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Ross Gerber, socio storico di Elon Musk, è stanco: a Tesla serve un nuovo CEO

Troppo profonda la crisi in cui si è avvitata Tesla, per fare finta di nulla. E a farlo capire è anche Ross Gerber, lo storico socio di Elon Musk, che ora sembra intenzionato a voltare pagina, tanto da chiedere un nuovo amministratore delegato per un’azienda automobilistica considerata un gioiello sino a pochi mesi fa, ma che ora sembra sull’orlo dell’abisso. Andiamo quindi a vedere più da vicino cosa sta accadendo intorno al gruppo californiano e, soprattutto, cosa potrebbe accadere ora.

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Le parole di Gerber suonano come una sentenza, per Elon Musk

Ross Gerber è un investitore di cui non si parla molto spesso, a torto. Si tratta infatti del socio storico di Elon Musk, ruolo che ne fa una voce molto importante nel dibattito pubblico sull’uomo più ricco del mondo che si è scatenato nelle ultime settimane.

Ross Gerber
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Una voce che ora si leva contro il miliardario di origini sudafricane. Ecco infatti quanto dichiarato da Gerber, al riguardo: “Il problema non è il suo impegno nel governo, ma dove spende il suo tempo. E quello non è a Tesla”. E, di conseguenza, Musk dovrebbe avere l’accortezza di farsi da parte, se non vuole far letteralmente implodere su sé stesso quello che sembrava un impero.

Occorre sottolineare che Gerber, non è uno dei maggiori azionisti di Tesla, di cui detiene al momento 262.352 azioni su un totale di 3,2 miliardi. È però il numero uno di Gerber Kawasaki Wealth Management, un fondo da centinaia di milioni di dollari. La sua presa di posizione, tale da andare a riflettere un malcontento sempre crescente tra chi ha investito in azioni di Tesla, dovrebbe quindi essere ascoltato con molta attenzione.

Non si tratta solo di politica, ma il nuovo ruolo pubblico di Musk pesa molto

Il sempre più forte protagonismo di Musk e la decisione di impegnarsi in politica, non sono l’unica ragione della crisi di Tesla sui mercati. Molti osservatori non hanno difficoltà a indicare nel dinamismo e nella qualità di BYD e degli altri marchi cinesi un altro problema di non poco conto. Senza contare lo scarso impatto in termini di vendite della nuova Model Y, su cui Tesla riponeva grande fiducia.

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Al tempo stesso, però, ha la sua importanza sull’azienda automobilistica. Che nel corso degli ultimi due mesi ha visto il suo valore azionario dimezzarsi letteralmente. Un trend che secondo gli analisti finanziari dovrebbe senz’altro proseguire nel corso dei prossimi mesi.

Un pronostico sostanziato dalla sempre più aperta ostilità nei confronti dell’azienda negli Stati Uniti, in Europa e in Gran Bretagna. Basti pensare, in tal senso, alle campagne pubblicitarie che nell’isola invitano a boicottare i prodotti di Tesla, o il disprezzo palesato negli USA verso quelle che sono ormai definite Swastikar.

Gerber non fa altro che prendere atto di una realtà sempre più evidente

Aldilà della tempesta politica scatenata dalle improvvide mosse di Musk, resta la realtà di un vera e propria caduta senza fine, per la sua azienda automobilistica. Di cui Gerber, ora, non può fare che prendere atto.

Elon Musk
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E le sue parole sono state affidate a Sky News, cui l’uomo d’affari ha concesso un’intervista destinata a rinvigorire la campagna contro il numero uno di Tesla. Queste le parole da lui pronunciate, nell’occasione: “Penso che Tesla abbia bisogno di un nuovo amministratore delegato, e da oggi comincerò a sostenerlo pubblicamente. È tempo che qualcuno si occupi di guidare la compagnia. Gli affari sono trascurati da troppo tempo. Ci sono troppe cose importanti da fare. O Elon torna e fa il Ceo, lasciando gli altri incarichi, o si concentra sul governo e continua a fare quello che sta facendo ma trovando un’altra guida”.

Per poi aggiungere, stavolta su X, proprio il social di Musk: ” Tesla ha venduto solo 47mila Cybertruck, e questo non va bene, visto che avrebbe dovuto venderne 250mila in un anno.” E anche il tentativo del segretario al Commercio Howard Lutnick di rilanciare le azioni di Tesla con un appello pubblico, assolutamente discutibile nel Paese in cui il conflitto d’interessi è guardato con estrema attenzione, non sembra per il momento aver sortito risultati meno che fallimentari.

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