Silk Faw, è caos: stipendi non pagati e indagine della Finanza

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Preoccupano i recenti sviluppi della saga Silk-Faw, con la Procura di Reggio Emilia che indaga per reati fiscali e la denuncia di 17 lavoratori che non percepiscono il reddito. Inizialmente attratti dal miraggio di un migliaio di reclutamenti, pure i sindacati, dopo una serie di appelli a vuoto, stanno a perdere la pazienza. Il monito di Cgil, Cisl e Uil è chiaro: non possono più aspettare. E sul banco degli “imputati” finiscono le istituzioni.

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Attualmente – spiega il Corriere della Sera il fascicolo è contro ignoti: la Procura ha, infatti, incaricato la guardia di finanza di indagare sulla joint venture sino-americana. Ciò poiché, a seguito dei proclami circa la realizzazione del mega stabilimento di vetture elettriche di lusso, non si sono più registrati concreti passi in avanti. Non si è smossa la situazione né in merito al rogito del terreno individuato in località Gavassa né a proposito delle assunzioni. E la Regione, con i quattro milioni e mezzo di euro nel cassetto (non ancora erogati), monitora in modo piuttosto allarmato l’evolversi delle vicende.

Silk Faw sotto indagine della Finanza: gli ultimi sviluppi

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Chi è attivo già da mesi su progettazione e marketing, mettendo a disposizione la propria elevata competenza, lamenta di non aver ancora ricevuto lo stipendio. Come puntualizza la segretaria generale della Cisl Emilia Centrale, Rosamaria Papaleo, c’è una lettera di 17 dipendenti in cui minacciano di adire le vie legali, in quanto da 4 mesi hanno smesso di ricevere la retribuzione. Ormai – ha concluso – è diventato un giallo. I dipendenti interessati sono tra quelli in forza al Tecnopolo di Reggio: un gruppo di progettisti e ingegneri – inizialmente una cinquantina – che si era già data da fare nel sogno delle hypercar, le quali avrebbero dovuto dare un’ulteriore spinta alla Motor Valley italiana.

Cristian Sesena, a capo della Cgil di Reggio Emilia, ricorda, a nome dell’organizzazione, di aver incontrato l’azienda in appena un’occasione, nel novembre del 2021. Fu un confronto generico sul progetto e le intenzioni, ma parecchio positivo. Nei piani prospettati dalla compagnia avrebbero ottenuto impiego dai 1.000 ai 1.500 dipendenti, con, oltretutto, contratti a tempo indeterminato, buone condizioni di welfare, asili per i figli del personale compresi. Sempre verbalmente pattuirono di tenersi aggiornati. Era in programma un meeting a gennaio, per dare il via alla prima ondata di assunzioni in vista della costruzione dell’impianto, che non ha, però, mai avuto luogo.

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I continui rinvii sul rogito e i solleciti hanno segnato i mesi seguenti. Il vertice del 14 luglio ha restituito speranze, ma le rassicurazioni ribadite non sono fin qui state messe per iscritto. Il numero della Cgil di Reggio ha espresso preoccupazione per i lavoratori già impegnati, ma lo sono soprattutto per la promessa tradita. In ballo ci sono impegni, persone, investimenti. Staranno a vedere se il cantiere partirà a metà settembre. La posa della prima pietra della fabbrica costituirà la garanzia dell’avvio del processo. Ma l’intera vicenda è diventata surreale. Pertanto, crede sia opportuno interrogarsi pure dal punto di vista politico, sulla maniera in cui avvengono gli investimenti stranieri in Italia. Per Sesena è inammissibile che le autorità non riescano a fare rispettare gli accordi stretti.

A sua volta, Papaleo spiega di apprendere le notizie su Silk Faw dalla stampa. Non c’è mai stata la convocazione del tavolo permanente a Reggio Emilia. E non hanno mai ottenuto spiegazione sul dialogo interrotto con la proprietà, successivamente al primo e unico incontro di novembre. Ogni volta che si acquista un immobile esistono norme civilistiche, e immagina si imponga una deadline. In tal caso, non sanno se siano state date delle garanzie in merito. Rispetto all’indagine della Procura, si augura non emergano imputazioni di reato, ma che gli accertamenti consentano di spazzare via i dubbi.

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