Più accise sul diesel nel 2025? Il decreto legislativo spaventa gli automobilisti

Ippolito Visconti Autore News Auto
Approvato il 15 ottobre dal Consiglio dei ministri, è arrivato in Parlamento il decreto legislativo di “Revisione delle disposizioni in materia di accise”: occhio al diesel.
accise diesel

Il film horror s’intitola: “L’incubo accise diesel non avrà mai fine”. Lo gira il governo Meloni, e vede per protagonisti gli italiani che hanno un’auto a gasolio. In generale, tutti i connazionali, perché la merce viaggia coi Tir a gasolio, sebbene l’esecutivo abbia chiarito che un eventuale aumento delle tasse non peserebbe sul trasporto dei beni. Approvato il 15 ottobre dal Consiglio dei ministri, è arrivato in Parlamento il decreto legislativo di “Revisione delle disposizioni in materia di accise”. Il provvedimento è stato trasmesso il 29 novembre e annunciato all’Assemblea il 3 dicembre sia alla Camera che in Senato, e assegnato alle commissioni Finanze e Bilancio, con termine per le osservazioni il 2 gennaio 2025. 

Anno nuovo, paura di legnata nuova

Il Dlgs rientra tra le disposizioni attuative della riforma fiscale. Nel presentare la manovra alla stampa, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti era stato molto chiaro e diretto: aveva indicato nel Dlgs accise il veicolo per il possibile allineamento, su indicazione del Parlamento, dell’accisa sul gasolio a quella sulla benzina, prefigurato nel Piano strutturale di bilancio in settembre. Allineamento: una parolaccia. Oggi, il diesel ha meno tasse della benzina. Allora, i due carburanti si allineano. E qui sta il bello. Scende la tassa della benzina o sale l’accisa del diesel? Chissà, magari un po’ uno e un po’ l’altro. Comunque, se qualcosa sale, quella è una stangata, c’è poco da fare. Come la giri e la rigiri, sono dolori per il conto corrente stressatissimo degli italiani.

Ma perché mai il governo non ha deciso subito?

Inizialmente, il governo pareva dovesse agire subito. Giorgetti parlò di inevitabili sacrifici. Si tenga presente che l’aumento delle accise comporta perdita di consenso elettorale. Allora, deciderà il Parlamento: si parla di riordino delle agevolazioni in materia di accisa sui prodotti energetici e sull’energia elettrica. Si avrà la progressiva soppressione dei cosiddetti Sad (Sussidi ambientalmente dannosi). Paroloni da burocrazia. Traduciamo: se hai una diesel, paghi il pieno più caro, qualora l’idea divenisse realtà.

accise

La linea ufficiale

Ufficialmente, il governo ha scelto di non intervenire per “considerazioni di varia natura, tra cui principalmente l’imminente adozione, da parte degli organismi unionali, della proposta di revisione della direttiva 2003/96/ CE” sulla tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità”. 

Per “modificare radicalmente la natura dell’accisa, che diventerebbe un tributo di natura prettamente ambientale”. La proposta, si legge ancora nella relazione, “collegherebbe anche la tassazione minima che gli Stati membri devono applicare ai singoli prodotti sottoposti, con l’energia in essi contenuta”. Avrebbe “un impatto rilevante anche su tutte le agevolazioni in materia di accisa applicate dai singoli Stati”. L’esecutivo in sostanza ha evitato sovrapposizioni normative tra le disposizioni contenute nella riforma e quelle che verranno prossimamente emanate in ambito unionale. Con le seconde comandano sulle prime.

Patata bollente a Camera e Senato

Camera e Senato hanno ora in mano la patata bollente. Saranno loro a dire l’eventuale sì finale all’aumento delle accise sul diesel nel 2025: inizio d’anno thrilling.

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