Porsche Mission X: ecco come è nata la concept elettrica

Natale LiVecchi Autore Auto
La Porsche Mission X, il concept elettrico che anticipa le future hypercar del costruttore , è stata definita come un vero e proprio “sogno”
Mission X

La Porsche Mission X, ovvero il concept elettrico che anticipa le potenziali future hypercar del costruttore tedesco, è stata definita come un vero e proprio “sogno” dal numero uno del dipartimento di design di casa Porsche, Michael Mauer. D’altronde quando tradizione e innovazione si uniscono per dare vita a qualche cosa di nuovo, non si può fare a meno di ragionare in questi termini; Porsche ha infatti celebrato con questa concept sportiva il suo 75esimo anniversario, puntando un progetto futuristico e di ampio respiro del quale oggi conosciamo qualche nota in più in merito al processo di sviluppo che l’ha coinvolta.

Si parte da una colorazione esterna inedita denominata Rocket Metallic, una vernice che introduce una tonalità di marrone in grado di scurirsi a seconda della prospettiva dalla quale si dirama lo sguardo dell’osservatore. Una delle tante caratteristiche che certificano l’importanza di un progetto di questo tipo, quello della Porsche Mission X appunto. Un passaggio necessario per definire proporzioni perfette che potrebbero garantire l’avvio della produzione in serie in tempi strettissimi. In virtù di quella che in Porsche è una vera e propria prassi, ovvero la necessità di implementare anche tecnicamente tutti gli studi concettuali, il progetto ha rappresentato una vera e propria maratona corsa a velocità sostenuta. “Fondamentalmente abbiamo lavorato sulla concept fino all’ultimo secondo”, ha aggiunto Mauer con “il tuo battito che accelera verso la fine sperando che tutto funzioni e funzioni ancora”.

Mission X

La decisione su quella che sarà poi la Porsche Mission X è stata presa soltanto lo scorso anno

La volontà di puntare sulla Porsche Mission X è stata infatti ragionata e definita solamente a metà 2022, quando il progetto aveva la denominazione provvisoria di XS23. La domanda a cui il modello doveva rispondere sin dall’inizio era quella di rappresentare il simbolo giusto per i prossimi 75 anni del marchio. In casa Porsche divenne subito chiaro che sarebbe dovuta essere una nuova hypercar nella linea ancestrale che dalla 959 porta alla Carrera GT fino alla 918 Spyder; stavolta però ragionando sulla propulsione completamente elettrica. L’obiettivo del costruttore tedesco era quello di mantenere proporzioni quanto più compatte possibile nonostante si rendesse necessaria l’adozione della più recente tecnologia ad alte prestazioni disponibile oggi. Per cominciare, gli innumerevoli concetti e idee partorite negli ultimi cinque anni sono state riviste e rivalutate. Per il gruppo di designer che ha lavorato sulla Porsche Mission X era fondamentale “fornire all’auto un messaggio visivo chiaro: sono più di una semplice hypercar, il motorsport è nei miei geni”, ha ammesso ancora Michael Mauer.

Mission X

Oltre che alle auto da corsa, come la 919 Hybrid che hanno scritto la storia a Le Mans tra il 2014 e il 2017, i designer del costruttore tedesco hanno trovato la necessaria ispirazione anche nelle grandi icone degli Anni ’70. Ad esempio, la leggera cupola in vetro dotata di un esclusivo esoscheletro, le portiere modello Le Mans apribili verso l’alto e i finestrini Daytona ricordano in tutto e per tutto quanto già visto sulla Porsche 917. In questo modo si è voluto mettere su strada una eco del glorioso passato nel motorsport del marchio. Così come i fari che dimostrano una perfetta simbiosi tra tradizione e modernità; mentre gli elementi della firma luminosa a quattro punti sono solitamente posizionati orizzontalmente, sulla Mission X sono disposti verticalmente, ispirandosi alle storiche auto da corsa Porsche come la 906 e la 908.

La Porsche Mission X rappresenta quindi una vera e propria hypercar senza compromessi, eppure gli interni non sono stati progettati come l’abitacolo tipicamente funzionale di una vettura da corsa. D’altronde la volontà del costruttore era quella di esulare dalla necessità di dimostrare a tutti i costi che si può fare il giro più veloce al Nürburgring, quindi andare più forte di altri. Al posto dell’Alcantara, gli interni adottano tessuto che si abbina al colore dei rivestimenti in pelle. Sulla Porsche Mission X ci si è concentrati sulla qualità del design, sull’utilizzo dei materiali più adatti e su una migliore integrazione possibile di tutti gli elementi. Grazie alla collaborazione con il reparto Color & Trim è stato possibile creare una composizione complessiva armoniosa. La Mission X adotta infatti l’inedita colorazione Rocket Metallic per la carrozzeria, una tonalità marrone tenue e riservata piuttosto che un colore fortemente identitario. Con la Porsche Mission X si è agito puntando ad una combinazione di colori tipica dei marchi di moda o del lusso e in grado di comunicare anche un sottile eufemismo. Gli elementi leggeri realizzati in fibra di carbonio adottano colorazioni coordinate che li rendono quasi invisibili.

Mission X

Le qualità e le prestazioni sono quelle di una tipica sportiva a marchio Porsche

Nell’interpretazione stilistica della Porsche Mission X i designer hanno puntato sull’abbinamento di superfici “lisce e ininterrotte”, esulando dallo stile intrapreso da altri costruttori che hanno proposto hypercar e sportive dotate di superfici spesso interrotte o “bucate”. In questo modo la linea appare scultorea, quasi monolitica, nell’ottica di mettere in pratica tutte quelle qualità tipiche dei veicoli a marchio Porsche. Non possono essere tralasciati quindi nemmeno i dettagli, come le luci anteriori, le strisce luminose, il pulsante di avvio all’interno e la “E” del logo Porsche che pulsano nel momento della ricarica del suo sistema con architettura a 900 Volt.

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Le sfide necessario allo sviluppo di una concept car di questa portata sono tante, tutte spiegate da Mauer. Il numero uno del dipartimento di design di casa Porsche ha infatti svelato che i prototipi sono stati realizzati nell’officina interna, con la maggior parte degli elementi che vengono prodotti appositamente e che “a volte non si adattano come dovrebbero. Non so quante volte abbiamo sperimentato la colorazione delle parti in carbonio finché non siamo stati soddisfatti dei risultati. Ingegneri, tecnici, specialisti di aerodinamica ed esperti in molti altri settori hanno supportato il progetto per garantire che la Porsche Mission X potesse essere implementata, almeno teoricamente”, ha aggiunto ancora Michael Mauer. Una prima finestre sul futuro del marchio, guardando anche alla sostenibilità che può rimanere centrale anche su veicoli prestazionali come nel caso di questa hypercar elettrica.

Qualora la Porsche Mission X andasse oltre, ovvero qualora si ragionasse sulla possibilità di farla diventare un veicolo destinato alla produzione in serie, secondo Mauer bisognerebbe lavorare ancora sull’aerodinamica ottimizzando la carrozzeria per renderla la vettura più veloce di sempre al Nürburgring; perlomeno è questo uno degli obiettivi del costruttore. Ne deriva quindi un necessario lavoro di messa a punto in galleria del vento. Allo stesso tempo altri dettagli risultano già quasi pronti per la produzione in serie. I fari, ad esempio, potrebbero essere già definitivi così come l’intera sezione anteriore della vettura e anche gli interni che risulterebbero realizzati con poche modifiche. La Mission X potrebbe quindi facilmente diventare una hypercar di serie.

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