Sciopero Stellantis ottobre 2024? Quali “rischi senza precedenti”

Ippolito Visconti Autore News Auto
Per l’occupazione, pericoli così non si erano mai visti. Ecco perché c’è l’ombra degli scioperi sulle fabbriche italiane. 
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A fronte di una situazione del settore definita sempre più critica, i sindacati sono pronti a mobilitarsi: sciopero Stellantis? Lo sapremo il 24 settembre 2024 alle 15 con una conferenza stampa in cui verranno comunicate alcune iniziative dei lavoratori del Gruppo guidato da Carlos Tavares. E da quelli della filiera automotive. Magari ci sarà l’annuncio di uno sciopero generale. Clima pesantissimo. L’incontro è indetto da Fim, Fiom e Uilm e vedrà la partecipazione dei segretari generali Ferdinando Uliano (Fim-Cisl), Michele De Palma (Fiom-Cgil) e Rocco Palombella (Uilm-Uil).

La situazione dell’automotive in Italia e in Europa è sempre più critica – scrivono i sindacati -: allarme su possibili, ingenti tagli ai posti di lavoro nel comparto. In assenza di una netta inversione di direzione, si rischiano effetti industriali e occupazionali senza precedenti. Piove sul bagnato infatti con l’ennesimo stop alle linee della Fiat 500 elettrica a Mirafiori, previsto dal 19 ottobre al 3 novembre 2024, dopo decisioni analoghe per altri stabilimenti del Gruppo, tra cui Cassino e Pomigliano. 

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Auto elettrica, colpevole in Italia e in Europa

Il problema è il full electric. In Italia non va. In Europa neppure. Nessuno vuole le macchine a batteria, nessuno se le fila. All’inizio, qualche amante dei mezzi a corrente le ha comprate: ora c’è l’esercito del no più i pentiti. Alla larga dai mezzi scomodi in assenza di colonnine. La politica è assente. Sia questo governo Meloni sia tutti gli altri. L’esecutivo attuale ha annunciato gli incentivi corposi per le BEV a dicembre 2023, ma questi ultimi arrivano solo dopo 7 mesi a giugno 2024, creando un effetto attesa: zero acquisti per 7 mesi, e poi tutti a comprare. Quindi, senza bonus, il crollo. Come in Germania. Perché sono veicoli carissimi e poco pratici. Nei primi 8 mesi, le vendite calano del 12% rispetto all’anno scorso. Ora? Piano incentivi triennale annunciato. Tutti in attesa, nessuno compra. Né i privati né le aziende né le società di noleggio. E le tariffe sia a casa sia pubbliche sono stellari. Il mercato BEV è congelato: uscirà dal freezer se e quando arriveranno i prossimi incentivi 2025. Purché siano convincenti e corposi. L’exploit durerà qualche ora, per poi tornare alla depressione.

“La transizione non è possibile contro il lavoro”

Per i sindacati, l’industria automobilistica europea si trova nel mezzo del percorso verso la transizione all’elettrico e necessita di scelte strategiche molto importanti da parte dei decisori politici. Serve un piano di garanzia occupazionale attraverso il blocco dei licenziamenti, il sostegno alla riduzione oraria e azioni per la formazione e ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro. 

Unione globale di tutti i lavoratori nel mondo

In particolare, la Fiom è impegnata a costruire una rete globale per il lavoro e la dignità dei lavoratori nel settore. Quali lotte nel mondo? Negli States UAW contro Stellantis. In Europa (Belgio, Bruxelles) il sindacato sta difendendo gli stabilimenti Audi dalla chiusura. La IG Metall in Germania è impegnata contro le minacce di stop di Volkswagen. Si punta con IndustriAll Europe e global a costruire un piano comune di valutazione, richieste e mobilitazione nei confronti delle istituzioni e imprese. 

Cosa chiedono al governo Meloni

Non solo incentivi: sconti per privati e aziende quando si compra l’auto nuova. Stando alle sigle, servono risorse per governare la transizione. Occorre accompagnare gli investimenti privati su ricerca, sviluppo, progettazione e produzione. Come? Attraverso la nuova occupazione, la formazione, e strumenti di riduzione dell’orario che permettano riconversioni in continuità di rapporto di lavoro.

Fra tanti paroloni inutili e poca concretezza

Visto che Bruxelles dorme, usando paroloni aulici che si perdono nel vuoto della burocrazia elefantiaca (decarbonizzazione, elettrificazione, transizione, guerra al cambiamento climatico), in Italia e in Ue ogni nazione dovrebbe fare da sé. Se volesse davvero favorire il boom dell’auto elettrica. Primo: mirare a una struttura di ricarica capillare e veloce, con colonnine collegate (e basta con queste stazioni messe lì a fare da mausoleo). Secondo: impedire che gli operatori facciano cartello a livello di prezzo. Terzo: agevolare chi ha l’elettrica con Ztl gratis e sosta gratis ovunque (oggi invece le regole cambiano secondo i Comuni).

Rischio sciopero paradossale

Va detto che questo sciopero rischia il paradosso. Magari i lavoratori incroceranno le braccia lì dove gli impianti o sono momentaneamente fermi o sono totalmente chiusi. In quanto le auto, specie elettriche, non si vendono. Sarebbe ininfluente per il management e l’azionista di riferimento di Stellantis: lo sciopero non provocherebbe loro nemmeno un centesimo di perdite. Magari, qualcosa di diverso risulterebbe se si mettesse in atto la strategia del sindacato UAW negli Stati Uniti: un mese di blocco della produzione, coinvolgimento della politica locale e nazionale, conferenze stampa tv. Tornando indietro, sarebbe da vedere se alcune sigle italiane firmerebbero di nuovo accordi come Fabbrica Italia.

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