Sequestrati beni al presidente di Stellantis John Elkann per presunta frode fiscale 

Ippolito Visconti Autore News Auto
I procuratori di Torino hanno affermato che Elkann, che è anche presidente della Ferrari, e i suoi fratelli facevano parte di “un piano criminale” per nascondere beni e redditi dalle leggi italiane sulle successioni e sulle tasse.
john elkann

Un giudice italiano ha sequestrato beni per un valore di circa 75 milioni di euro a cinque persone, tra cui Stellantis e il presidente della Ferrari John Elkann. Tutto nell’ambito di un’indagine per presunta frode fiscale. Lo ha affermato la Procura di Torino. Per chiarezza, si indaga: zero processi e sentenze. Altre persone prese di mira dal sequestro sono: i fratelli di Elkann, Lapo e Ginevra; il suo commercialista, Gianluca Ferrero; e il notaio svizzero Urs von Grunigen, che ha agito come esecutore testamentario. John Elkann, che è anche l’amministratore delegato della holding della famiglia Agnelli Exor, e altre persone coinvolte non erano immediatamente disponibili per un commento. Appena diranno la loro sulla questione, riporteremo tutto. Quindi, coinvolti i tre fratelli Elkann.

Tasse non pagate? Si vedrà

L’indagine, aperta all’inizio di quest’anno, sostiene che Elkann e i suoi fratelli non abbiano pagato le tasse in Italia sui beni ereditati dopo la morte nel 2019 della nonna Marella Caracciolo. Questa è la moglie del defunto numero uno della Fiat Gianni Agnelli.

“Piano criminale” è l’accusa

Il caso deriva da una più ampia controversia ereditaria tra gli Elkann e la madre, Margherita, sulla tenuta di Agnelli, che ha diviso una delle dinastie imprenditoriali più note d’Italia. Per i procuratori di Torino, Caracciolo era residente in Italia almeno dal 2010 e non in Svizzera: la sua eredità avrebbe quindi dovuto essere tassata in Italia.

E le affermazioni secondo cui si sarebbe basata in Svizzera? Facevano parte di “un piano criminale per nascondere i suoi ingenti beni e il reddito correlato dalle leggi italiane sulle successioni e sulle tasse”. Dice l’accusa. Questi versamenti non compaiono nelle dichiarazioni dei redditi di Caracciolo per gli anni 2018 e 2019: le dichiarazioni fiscali di quel periodo suggeriscono che Caracciolo abbia evaso il fisco italiano non pagando le tasse. Secondo la difesa, Caracciolo invece non era tenuta a pagare le tasse in Italia perché risultava formalmente residente in Svizzera.

elkann

Dichiarazione fraudolenta e truffa?

Il sequestro è stato disposto da un gip del tribunale di Torino su richiesta della procura ed è finalizzato alla confisca, anche per equivalente, di beni mobili e immobili. A eseguire il provvedimento è stata incaricato il nucleo di polizia economico-finanziaria di Torino della Guardia di finanza. Il fascicolo è aperto per dichiarazione fraudolenta e truffa ai danni dello Stato.

Nel corso delle perquisizioni, ricostruisce la Procura, è stato rinvenuto un “memorandum” che “scandisce dettagliatamente gli accorgimenti ritenuti necessari a sostenere la residenza svizzera”. Esempio: l’assunzione di collaboratori domestici della Caracciolo da parte di uno dei nipoti). Ci sono “le disposizioni impartite dai più stretti collaboratori italiani della famiglia nei confronti di un family office svizzero che provvedeva a tutte le incombenze” svizzere di Caracciolo come “ritiro corrispondenza, effettuazione pagamenti da conti svizzeri”. Da qui, sarebbe quindi scaturita la quantificazione dei redditi della nonna dei tre Elkann non dichiarati al Fisco, nonché del patrimonio da assoggettare alla prevista imposta sulle successioni e donazioni. Tutto da dimostrare: la difesa nega.

Margherita Agnelli è la secondogenita di Gianni Agnelli, uno degli industriali più importanti e noti della storia d’Italia, presidente del gruppo Fiat dal 1966 al 1996 e poi presidente onorario fino alla sua morte nel 2003. L’inchiesta era partita da un esposto proprio di Margherita Agnelli. Una decisione sulle presunte tasse non pagate da Marella Caracciolo di Castagneto e sulla sua residenza potrebbe avere ripercussioni su una più grande questione che riguarda l’eredità di Gianni Agnelli.

Eredità da da 800 milioni di euro

Siamo a 42,8 milioni di euro di Irpef evasa tra il vitalizio da 29 milioni di euro, più i 116,8 milioni frutto di attività finanziarie detenute da un trust con sede alle Bahamas. Inoltre, i magistrati sostengono che sarebbero state evase imposte sulle successioni e donazioni per oltre 32 milioni euro. Tutto su una massa ereditaria ricostruita di oltre 800 milioni. Data da: disponibilità indicate nell’inventario dell’eredità redatto dall’esecutore testamentario svizzero; quote di un fondo di investimento lussemburghese; rilevate spartizioni post mortem tra gli eredi di opere d’arte e gioielli di ingente valore; elementi patrimoniali di una società immobiliare lussemburghese. 

Cosa dice la difesa? Il sequestro è un “passaggio procedurale” che “non comporta alcun accertamento di responsabilità dei nostri assistiti” e “non soddisfa i requisiti previsti dalla legge per la sua emissione perché, tra l’altro, non c’è mai stato alcun rischio di dispersione dei beni degli indagati”.

Alle origini del problema

Nel 2004, un anno dopo la morte del padre Gianni, Margherita Agnelli stipulò un accordo con la madre, Marella: rinunciò alle partecipazioni nelle società di famiglia. In cambio del conferimento di beni per l’equivalente di un miliardo e 275 milioni di euro. In seguito, però, smise di riconoscere la validità di quell’intesa: c’era una parte del patrimonio paterno di cui non sapeva. Ora, due strade. Uno: la causa civile che la vede come parte attrice contro i propri figli: hanno ereditato il patrimonio di Marella: obiettivo invalidare il testamento della donna. Due: un esposto in Procura per concorso in una presunta dichiarazione dei redditi infedele. 

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