti in tutta la regione. I caricabatterie rapidi sono parte integrante della transizione verso una mobilità a emissioni zero”.

Durante gli esodi estivi, con milioni di automobili in autostrada, soddisfare la richiesta di postazioni libere per ricaricare in fretta la macchina è impossibile. Un’ora di stop per il pieno di elettroni contro 5 minuti di stop per il pieno di benzina o diesel: una bella differenza.

Italia, andiamo male

Nel nostro Paese, ci sono circa 10 elettriche ogni ricarica veloce. E 10 fra elettriche e ibride plug-in ogni ricarica veloce. Il numero di colonnine attuale non va preso in esame per l’analisi della situazione oggi. Ci si chiede: la quantità di stazioni è sufficiente per il boom elettrico futuro? No. Siamo messi male. In quanto alle autostrade, c’è da piangere: 942 punti. Pochissimi. Ci salva Autostrade per l’Italia, con Free To X, molto attiva.

ricariche ue

Italia sfortunata: prezzi altissimi

Quello dei prezzi della ricarica pubblica è un problema molto forte in Italia. Nel resto d’Europa, il prezzo medio delle colonnine è decisamente più basso. Da noi, l’elettrico è proprio una sciagura.

Colonnine europee: 10 cose da sapere

1) Alla fine del 2023, in tutta l’Ue erano disponibili 632.423 punti di ricarica pubblici e circa 3 milioni di veicoli elettrici a batteria (BEV) in circolazione. Incluse le stazioni lente sotto 22 kW.

2) Nel 2023 sono stati installati complessivamente circa 153.000 nuovi punti di ricarica pubblici.

3) La Commissione europea chiede 3,5 milioni di punti di ricarica entro il 2030 per sostenere il livello di elettrificazione dei veicoli necessario per raggiungere la proposta riduzione del 55% di CO2 per le auto. Il raggiungimento di questo obiettivo richiederebbe l’installazione di quasi 2,9 milioni di punti di ricarica pubblici nei prossimi sette anni. Sono quasi 410.000 all’anno o 7.900 a settimana.

4) Le proiezioni di Acea suggeriscono una domanda significativamente più elevata, stimando la necessità di 8,8 milioni di punti di ricarica entro il 2030. Per raggiungere questo obiettivo sarebbe necessario installare 1,4 milioni di caricabatterie all’anno o 22.438 a settimana.

5) Negli ultimi sette anni, le vendite di Bev hanno più che triplicato la crescita della rete di punti di ricarica. Tra il 2017 e il 2023, le vendite di auto elettriche sono aumentate di oltre 18 volte, mentre il numero di stazioni di ricarica pubbliche nell’UE è cresciuto solo di sei volte nello stesso periodo.

6) Mentre alcuni Paesi stanno facendo progressi in termini di sviluppo delle infrastrutture, la maggior parte è in ritardo. Infatti, solo tre Stati dell’Ue che coprono oltre il 20% della superficie dell’UE (Paesi Bassi, Francia e Germania) ospitano quasi i due terzi di tutti i punti di ricarica. L’altro terzo di tutti i caricabatterie è distribuito in 24 Stati membri, coprendo l’80% della superficie della regione.

7) Esiste una forte correlazione tra la disponibilità dei punti di ricarica pubblici e le vendite di Bev. L’elenco dei primi cinque Paesi con le maggiori vendite di BEV è sostanzialmente simile a quello dei paesi con il maggior numero di caricabatterie: Germania, Francia, Paesi Bassi e Italia figurano in entrambi i primi cinque elenchi.

8) Anche la velocità di ricarica è un grosso problema in tutto il continente, poiché i caricabatterie veloci (con una capacità di oltre 22 kW) costituiscono una frazione del totale dell’Ue. Solo circa un caricabatterie su sette (13,5%) è in grado di effettuare una ricarica rapida. La maggior parte sono caricabatterie “normali”, con una capacità di 22 kW o inferiore (comprese molte prese di corrente comuni o da giardino a bassa capacità).

9) Come detto all’inizio, nell’Ue ci sono 30 Bev per caricatore rapido e 52 Bev e ibridi plug-in per caricatore rapido.

10) I governi di tutta l’Ue devono aumentare gli investimenti nelle infrastrutture di ricarica e dovrebbero attuare rapidamente il regolamento sulle infrastrutture per i combustibili alternativi (AFIR), tenendo presente che stabilisce solo requisiti minimi. Allo stesso tempo, l’Osservatorio europeo sui combustibili alternativi (EAFO) deve garantire un solido sistema di monitoraggio che incentivi gli Stati membri a implementare le infrastrutture più rapidamente.

Chi fa da sé…

Nostra opinione: gli associati di Acea potrebbero imitare Tesla. Ossia investire in reti di Supercharger di proprietà, invece di chiedere agli Stati di fare investimenti per supportare i propri prodotti. Sarebbe un modo per scavalcare burocrazia, inefficienza, lentezza.

La comodità imbattibile dell’auto a benzina o diesel

In Europa, ci sono 1.250 auto a benzina per ogni pompa di benzina. Ma con un ma. Col benzina faccio il pieno in un attimo, non necessito né di abbonamenti né di app, la stazione funziona, non è scollegata, è coperta e sicura, è sempre ultra veloce. Chi ha l’elettrico (non Tesla) è schiavo della wallbox: se si allontana dalla stazione domestica, è dramma con ansia da ricarica.

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