Momento drammatico per la produzione di auto in Italia, che crolla: allora ecco lo sciopero anti Stellantis venerdì 18 ottobre 2024. Fim, Fiom e Uilm organizzeranno pure una manifestazione nazionale a Roma, per uno scontro finale fra i sindacati e l’amministratore delegato del Gruppo euroamericano, Carlos Tavares. Incroceranno le braccia i lavoratori di tutto il settore automotive. I sindacati confederali puntano al blocco per una giornata sia di Stellantis sia dell’intera filiera automobilistica italiana: chiamati alla mobilitazione operai e impiegati. L’iniziativa non riguarda le imprese non legate a Stellantis né altri costruttori come Ferrari.
Tanta paura per il futuro
Le sigle parlano di grave difficoltà, rischio 25.000 tagli fra lavoro diretto e indotto. “Oggi – dice il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella – è un giorno importantissimo per noi perché abbiamo deciso di mettere in piedi una serie di iniziative per coinvolgere Stellantis e il governo per dire che le cose, così come stanno, vanno malissimo”. L’auto elettrica, il ban termico Ue e la lotta alle emissioni da parte di Bruxelles hanno creato tutto questo: la mitica favoletta ultra green del full electric che porta lavoro e nuove occupazioni si scioglie come neve al Sole. Questo vale anche per l’iper Verde Germania, la cui politica basata su ideologie e dogmi è la vera responsabile dello sfacelo automotive, con buona pace degli influencer elettrici nei social.
Numeri da tragedia
Nel 2023, Stellantis ha prodotto in Italia 751 mila veicoli, di cui 521 mila auto e 230mila commerciali. Negli ultimi 17 anni (2007-2024) la produzione di auto in Italia di Fiat (poi FCA e Stellantis) si è ridotta di quasi il 70% da 911.000. Quindi, serve la svolta. Ma perché il Gruppo produce altrove? Perché i costi sono inferiori, così le auto hanno un prezzo più basso e fanno più concorrenza ai cinesi. Delle 505.000 auto vendute in Italia, meno della metà sono state prodotte nel Belpaese.
Governo Meloni in difficoltà
Tavares è preso di mira anche dal governo Meloni. Che puntata a un milione di mezzi l’anno prodotti da Stellantis in Italia pure grazie agli incentivi di un miliardo di euro messi sul piatto. Più 400.000 auto cinesi. Ma il Gruppo capitanato dal top manager lusitano non va granché bene, mentre le Case orientali stanno alla larga dal nostro Paese: facciamo paura per burocrazia, tasse, vincoli di mille generi, crollo ulteriore dell’elettrico (mai decollato).
Sciopero strano
Lo sciopero del 18 ottobre 2024 sarà anomalo. In genere, la fabbrica si stoppa per avere più diritti o più soldi. Ma qui ci sono alcuni stabilimenti già fermi momentaneamente, per domanda in calo e cassa integrazione. Si rischia di non danneggiare Stellantis: non perde un euro di profitto. È che le cose peggiorano. Ad agosto 2024, Rocco Palombella, segretario generale Uilm, al termine dell’incontro al ministero delle Imprese con Urso, era stato perentorio: chiedeva di accelerare con le politiche industriali per affrontare al meglio il passaggio all’elettrico, in primo luogo con un chiarimento definitivo da parte dell’Unione europea sulla scadenza del 2035 e sui passaggi intermedi che oggi costringerebbero a raddoppiare le quote di auto elettriche vendute. In questa direzione andava la richiesta di salvaguardia dell’intera filiera automotive. Si domandava anche massima trasparenza sul futuro della Gigafactory di Termoli, affinché non sfumi il progetto di creazione della fabbrica di batterie. Ma tutto prende una brutta piega.
Vecchio ritornello
Da mesi, i sindacati aspettano un cambio di passo da parte del ministro Urso. Vogliono la fine della stagione degli annunci, delle polemiche sterili e delle promesse non mantenute. Perché il settore sta attraversando cambiamenti epocali. Senza interventi urgenti e strutturali rischiamo di perdere intere filiere produttive e decine di migliaia di lavoratori. Come ci spiegano i sindacati, nel 2023 si erano prodotte circa 800 mila vetture e si aveva una missione industriale, per quanto insufficiente, per ogni stabilimento italiano. Nel 2024, anziché arrivare al milione sbandierato, stiamo precipitando a circa 500 mila vetture. E uno stabilimento, quello di Termoli, è stato privato del proprio piano di riconversione in Gigafactory nonché depauperato della produzione di motori.
Stellantis sotto pressione
La maggior parte degli stabilimenti Stellantis in Italia ha registrato un forte calo della produzione nel primo semestre 2024: -25 percento. Le proiezioni sono ora di poco più di 500.000 veicoli prodotti in Italia nell’intero anno, rispetto ai 751.000 del 2023. Il governo Meloni è da mesi in disaccordo col Gruppo euroamericano. Le accuse? Uno: Trascurare le sue storiche basi di produzione in Italia (Alfa, Fiat, Lancia, Maserati). Due: non puntare sulla Gigafactory di Termoli.
I cinesi salvano tutti?
Ecco la risposta Uilm: “Non reputiamo credibile l’ipotesi, implicitamente e ripetutamente prospettata, di trovare una soluzione a tutti i problemi attraverso l’arrivo di un investitore cinese”. Potrebbe costituire una opportunità solo se portasse nuove produzioni. Non certo se si sostituisse agli attuali costruttori, dice la sigla.