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Porsche: gli ultimi sviluppi complicano la IPO

Porsche AG è controllata da Volkswagen AG, il maggiore colosso automobilistico in Europa per quanto riguarda le vendite e la seconda più grande al mondo. Porsche SE, la holding di proprietà dell’omonima famiglia, a sua volta possiede il 31,4% di VW e rivendica anche oltre il 50% della distribuzione dei diritti di voto. Il 24 febbraio 2022, VW AG ha annunciato che si sarebbe compiuta una valutazione in merito alla fattibilità di un’offerta pubblica iniziale per la Casa di Stoccarda. Nell’annuncio veniva illustrato le modalità della procedura: il 50 per cento delle azioni Porsche AG sarebbero state privilegiate e il 50 per cento ordinarie.

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Fino al 25 per cento delle privilegiate sarebbe stato immesso nell’IPO. La holding del Costruttore avrebbe acquisito il 25 per cento delle ordinarie più una al prezzo di collocamento delle privilegiate di Volkswagen AG e un premio del 7,5 per cento. VW AG sarebbe andata avanti a detenere una quota di maggioranza e avrebbe incluso Porsche AG nel proprio bilancio.

Porsche: la quotazione in Borsa non è più tanto scontata

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L’opinione prevalente era favorevole circa l’operazione, poiché avrebbe contribuito a finanziare la spinta di VW verso la mobilità elettrica. Lo spin-off del brand Porsche potrebbe raggiungere una valutazione di 90 miliardi di euro e tradursi, perciò, in un enorme tornaconto economico nella prospettiva di VW.

In aggiunta, l’azienda di Stoccarda pareva sul punto di fiorire al di fuori dell’ombra di VW, avendo una sua indipendenza pure in merito a questioni spinose quali i sindacati, i rappresentanti del consiglio dei lavoratori e la politica.

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Eppure, una parte degli investitori aveva espresso preoccupazione per il mantenimento della governance di VW. I recenti sviluppi creano ulteriore allarmismo. La decisione di sollevare dall’incarico di amministratore delegato Herbert Diess a luglio non ha riscosso il consenso unanime. Anche perché al suo posto è salito Oliver Blume, il CEO di Porsche AG dal 2015.

Al contrario delle previsioni, egli non abbandonerà nemmeno il secondo ruolo e ciò alimenta lo scetticismo. Il timore è che creerà divisione all’interno della compagnia e mini le possibilità della Porsche di operare in modo indipendente.

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