ProLogium, mentre gli altri chiudono annuncia l’apertura della sua gigafactory per il 2027

Dario Marchetti Autore
L’impianto sorgerà a Dunkirk, nel nord della Francia
ProLogium batterie

Per le gigafactory di batterie, in Europa, il momento non è certo il migliore. Basta in effetti vedere quanto accaduto al progetto di Stellantis per Termoli, a Svolt in Brandeburgo o a Northvolt, in Svezia, per notare le difficoltà crescenti che si vivono nel settore.

Eppure, qualcosa si muove. Stanno infatti proseguendo senza continuità di sosta i lavori relativi alla costruzione della fabbrica della ProLogium, startup con sede a Taiwan, a Dunkirk, nella parte settentrionale della Francia. A renderne possibile la prosecuzione è la presenza, tra gli investitori dell’azienda, di realtà importanti come la Mercedes e la banca d’investimenti francese Bpifrance.

ProLogium, per la sua gigafactory non sembrano esserci problemi, per il momento

ProLogium sta andando avanti senza incontrare ostacoli, nel varo della sua gigafactory a Dunkirk. Un progetto che costerà 5,2 miliardi di euro per la costruzione di una fabbrica adibita alla produzione di batterie per auto elettriche, il quale ha già ricevuto il lasciapassare del governo di Parigi, oltre ad un cospicuo finanziamento pari a un miliardo e mezzo di euro.

Stabilimento ProLogium

Per quanto concerne la posa della prima pietra, dovrebbe avere luogo all’inizio del prossimo anno, in modo da sfociare in un inizio di produzione previsto per il 2027. Alla quale provvederanno circa 3mila addetti, i quali dovrebbero consentire al sito produttivo di conseguire una capacità massima pari a 48 GW all’ora.

Perché il progetto di ProLogium ha incontrato tanto consenso? Il motivo è da ricercare nel fatto che, almeno stando a quanto asserito dalla società asiatica, le batterie che saranno prodotte nella parte settentrionale della Francia sono non solo più piccole rispetto a quelle concorrenti, ma anche più efficienti del 30% rispetto a quelle agli ioni di litio.

A rendere possibili tali risultati l’utilizzo di una tecnologia di costruzione di anodi in composito di silicio, per effetto della quale i suoi accumulatori da 55 kWh dovrebbero conseguire prestazioni e autonomia analoghe a quelle che, al momento, sono tipiche delle batterie da 83 kWh. E, altro dettaglio di fondamentale importanza, palesando un peso inferiore di 330 chilogrammi, rispetto ai prodotti concorrenti. Cui si va ad aggiungere un ulteriore beneficio, la possibilità di una ricarica dal 5 all’80% in meno di nove minuti. Il tutto con una modularità tale da consentire la riparazione e il riciclo di singoli elementi delle batterie e una resistenza più incisiva agli incendi.

L’azienda si sta presentando ai principali costruttori europei

ProLogium, per il momento, non ha ancora siglato contratti relativi alla fornitura delle sue batterie. Non ha però mancato di iniziare una strategia tesa a presentarsi nel migliore dei modi ai principali costruttori di auto elettriche disseminati lungo il vecchio continente.

Vincent Yang con Macron

Per farlo, ha inviato al esemplari di prova, come ammesso da Calvin Hsieh, il vice presidente dello stabilimento. Queste le sue parole, al proposito: “Riteniamo che il mercato complessivo delle elettriche sia destinato a crescere”. Per poi aggiungere che anche se le batterie prodotte a Dunkirk non saranno necessariamente più convenienti di quelle costruite all’ombra della Grande Muraglia, a renderle competitive sarà la maggiore efficienza.

Resta naturalmente da verificare sul campo questo parere, ma occorre anche sottolineare come nel passato mese di giugno il fondatore e presidente di ProLogium, Vincent Yang, aveva rilasciato una dichiarazione al proposito. Secondo lui, infatti, le sue batterie hanno un costo di circa 170 dollari per kWh, contro i 100 che caratterizzano quelle al litio-ferro-fosfato, un gap di prezzo il quale verrebbe però ad essere colmato proprio dalle migliori prestazioni. Per verificarlo occorrerà però attendere che lo stabilimento francese sia terminato e possa iniziare la produzione. Che sarebbe già un notevole risultato, a fronte di quanto sta accadendo, ad esempio, a Northvolt, l’azienda svedese che pure aveva destato grandi speranze.

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