Al Gruppo Volkswagen serve tagliare i costi, meno 10 miliardi di euro, per iniziare: dove dare le sforbiciate? Il gigante tedesco valuta se chiudere due stabilimenti. Uno dove vengono prodotte automobili, e uno in cui si realizzano componenti. Questo il risultato dello tsunami auto elettrica, che tutto distrugge in Italia e in Europa anche per colpa di politiche Ue discutibili. Eliminando quelle due fabbriche, si recuperano due o tre miliardi a beneficio del marchio VW (uno dei tanti della galassia). È un fatto storico: mai prima era accaduto in 87 anni. Con l’auto termica a benzina e diesel c’era piena occupazione, per il settore diretto e per l’indotto, in Germania e altrove.
Licenziamenti?
“La situazione è particolarmente difficile, e non può essere superata da semplici misure di riduzione dei costi”, ha affermato in una nota il ceo della Volkswagen Thomas Schäfer. Se Wolfsburg riducesse la forza lavoro, interromperebbe il patto con i sindacati che escludeva licenziamenti almeno fino al 2029. Si porrebbe fine al programma di sicurezza del posto di lavoro.
Come riporta Automotive News, il consiglio di fabbrica della Volkswagen promette battaglia con una “opposizione agguerrita”. Il sindacato IG Metall è infuriato: “Il consiglio di amministrazione ha presentato un piano irresponsabile, che scuote le fondamenta della Volkswagen e minaccia lavori e stabilimenti – ha dichiarato il rappresentante per la Sassonia Thorsten Groeger -. Non tollereremo piani che vadano a discapito della forza lavoro, e che rischiano di creare sconquassi in queste aree del Paese”.
Daniela Cavallo molto critica
Il presidente del consiglio di fabbrica Daniela Cavallo ha affermato che la dirigenza ha preso “molte decisioni sbagliate” negli ultimi anni, tra cui non investire in ibridi o essere più veloce nello sviluppo di auto elettriche a prezzi accessibili. Invece di chiudere gli stabilimenti, il consiglio dovrebbe ridurre la complessità e sfruttare le sinergie tra gli stabilimenti del gruppo, ha affermato Cavallo in un’intervista sull’intranet di VW. Ha criticato la lentezza della Casa nell’adeguarsi alle dinamiche del mercato e l’abbandono del suo impegno per la sicurezza del lavoro.
Auto elettrica, sciagura
Le cause sono la transizione elettrica lentissima, la congiuntura economica sfavorevole, l’arrivo di nuovi competitor in Europa e la sempre minore competitività dell’economia tedesca, spiega il ceo del gruppo Oliver Blume. “Nuovi attori stanno spingendo in Europa. La Germania come sede aziendale sta ulteriormente arretrando in termini di competitività”. In Volkswagen, circa 650 mila persone in tutto il mondo, 300 mila solo in terra teutonica. Metà dei seggi nel consiglio di sorveglianza dell’azienda sono occupati da rappresentanti dei lavoratori. Lo Stato tedesco della Bassa Sassonia, che detiene una quota del 20 percento nella casa automobilistica, spesso si schiera con gli organismi sindacali. L’anno scorso il Gruppo ha costruito circa 9 milioni di veicoli in tutto il mondo, rispetto a una capacità totale di 14 milioni di unità.
A quanto pare, VW sta “mettendo in discussione” la produzione di una Suv elettrica compatta presso il principale sito di produzione di automobili a Wolfsburg dal 2026. Anche il modello elettrico di punta Trinity del marchio, attualmente pianificato per Zwickau, rischia di essere ritardato. La valutazione di mercato di VW è scesa a circa 51 miliardi di euro (56,5 miliardi di dollari), nonostante l’azienda continui a incassare profitti con un utile operativo di 22,6 miliardi di euro.
Marchio VW, serve semplificare
Il marchio VW, che alimenta la maggior parte delle vendite di veicoli della casa automobilistica, è il primo dei marchi del gruppo a subire una spinta al taglio dei costi mirata a 10 miliardi di euro di risparmi entro il 2026, nel tentativo di semplificare la spesa per sopravvivere alla transizione alle auto elettriche. Aumentare i rendimenti del brand è diventato più difficile con costi logistici, energetici e di manodopera più elevati. Il margine del marchio è sceso al 2,3 percento durante il primo semestre, rispetto al 3,8 percento di un anno fa. Gli sforzi stanno diventando più difficili in mezzo a una transizione a scatti verso i veicoli elettrici e a un rallentamento della spesa dei consumatori.
Cina non vicina
VW ha perso slancio anche in Cina, il suo mercato più grande, poiché i rivali cinesi in rapida evoluzione lanciano auto elettriche convenienti e adatte ai consumatori. Le stesse Case automobilistiche orientali stanno ora iniziando a espandersi in Europa, esercitando ulteriore pressione su VW per sviluppare rapidamente veicoli elettrici più economici o rischiare di perdere vendite in patria. In passato manager come Bernd Pischetsrieder, Wolfgang Bernhard e Herbert Diess, predecessore di Blume come CEO, hanno cercato di porre rimedio ai guai, senza successo.
Siti a rischio
In passato gli analisti hanno indicato i siti VW di Osnabrück e Dresda come potenziali obiettivi di chiusura. Gli ultimi piani del gruppo VW per ulteriori tagli seguono un annuncio di luglio che descriveva in dettaglio la potenziale chiusura di un sito a Bruxelles che produce Audi elettriche. La fabbrica ha dovuto fare i conti con costi elevati e scarsa domanda per la lussuosa Q8 e-tron, l’unico modello che produce.