Piano europeo per l’auto: paura del fallimento

Ippolito Visconti Autore News Auto
L’Anfia esprime seria preoccupazione in merito alla bozza del Piano europeo per l’auto.
L’Anfia esprime seria preoccupazione in merito alla bozza del Piano europeo per l’auto.

Allarme rosso dovuto alla bozza del Piano europeo per l’auto che Reuters ha visionato. La Commissione europea presenterà la prossima settimana delle misure volte a incrementare la domanda di veicoli elettrici e prevede requisiti di contenuto locale per la produzione di batterie per auto. Ma per l’Anfia (filiera auto italiana) c’è il rischio del flop.

Tutto molto vago e fumoso

Il problema è che non ci sono indicazioni precise: la bozza del Piano europeo per l’auto è vaga e fumosa dopo il Dialogo Strategico per il settore automobilistico. Si attende con timore la versione ufficiale del 5 marzo prossimo. L’Anfia esprime grande rammarico e stupore. Mancano le misure ritenute essenziali per il nostro settore e degli interventi urgenti e necessari di cui da mesi discutiamo con la Commissione europea. Stando al presidente Roberto Vavassori, non c’è traccia delle richieste avanzate dall’intero settore al tavolo di confronto voluto dal presidente della Commissione Ursula von der Leyen. 

Non molto chiaro

Ci saranno proposte ai 27 Stati membri sulle azioni che possono intraprendere per accelerare l’adozione dei veicoli elettrici nelle flotte di auto aziendali. La Commissione intende collaborare con i vari governi per valutare il modo migliore per incentivare l’acquisto di veicoli elettrici e le relative opzioni di finanziamento. Ok ai requisiti più stringenti sui contenuti delle celle delle batterie e dei componenti venduti nei veicoli elettrici nell’UE. Col sostegno economico ai produttori di batterie e agli impianti di riciclaggio e di offrire condizioni di favore a chiunque voglia investire in Europa. In quanto al primo grave guai, le multe UE di 16 miliardi di euro, il silenzio. Così, la Cina continuerò a stravincere.

Flotte elettriche

Ancora con questa storia delle flotte? Se aziende e società di noleggio in UE e nel mondo volessero le elettriche, già ne avrebbero comprate in quantità enormi. Invece, si punta sul termico, su auto facili e comode. È l’immobilismo UE di fronte al fuoco che divampa. Se il privato non compra elettrico, allora si cerca di farlo diffondere nelle flotte. Sinceramente, strategia assurda, contraddittoria. Una politica miope e fortemente dannosa per cittadini e imprese. E per l’industria dell’auto stessa, nonché per l’indotto. Eppoi, come si fa a tenere la Cina fuori dall’auto elettrica? Se il Dragone ha in mano la filiera, dalle miniere alle batterie (specie BYD e CATL), in che modo un bonus UE potrà mai andare all’industria europea?

L’Anfia esprime seria preoccupazione in merito alla bozza del Piano europeo per l’auto.

Piano Marshall di Draghi: niente

Zero sul report Draghi, che chiedeva un Piano Marshall per l’auto. Manca – dice l’Anfia – un ridisegno complessivo del percorso della transizione alla decarbonizzazione della mobilità. Servirebbe l’adozione del principio di neutralità tecnologica invocato anche dal Rapporto Draghi. Nulla sui carburanti di origine non fossile a basso o nullo contenuto carbonico secondo il principio LCA. 

Sete di energia

Niente sulla questione energetica: dramma profondo dell’industria auto, energivora. “È necessario focalizzare il piano di ricerca europeo sul tema dell’energia, anche per la mobilità, contemplando quindi nuove chimiche e sistemi costruttivi per le batterie da realizzare in Europa”, sottolinea l’Anfia. Bisogna ridurre in maniera consistente il divario del costo dell’energia della nostra filiera rispetto ai concorrenti internazionali, attacca l’associazione. Occorre avere il coraggio di mettere mano a un Piano decennale di rinnovo del parco circolante Ue secondo i criteri di basse o nulle emissioni attraverso uno schema concreto e coordinato che consenta, entro il 2035, di ridurre in maniera sostanziale le emissioni di CO2, vero obiettivo della decarbonizzazione della mobilità.  Eppoi dov’è la semplificazione anti burocrazia? Si resta con la “bulimia regolatoria europea”.

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