Sono passati circa vent’anni da quando il Gruppo MDI ha intrapreso una serie di esperimenti per testare una tecnologia propulsiva innovativa. Nel 2007, dopo aver ricevuto una spinta significativa grazie alla collaborazione con Tata Motors, una delle principali case automobilistiche indiane, è arrivato un importante passo avanti. Il motore rivoluzionario “ad aria” avrebbe avuto lo sponsor importante di un grande marchio internazionale.
Nello stesso periodo, Tata Motors stava lavorando alla creazione di una microcar a benzina, la Nano. Il veicolo, pensato per milioni di famiglie in India, si distingueva per il suo prezzo accessibile, nettamente inferiore rispetto ad altre. L’obiettivo era ambizioso: colmare il divario di prezzo tra le auto più economiche e le moto costose. Rattan Tata, presidente del gruppo all’epoca, dichiarò che il prezzo di lancio della Nano sarebbe stato di appena 100.000 rupie, equivalenti a meno di 2.000 euro.
La Nano arrivava come l’auto più economica e meno inquinante al mondo, progettata e prodotta in uno dei paesi più popolosi del pianeta. La presentazione ufficiale della Tata Nano si rivelò un successo. Durante l’evento, il pubblico era febbricitante attorno allo stand, lasciando in secondo piano gli altri veicoli. L’entusiasmo era legato sia al prezzo rivoluzionario della microcar sia all’integrazione da parte di Tata del motore pneumatico sviluppato dalla Casa ed MDI.
Guy Nègre, l’ingegnere dietro il motore ad aria compressa, sosteneva che produrre un’auto ecologica senza renderla accessibile fosse inutile. “Le persone non vogliono spendere di più per rispettare l’ambiente”, affermava. Come dargli torto, specie in questi tempi di transizione green a caro prezzo.
L’idea di un motore basato sulla spinta dell’aria compressa arriva con questi presupposti. Si tratta di un sistema che utilizza un serbatoio per immagazzinare aria pressurizzata. Quando l’aria viene rilasciata, si espande, muovendo un pistone che, a sua volta, aziona l’albero motore collegato alle ruote. La particolarità di questa tecnologia risiede nell’uso dell’aria come “carburante”. L’aria è una risorsa naturale, gratuita e abbondante, il che la rende un’opzione altamente ecologica, priva di emissioni inquinanti.
Un motore simile, però, non è privo di sfide. L’aria compressa deve essere prodotta con un’energia iniziale, il che può ridurre l’efficienza complessiva. Inoltre, la densità energetica dell’aria compressa è relativamente bassa, limitando la sua applicazione a veicoli più leggeri o con autonomie contenute. Per aumentare l’energia immagazzinata, è necessario comprimere l’aria a pressioni molto elevate, ma questo comporta rischi di sicurezza. I serbatoi, quindi, devono essere progettati per resistere a queste pressioni, minimizzando il pericolo di esplosioni.
Nonostante le complessità, Tata Motors e MDI continuano a pensare e lavorare a questa tecnologia, puntando a una rivoluzione nel mondo dell’automobile. Il motore ad aria compressa potrebbe rappresentare un cambiamento epocale con uno nuovo sviluppo mirato.