“Auto cinesi? Uno scatolotto con quattro ruote”. Questo era il commento immancabile che fino a poco tempo fa si sentiva spesso tra gli appassionati. Ora, tuttavia, nessuno ha il coraggio di ripetere tale teoria. Persino il più scettico oggi faticherà a contestare la qualità progettuale delle auto cinesi. Sono le case automobilistiche europee, tra cui Porsche, che cominciano a dirsi preoccupate.
Porsche: la controffensiva alle auto cinesi
Mentre il CEO di Stellantis, Carlos Tavares, afferma pubblicamente di preoccuparsi soprattutto delle case automobilistiche cinesi invece che di Tesla, il leader del gruppo Volkswagen sta mobilitando i suoi uomini di fiducia. Dopo un periodo trascorso in Cina, è tornato a Wolfsburg con l’obiettivo di valutare quanto possa essere minacciata l’avanzata delle auto cinesi. Il verdetto? Allarmante. L’alto dirigente del gruppo tedesco ha consigliato a Blume (CEO di Porsche) di tenere alta la guardia perché esiste un reale rischio di perdere quote di mercato significative, anche in Europa.
In un’intervista a Auto Motor und Sport, il direttore senior di MHP, una società di consulenza affiliata a Porsche, sottolinea lo stesso punto. Sottovalutare le auto cinesi sarebbe oggi un errore grave, considerando i notevoli progressi compiuti nel giro di pochi anni. La situazione è molto diversa rispetto a dieci o quindici anni fa. Negare questa realtà significa vivere in un mondo parallelo.
Le case automobilistiche europee non possono più vantare uno standard superiore rispetto a Volkswagen o Stellantis in termini di produzione e materiali. I livelli si equivalgono, ma sul fronte del software e della tecnologia, le case automobilistiche cinesi hanno un vantaggio competitivo.
Il Vecchio Continente ha accumulato un notevole ritardo, non solo la Germania, come sottolinea Friedel (il rappresentante di MHP). Senza citare nomi, è evidente che c’è l’intenzione di proteggere la reputazione del gruppo Volkswagen, che ha affrontato diversi problemi negli ultimi anni, inclusi ritardi nella divisione dei software, dove la divisione Cariad ha segnalato significativi ritardi rispetto alla tabella di marcia iniziale.
Secondo il rappresentante di MHP, ciò che favorisce le auto cinesi è l’approccio “Greenfield”. In pratica, lo sviluppo dei veicoli parte da zero, su un foglio bianco, senza la necessità di perfezionare o aggiornare le piattaforme esistenti. Tuttavia, Friedel non intende drammatizzare la situazione, poiché in Europa ci sono le risorse necessarie per ridurre il divario entro uno o due anni. Il talento e l’esperienza nella creazione di software pongono le case automobilistiche europee in una posizione di vantaggio.
Riguardo alle possibili ripercussioni, Friedel cita Ford e Renault come esempi. Le due potenze automobilistiche prevedono già di accorpare il pianale dei veicoli a combustione in un’unità separata, mentre la nuova generazione di veicoli elettrici sarà sviluppata in parallelo, come un’entità separata.
Per quanto riguarda la sfera politica, Friedel crede che non si debbano imputare responsabilità a chi attualmente è al potere. Ciò che serve sono specialisti, talento e risorse finanziarie. In Cina e negli Stati Uniti c’è una cultura diversa, più incline a correre rischi, e ora i risultati si riflettono in Europa.