Domani, lunedì 2 dicembre 2024, scattano i primi scioperi di avvertimento del sindacato IG Metall contro Volkswagen in una Germania che va in fiamme per i licenziamenti automotive. Si protesta contro tre punti chiave. Uno: chiusura di almeno tre fabbriche. Due: taglio di un imprecisato numero di dipendenti (si sussurra 30 mila). Tre: decurtazione del 10% dello stipendio di chi resta. Nel mirino, i top manager, incapaci secondo i sindacalisti di mettere in atto la transizione verso l’auto elettrica. Da parte sua, VW irremovibile, perché non si vendono abbastanza vetture, la concorrenza cinese è spietata, la domanda di full electric non soddisfa, il costo dell’energia e della manodopera sono stellari.
Cosa sono gli scioperi di avvertimento: parola a IG Metall
Gli scioperi di avvertimento sono interruzioni temporanee e di breve durata del lavoro. Consentiti al di fuori del periodo di pace, cioè dopo la scadenza dei contratti collettivi. Ecco perché dal 2 dicembre 2024: prima, c’era il contratto. Stracciato da VW. Mostrano al datore di lavoro che i dipendenti sostengono le richieste della contrattazione collettiva: se la situazione resta paralizzata (ossia se VW rimane sulle sue posizioni), allora arriva un’ondata di scioperi pesante. Tutto rientra nei diritti fondamentali sanciti dalla costituzione sia per gli iscritti a IG Metall sia per gli altri. Ai primi, però, il sindacato fornisce consulenza e assistenza in tutte le questioni legali. Gli apprendisti possono scioperare perché anche le loro condizioni di formazione sono regolate dai contratti collettivi (nei giorni di scuola, devono frequentare le lezioni). In quanto al lavoro temporaneo, le agenzie chiederanno un impiego alternativo in un’altra azienda.
Zero ripercussioni negative
Chi fa lo sciopero temporaneo non subisce sanzioni da VW o da altre aziende: né un’ammonizione né tantomeno un licenziamento per questo motivo. Se il datore di lavoro minaccia comunque di farlo, i membri dell’IG Metall interessati otterranno il pieno sostegno del loro sindacato. Non si è tenuti ad avvisare il capo per partecipare allo sciopero né timbrare il cartellino. Gli scioperanti ci perdono soldi: niente ore retribuite quando incrociano le braccia, come un qualsiasi sciopero.
Benzina sul fuoco
L’inizio degli scioperi rappresenta l’escalation di una disputa tra la principale Casa automobilistica europea e i suoi lavoratori. “Se necessario, questa sarà la battaglia di contrattazione collettiva più dura che Volkswagen abbia mai visto”, ha tuonato il negoziatore dell’IG Metall Thorsten Groeger.
Il sindacato aveva proposto misure che, a suo dire, avrebbero fatto risparmiare 1,5 miliardi di euro, tra cui la rinuncia ai bonus per il 2025 e il 2026: VW ha detto no, perché quei provvedimenti non rendevano. Resta la minaccia di chiudere gli stabilimenti in Germania per la prima volta nei suoi 87 anni di storia. “Volkswagen ha incendiato i nostri contratti collettivi e invece di spegnere questo incendio in tre sessioni di contrattazione collettiva, il consiglio di amministrazione ci sta gettando dentro barili di benzina”, ha detto Groeger.
Evento epocale
Sono i primi scioperi su larga scala nelle attività nazionali Volkswagen dal 2018. All’epoca, nulla di grave: stavolta, lo scontro è tale da infiammare Berlino. E da mandare in tilt il governo. Addirittura il cancellerie green, dopo aver isolato Putin, gli ha telefonato, suscitando le ire di Bruxelles: fra gli obiettivi, chissà, magari anche quello di parlare del famigerato gas, che la Germania non compra più dalla Russia per punirla in seguito alla guerra contro l’Ucraina.
VW come reagisce?
“Volkswagen rispetta il diritto dei dipendenti a partecipare a uno sciopero di avvertimento”, ha affermato un portavoce in risposta all’annuncio del sindacato, aggiungendo che l’azienda aveva preso misure in anticipo per garantire un livello base di forniture ai clienti e ridurre al minimo l’impatto dello sciopero. A nostro avviso, il danno d’immagine è gigantesco. Anche agli occhi dei consumatori. Non si intacca tanto la produzione, giacché le vendite sono in calo.
Prossima tappa
Rappresentanti dei lavoratori e dirigenza si incontreranno di nuovo il 9 dicembre 2024 per proseguire le trattative su un nuovo contratto di lavoro. Ma i sindacati avvisano: o arriva una proposta seria con un piano a lungo termine per ogni stabilimento VW, o sarà guerra totale infernale. Di questa idea specie Daniela Cavallo, 49 anni, sindacalista più importante della Germania, chiamata a gestire lo scontro. Da settimane ribadisce con fermezza: “Il consiglio d’amministrazione VW ha fallito. La conseguenza è un attacco ai nostri posti di lavoro, sedi e contratti collettivi. Con me non ci saranno chiusure di stabilimenti”. Vuole che i manager subiscano le conseguenze del flop VW, e non la massa di dipendenti.