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Seat a tutto motore termico

Il marchio Seat di VW sta alla larga dalle auto elettriche per concentrarsi sulle vetture con motore termico.

Siccome l’elettrico è un flop in UE e un mega fallimento in Spagna, l’iberica Seat del Gruppo tedesco VW si concentra sulle vetture con motore termico. Il CEO del marchio Wayne Griffiths ha affermato che il brand in futuro (nel 2030) avrà bisogno di una BEV entry-level, ma non è ancora il momento giusto per l’elettrificazione. Comunque, se l’UE manterrà il ban termico 2035, per forza entro quella data dovrà esserci la conversione alla batteria.

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Seat attende che le BEV diventino più economiche e redditizie 

Prima di mettere il naso nel mercato delle vetture a corrente, Seat che le BEV diventino più economiche e redditizie. Quindi sia costi inferiori sia profitti maggiori. Nel frattempo, le vendite globali del marchio spagnolo sono cresciute del 7,5% lo scorso anno, raggiungendo le 310.000 unità. In ogni caso Cupra (di Seat) propone la Born elettrica da un paio d’anni e ha recentemente lanciato il SUV elettrico Tavascan. 

In buona posizione

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Secondo Wayne Griffiths, “Seat al momento è in una buona posizione” e non intende rischiare di interrompere il suo slancio con una BEV. Che giustamente solleva inquietanti interrogativi sotto ogni profilo: immatricolazioni, profittabilità, occupazione, indotto. Quale la prima BEV in vista del 2035? Magari un modello basato sulla VW ID.1.

Vantaggi e rischi

Il plus immediato è che Seat va sul sicuro: vince col termico, richiestissimo in Europa. Anche ibrido e plug-in hybrid (vedi Leon hatchback e della Leon Sportstourer). Il rischio è che sotto il profilo dell’immagine il brand venga visto come vecchio, non al passo coi tempi. Qualunque sia la scelta, la full electric dovrà essere redditizia: “Stiamo cercando di fare soldi ora e investire”. Poi, aggiungiamo noi, chissà, tutto può essere. Si è passati dal Green Deal 2019 a numerose aperture recenti: magari in Europa il vento può girare del tutto, considerando che l’addio al termico comporta disoccupazione diretta e nell’indotto, nonché tensioni sociali.

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