Drammatica stima del sindacato Fim Cisl, che fornisce trimestralmente i dati: la produzione di auto Stellantis in Italia crollerà nel 2024 a meno di 300.000 unità, un livello più basso rispetto a quando c’era solo Fiat negli anni 1950. Considerando i veicoli commerciali, scenderebbe sotto quota 500.000, con meno di un terzo dei volumi del 2023 (751 mila). Nel terzo trimestre sono uscite dalle catene di montaggio poco più di 50.000 auto, di cui un terzo Panda. Il calo è in linea con quello delle vendite (-34% a settembre 2024 in Italia), ma va considerato un aspetto chiave: molte macchine che il Gruppo produce in Italia si vendono all’estero, e altre di quelle immatricolate qui vengono da fabbriche europee.
Quattro motivi della crisi Stellantis
Uno. Transizione verso l’elettrico non riuscita. La 500 a batteria è invendibile.
Due. Insuccesso dei modelli di alta gamma Alfa Romeo e Maserati.
Tre. Invecchiamento di modelli più popolari come 500 e Panda.
Quattro. Ritardi negli investimenti.
Risultati: gli operai delle fabbriche in cassa integrazione, turni ridotti e contratti di solidarietà. Tanta paura fra i lavoratori.
Illusione in tre anni
I dati della produzione nei primi nove mesi del 2024 seguono tre anni di crescita, che hanno illuso. Tra autovetture e furgoni commerciali siamo a 387.600 unità contro le 567.525 del 2023. Per la prima volta tutti gli stabilimenti sono in negativo: vetture a -40,7% con 237.700 unità e i veicoli commerciali a –10,2% con 149.900. Giù perfino Pomigliano d’Arco e Atessa, -5,5% e del -10,2%.
Previsioni funeree per Stellantis
Per rispettare l’obiettivo di 1 milione di veicoli nel 2030 stabilito a livello governativo, il Gruppo Stellantis dovrebbe raddoppiare le produzioni. “Le recenti notizie provenienti dalla Germania e dal Belgio di chiusure di stabilimenti con migliaia di licenziamenti evidenziano l’urgenza di interventi sulle scelte strategiche del settore”, dice il sindacato. Che si rivolge a Ue e governo italiano. Per questi motivi la Fim-Cisl, Fiom e Uilm hanno proclamato uno sciopero di 8 ore dell’intero settore automotive con manifestazione a Roma il 18 ottobre 2024.
500 Bev e Maserati flop a Mirafiori
Una flessione di mercato, determinatasi un anno fa, ha impattato negativamente sulle produzioni della 500 Bev: addio a due terzi delle produzioni rispetto alle 63.400 unità prodotte fino a settembre 2023. Stop produttivi hanno coinvolto sia la linea del Cinquino elettrico sia che quella di Maserati a Torino. Sulla linea del Tridente la situazione è critica. Dal 2° trimestre vengono prodotte solo le GT e GC anche nelle versioni Folgore full electric, ma non riescono a compensare il fermo produttivo di Ghibli, Quattroporte e Levante. L’annuncio della produzione della nuova Levante Folgore sulla piattaforma Large nel 2027 preoccupa per i tempi troppo lunghi e per il suo possibile spostamento da Mirafiori. La produzione nel plant di Modena, contrariamente alle previsioni, ha subìto una flessione significativa: 220 vetture contro le 910 del 2023, continuando la situazione ravvisata da inizio d’anno.
Plant di Cassino
L’attuale produzione è rappresentata per il 20% da Alfa Romeo Giulia, il 53% dall’Alfa Romeo Stelvio e il 27% dalla nuova Maserati Grecale, quest’ultima viene prodotta anche nella versione full electric. È necessario anticipare quanto prima il lancio dei nuovi modelli, per limitare l’attuale uso di ammortizzatori, dice il sindacato
Plant di Pomigliano: Alfa Romeo Tonale che delusione
Lo stabilimento campano da solo continua a produrre oltre il 59% delle auto degli stabilimenti italiani, ma anche qui la situazione è peggiorata. Con l’ultimo trimestre, pur a 141.290 unità, ha riscontrato una flessione negativa del -5,5%. Panda con 110.900 unità cresce con un +17% rispetto ai nove mesi del 2023, mentre sulla linea dell’Alfa Romeo Tonale e del Dodge Hornet riscontriamo un calo del -45%.
Plant di Melfi
Delle 54.240 auto prodotte, il 34% è rappresentato da 500X, il 28% da Jeep Renegade e il 38% da Jeep Compass. Un crollo. La situazione è difficile. Soprattutto nella fase di transizione verso i cinque nuovi modelli multibrand sulla piattaforma BEV STLA Medium.
Gigafactory di Termoli: silenzio
Durante l’ultimo incontro del 17 settembre presso il ministero delle Imprese, non c’è stata chiarezza sul futuro della Gigafactory. I vertici di ACC hanno comunicato la volontà di sospendere a data da destinarsi l’investimento. Prevedeva il contributo di circa 400 milioni di euro da parte dello Stato italiano per un investimento complessivo di oltre 2 miliardi. Occhio: si decreterebbe la chiusura del sito produttivo di Termoli e il licenziamento di oltre 2000 lavoratori.
Duro colpo per Giorgia Meloni
La produzione Stellantis in Italia è destinata a scendere sotto i 500.000 veicoli nel 2024 dai 751.000 del 2023. Nessuna Casa cinese ci fila: troppa burocrazia, tasse stellari, micro nicchia ridicola dell’elettrico, Paese spaccato economicamente fra Nord e Sud, catena decisionale politica piena di ostacoli e colli di bottiglia. Dongfeng ci dice: produciamo da voi alle nostre condizioni, che sono pesantissime. Un duro colpo per il premier Giorgia Meloni, che vuole aumentare la produzione di auto in Italia a un milione di veicoli l’anno entro il 2030. Il margine di profitto rettificato dovrebbe ora essere compreso tra il 5,5% e il 7% per l’anno, in calo rispetto al livello a due cifre precedentemente previsto. L’ad Tavares dovrebbe parlare a una commissione parlamentare italiana alla fine della prossima settimana sulle prospettive del Paese: mistero su cosa possa dire di nuovo che già non si sappia. Non ci sono soldi, le elettriche costano carissime, qui si compra solo usato termico. Colpa di una situazione complicata che, in Italia in particolare, è stata aggravata da elementi tra cui gli elevati costi energetici e di manodopera. Un ampio ripensamento delle politiche industriali del Paese è fondamentale per raggiungere i risultati proposti.