C’è tuttora tensione fra il ministro delle Imprese Urso e il capo Stellantis Tavares: il Gruppo vuole vendere Comau, ma il titolare del dicastero valuta il Golden power. Questo strumento normativo permette al governo Meloni di bloccare operazioni finanziarie che ricadano nell’interesse nazionale. Lo auspicano Rocco Palombella e Gianluca Ficco della Uilm, “poiché ci preoccupa il rischio di disperdere un prezioso patrimonio professionale e industriale”.
Disparità di vedute
Così, dopo la battaglia sul milione di veicoli che Stellantis dovrebbe produrre in Italia grazie anche agli incentivi dell’esecutivo, dopo la battaglia dei nomi (Alfa Milano) e della bandiere (Fiat Topolino), si apre il terzo fronte: Possibile Golden power anti vendita Comau al fondo statunitense One Equity Partners. Uno spin off che era previsto dal momento della fusione Psa-Fca nel gennaio 2021. Obiettivo, dice Tavares, “aiutare Comau a raggiungere la propria autonomia e rafforzare ulteriormente il suo successo a vantaggio di tutti i suoi stakeholder, in particolare i suoi dipendenti e i suoi clienti”. Evidentemente Urso non la vede così. C’è preoccupazione per i 3.800 lavoratori (700 in Italia) dell’azienda, leader dell’automazione industriale.
Fiom durissima contro Stellantis
Fiom chiede al governo di usare la Golden power: “Non è più rinviabile la convocazione di un incontro alla presidenza del Consiglio sull’automotive e Stellantis perché la situazione continua a precipitare in tutto il settore”.
No, non facciamo solo tagli
Tavares ieri si difendeva dagli attacchi, dalla narrazione secondo cui Stelllantis faccia solo tagli. Chi se la prende con il manager dice che si tratta di smantellamento dell’industria italiana: la strategia dei francesi sarebbe lampante, ossia lasciare in Italia solo qualche sito produttivo ma ridimensionato e un paio di centri stile, vendere il resto. E per la componentistica? Usare solo fornitori ex PSA. Tavares invece dice che sì, ci sono tagli, ma anche investimenti per il futuro, con grande propositività.
Legittimi timori dopo l’esperienza Marelli
È vero che Comau è leader pure nell’auto elettrica, nei sistemi di produzione robotizzati, nei processi per fare le celle batterie e i motori elettrici. Ma c’è paura. Già prima della fusione FCA-PSA, Fiat Chrysler aveva ceduto per 6,2 miliardi Marelli al private equity Calsonic Kansei: dopodiché, esuberi e cessione dello stabilimento di Crevalcore (Bologna). Bisogna preoccuparsi per Comau? Il compratore è un partner non industriale. One Equity Partners (ex merchant bank di Jp Morgan) fa un sacco di soldi nel sanitario, nelle tecnologie, nelle ceramiche e in tanto altro. Far soldi nell’automotive è ancora più complicato, oggi.