Porsche Mission X: la concept car elettrica che rivoluziona design e tecnologia

M Magarini

Il 2023 è un anno di ricorrenza. Se la Porsche festeggia il suo 75° anniversario, la 24 Ore di Le Mans va in tripla cifra. Delle ricorrenze di importanza capitale nei piani che confluiscono in un solo modello, di inenarrabile bellezza. Si tratta della Porsche Mission X, una vettura fin qui data come semplice concept, mostrata presso il Museo di Stoccarda, in un periodo dov’è più che lecito guadarsi indietro, provando gratitudine per i successi conquistati in passato. La qualità progettuale della Casa di Zuffenhausen le hanno consentito di ritagliarsi un posto di primattore nell’industria delle quattro ruote e così è ancora oggi.

Per celebrare i prestigiosi traguardi tagliati, nasce una showcar escusiva, che, se un giorno finisse in vendita (mai dire mai nella vita, sebbene questo non sembra, ahimè, il caso), verrebbe battuta a una cifra faraonica. Se oltre al fascino innato ci aggiungiamo ciò che rappresenta allora è facile andare in brodo di giuggiole. Non è necessario essere degli appassionati incalliti del marchio per rendersi conto di quanto sia una vettura di straordinario valore.

La presentazione dà continuità a un calendario pieno di eccellenti appuntamenti in passato. Nel corso del mese di gennaio sono iniziate le celebrazioni, e in pompa magna, attraverso il reveal della Vision 357. Allora si trattava di un gioiellino ispirato nelle linee alla mitica 356, con sotto il cofano lo stesso boxer della GT4 RS, alimentato con eFuel. Una scelta figlia che ha fatto da preludio alla decisione assunta dalla Commissione Europea nei mesi successivi.

Difatti, poco più avanti l’istituzione comunitaria ha detto “sì” al particolare sistema di alimentazione, l’unica eccezione consentita alle bev dal 2035 in avanti. Adesso i riflettori li ruba la Porsche Mission X, una proposta altrettanto rivolta all’avvenire. E la scelta di rivelarla proprio l’8 giugno non è mica una semplice coincidenza. Dietro c’è la precisa volontà di richiamare un avvenimento fondamentale nell’evoluzione del Costruttore. Lo stesso giorno, nel lontano 1948, la prima 356 Roadster ricevette l’autorizzazione per essere guidata su strada.

Meccanica

Dietro il progetto, un obiettivo (o forse sarebbe più corretto definirlo sogno): stabilire il record assoluto per auto stradali lungo l’Anello Nord del Nurburgring. Ecco perché, a differenza degli 860 kg della 911 GT3 RS, la downforce è di un’altra categoria, mentre il rapporto peso potenza è pari a 1 kg/CV. Purtroppo, la scheda tecnica completa non risulta disponibile. Sia sul powertrain sia sul numero e la collocazione delle unità elettriche permane un’aura di mistero. Al contrario, la nota ufficiale diramata si sofferma sulle batterie, posizionate dietro ai sedili, in perfetta posizione centrale, al fine di raggiungere la distribuzione dei pesi. L’architettura a 900 Volt assicura un rifornimento molto più veloce in confronto alla Taycan Turbo S.

La Porsche Mission X rientra nella famiglia delle hypercar a trazione 100 per cento elettrica, la quale assurge a una sorta di manifesto. Difatti, indica la via da prendere, senza disdegnare un tuffo nel passato. Con un occhio proiettato al domani e uno a ieri, ne costituisce il punto di connessione ideale. A dispetto delle caratteristiche estreme, è un veicolo pensato per la strada, che prende più di qualche spunto dalle hypercar attualmente impegnato nel campionato WEC.

In termini filosofici, raccoglie il testimone lasciato dalla 918 Spyder con powertrain ibrido, l’ultima sportiva proposta dalla realtà tedesca alla clientela più esclusiva. Che costituisce altresì l’erede spirituale di miti assoluti, quali la Carrera GT e la 959. Ma rimettiamo le cose al posto giusto e puntiamo i riflettori sulla Porsche Mission X perché se lo merito a pieno di monopolizzare la scena.

Porsche Mission X: esterni

Lunga 4,5 m, alta meno di 1,2 m e con un passo di 2,73 m, le dimensioni della Porsche Mission X sono relativamente compatte. Eppure, a giudicare dalle immagini ufficiali diffuse si faticherebbe a dirlo. Illusione ottica? Una specie: le forme trasmettono un generale senso di imponenza. Eppure, i visitatori avranno modo di constatare che non è di taglia large, al contrario di quanto qualcuno tenderebbe a credere. Abbinata a sezioni di carbonio con trama a vista e finitura satinata, per la tonalità della carrozzeria, viene introdotta una tipologia di vernice inedita, la Rocket Metallic.

I cerchi da 21 pollici del “lato B” contano su lamelle aerodinamiche semitrasparenti. Al debutto assoluto lo è pure il logo, che accomunerà le proposte di serie, anche se quasi non ci si fa caso, essendo una naturale prosecuzione del predecessore. A meno che non lo si sappia, si scorgono a malapena le differenze. Non per niente, il popolo della rete si è scatenato nelle scorse settimane, sotto forma di battute irriverenti circa l’approccio conservatore.

In linea con le moderne tecniche adottate dalle squadre del motorsport, la carrozzeria affonda le radici nella monoscocca di carbonio. Ciò si traduce in una notevole leggerezza, per delle performance di qualità superiore. Sempre più marchi vi ricorrono e a ben donde, dati gli enormi vantaggi a livello meccanico, in primis, appunto, la leggerezza. Una soluzione che rimanda alla prestigiosa 24 Ore francese, tra le più prestigiose dell’Endurance in assoluto. Di anno in anno si rinnova la battaglia tra le compagini partecipanti, la cui attenzione ai minimi dettagli fa la differenza. Il confine tra la vittoria e la sconfitta è parecchio labile, così come tra un veicolo di buona caratura e uno eccelso.

Un ulteriore aspetto degno di nota è l’apertura a elitra delle portiere, un accenno, nemmeno poi tanto velato, alla 917. Per quanto riguarda, invece, le proporzioni, la Porsche Mission X rientra a pieno nei classici canoni di una Sport Prototipo, con le linee sviluppate in relazione alla downforce e l’abitacolo spostato in avanti. Nonostante il fascino estetico, la vocazione della velocità viene al primo posto e lo si intuisce dalle piccolezze. Votata a massimizzare l’efficienza del diffusore è la coda, larga e piatta. Davanti, invece, corre immediato il pensiero alle 906 e 908: basta osservare un attimo i gruppi ottici a Led che si sviluppano in senso orizzontali e la coppia di bolidi salta in mente.

Interni

Si passa, ora, agli interni, basati su un esoscheletro in cfrp e gli elementi di vetro lo evidenziano pure all’esterno, tirando in ballo la Mission R risalente a due anni fa. Con il gioco di colori adottato dal reparto di design, la postazione di guida viene messo in evidenza: se quella del passeggero è di colore Marrone Andalusia, in tinta con gli altri rivestimenti, il sedile del conducente è rifinito in Grigio Kalahari.

Il netto contrasto cromatico è incisivo, tanto da lasciare chiaramente intendere le velleità della squadra di lavoro. Compattezza e leggerezza connotano la struttura comprensiva di volante e quadro strumenti digitale. Della zona passeggero risalta lo specifico elemento smontabile, usufruibile per cronometrare i tempi in pista e avere i dati di telemetria, mostrati in una grafica che fonde analogico e digitale.

 

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