Prezzo minimo dell’auto elettrica cinese venduta in Ue: al posto dei dazi?

Ippolito Visconti Autore News Auto
Cina e Ue parlano di prezzo minimo in sostituzione dei dazi sulle elettriche cinesi vendute in Europa.
auto elettrica cinese

Dopo un parto travagliato, l’Ue ha piazzato extra dazi definitivi sulle auto elettriche Made in China vendute in Europa, ma Bruxelles e Pechino si parlano per trovare un accordo: il prezzo minimo della full electric orientale. Così che non dia troppo fastidio, sia molto meno competitiva. Per esempio, 30 mila euro. A quel punto, i Gruppi auto tradizionali con prezzi delle loro elettriche elevatissimi non verrebbero sbranati in fretta dalla concorrenza del Dragone. Questo almeno il pensiero base, poi chissà. I team cinesi ed europei hanno raggiunto un “consenso tecnico” nei recenti colloqui sui veicoli elettrici (EV), dopo discussioni approfondite sui dettagli del piano di impegno sui prezzi per i veicoli elettrici realizzati in Cina: ha affermato Yuyuan Tantian, un account di social media affiliato all’emittente statale CCTV, in un post di sabato. Lo evidenzia il Global Times.

Quanti colloqui

I team tecnici cinesi e Ue hanno tenuto cinque round di colloqui a Pechino dal 2 al 7 novembre, impegnandosi in discussioni approfondite sui dettagli del piano di impegno sui prezzi presentato dalla Camera di commercio cinese.

Quale obiettivo 

I dazi nascono perché, stando a un’indagine Ue, Pechino avrebbe aiutato troppo le Case cinesi. L’ex Celeste Impero nega. E anzi dice: siete voi che aiutate troppo le aziende, e quindi piazziamo dazi su liquori e carni che arriva dall’Europa. In più, tassiamo le auto premium tedesche a benzina vendute da noi. È l’escalation della guerra commerciale. Che rallenta (ma non ferma) il Dragone, e che danneggia seriamente la parte debole, un’Europa in crisi profonda. Un disastro che la sinistra verde tedesca ed europa paga pesantemente: perdita di consenso elettorale.

auto cinese

Possibile scontro nell’Ue: Francia vs Germania

Parigi con Macron spinge da sempre per dazi fortissimi anti auto elettriche cinesi. La Germania è contraria. Si profila lo scontro, anche adesso sul prezzo minimo. Inoltre, per far uscire dalle sabbie mobili il suo governo debolissimo di sinistra, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha avuto venerdì un colloquio telefonico di un’ora con Vladimir Putin. Il primo contatto in due anni fra Germania e Russia è avvenuto su iniziativa di Berlino: ha chiesto allo zar di ritirare l’esercito dall’Ucraina per avviare delle trattative di pace. Pare che la Francia, pro Zelensky, non abbia gradito. D’altronde, ci sono le elezioni anticipate il 23 febbraio: Scholz è un cancelliere impopolare da lungo tempo. E il suo partito, quello Socialdemocratico (SPD), sta precipitando rispetto all’Unione Cristiano-Democratica (CDU) di centrodestra. Al cuore del problema, l’auto elettrica verde, il dogma che ha devastato l’economia tedesca, con licenziamenti e chiusure drammatiche. Dopo il suicidio automotive, la sinistra verde tenta di resuscitare.

Tedeschi terrorizzati

I rappresentanti delle aziende tedesche in Cina hanno espresso la continua importanza del mercato cinese per le aziende tedesche e hanno affermato di voler rafforzare la cooperazione in settori chiave, tra cui i veicoli elettrici (EV). Hanno inoltre ribadito la loro opposizione alla decisione della Commissione europea di imporre tariffe aggiuntive sui veicoli elettrici importati in Cina nel blocco. Le osservazioni sono state fatte in occasione degli AHK Greater China Xceleration Days 2024, un evento aziendale di punta, a Pechino. Questa è la terza edizione, con le precedenti tenutesi a Shenzhen e Shanghai. L’obiettivo è promuovere gli scambi economici e commerciali bilaterali, la cooperazione tra Cina e Germania. Accelerare lo sviluppo del loro business in Cina.

Strano: qualcuno diceva che la Russia sarebbe stata distrutta dalle sanzioni Ue, e portata al default. Forse all’epoca abbiamo capito male: adesso, la Germania ci parla con Mosca, eccome.

Auto elettriche al centro di tutto

Ecco i concetti espressi da Maximilian Butek, direttore esecutivo e membro del consiglio della Camera di commercio tedesca in Cina-Cina orientale.

Uno. Volevamo davvero creare una piattaforma in cui fosse facile, soprattutto per le piccole e medie imprese cinesi e tedesche, incontrarsi non solo per discutere delle ultime tendenze del settore, ma anche per parlare di progetti. Crediamo davvero nella Cina come mercato, ma anche come hub di innovazione”.

Due. Le aziende cinesi hanno davvero dimostrato di essere in grado di costruire veicoli di prima qualità. Lo fanno anche con un grande supporto delle nostre forniture tedesche e, in cambio, anche i nostri fornitori tedeschi diventano molto professionali e le loro prestazioni stanno migliorando sempre di più grazie a questa cooperazione con le aziende cinesi, che spesso richiedono consegne più rapide.

Tre. Ci siamo posizionati fin dall’inizio come contrari alle tariffe, perché l’economia tedesca dipende fortemente dalle esportazioni e quindi abbiamo bisogno di mercati aperti e chiudere i nostri mercati non aiuta. Ecco perché crediamo che i dazi siano davvero lo strumento sbagliato.

Quattro. Le tariffe renderanno solo i prodotti più costosi per i consumatori e non aumenteranno la competitività dell’industria locale. “Ecco perché abbiamo anche esortato il governo tedesco a votare contro queste tariffe, perché non miglioreranno nulla”.

Full electric e Russia: doppia frattura scomposta fra Berlino e Bruxelles

Pertanto, la Germania dice no ai dazi proposti dalla Commissione Ue. E adesso, dopo l’elezione di Trump, dialoga con Putin. È una doppia frattura scomposta fra Berlino e Bruxelles. Target dei teutonici di sinistra green, d’improvviso trasformatisi in uomini di destra, salvare il proprio governo, mantenere potere e poltrone sia in Germania sia in Ue. Un ultimo disperato tentativo di riemergere dopo aver preso la propria testa e averla sbattuta sott’acqua con l’ideologia dell’auto elettrica. Basata su un principio chiave: la batteria e l’elettricità non inquinano. Che delirio.

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