Piano europeo per l’auto: mille idee confuse, due soldi in croce

Ippolito Visconti Autore News Auto
Il Piano europeo per l’auto contiene mille progetti, senza indicazioni chiare sui quattrini.
Il Piano europeo per l’auto contiene mille progetti, senza indicazioni chiare sui quattrini.

Delude parecchio il Piano europeo per l’auto, perché manca un dato essenziale: i soldi. Ci sono i progetti su elettrico, flotte, leasing sociale, cooperazione, ma senza indicare con precisione e in dettaglio quanti quattrini l’UE metterà sul piatto. Forse 3 miliardi di euro: davvero un’inezia. Si parla di finanziamenti: allora qualcuno – se mai prenderà quegli spiccioli – dovrà ritornare il dovuto con gli interessi. La debolezza congenita dell’UE emerge in modo spaventoso. Quando USA, Cina e Russia elaborano un qualsiasi progetto di ampio respiro, c’è sempre la chiave: i denari. Siano essi dollari, renminbi o rubli. Quando l’Unione Europea fa questi progetti manca l’euro.

Cosa dice l’Acea sulle centinaia di miliardi di euro

La lobby auto Acea (costruttori europei) cosa dice? Sentiamo Sigrid de Vries, direttore generale dell’Associazione: “I produttori di veicoli europei sono impegnati nella mobilità a zero emissioni, avendo già investito centinaia di miliardi di euro nella transizione. Tuttavia, come dimostrano i dati di mercato, i produttori da soli non possono realizzare la transizione al ritmo richiesto dalla legge dell’UE. Sono necessarie azioni ambiziose per potenziare le infrastrutture, incentivi alla domanda e misure per ridurre i costi di produzione per auto, furgoni, camion e autobus”.

L’Acea parla di soldi UE? No. Fa riferimento ai denari tirati fuori dalle Case. Poi dice che queste da sole non ce la fanno a centrare il target transizione. Infine, elenca: azioni ambiziose, incentivi misure. Insomma, elementi chiave. Riassumendo: gira un po’ attorno al punto chiave: i quattrini. 

Cosa dice la Clepa fornitori auto

L’organizzazione sottolinea la mancanza di “impegni concreti”. Cosa sono questi impegni concreti? Noi saremmo quasi tentati di tradurli in soldi. “La forza lavoro e il futuro industriale del settore automobilistico in Europa dipendono da politiche coraggiose e decisive che vadano oltre la retorica e passino all’azione”.

Pochi e generici riferimenti: noccioline

Il Piano evidenzia che lo strumento per le infrastrutture per i combustibili alternativi (AFIF) ha stanziato circa 2,2 miliardi di euro per lo sviluppo di infrastrutture per combustibili alternativi, tra cui infrastrutture di ricarica, dal 2022 al 2025. A oggi, sono stati impegnati circa 1,7 miliardi di euro. Sulla base di questo slancio, la Commissione renderà disponibili altri 570 milioni di euro”. Per l’IA, il “programma metterà a disposizione 1 miliardo di euro per il settore automobilistico per il periodo 2025-2027, comprese le attività pertinenti finanziate tramite il Consiglio europeo per l’innovazione”. Noccioline. La Cina e le sue Case auto possono dormire sonni tranquilli per i prossimi mille anni: dal Green Deal 2019 al Piano d’Azione 2025, sono solo progetti vaghi e senza base solida.

Il Piano europeo per l’auto contiene mille progetti, senza indicazioni chiare sui quattrini.

UE in grave difficoltà

Oltretutto, l’UE ora vuole mettere risorse nel piatto della guerra contro la Russia a difesa dell’Ucraina. Non intende tornare al gas russo, col costo dell’energia alle stelle. Si piazza contro USA, Cina e Mosca contemporaneamente. E ha un Piano molto generico per una delle sue prime industrie, l’auto. Settore in cui prima del Green Deal 2019 dominava sulla Cina grazie al motore termico. Dopo gli errori di sei anni, arriva il momento diabolico in cui si persevera con l’elettrico e l’imposizione del full electric alle flotte, quasi come fosse una medicina da ingoiare. Ci aspettano tempi bui per l’automotive.

Reazioni politiche

Secondo il gruppo dei Socialisti e democratici al Parlamento europeo (S&D), “la Commissione Europea sta mettendo a rischio la nostra industria automobilistica, i nostri posti di lavoro e un pianeta vivibile concedendo proroghe alle case automobilistiche in ritardo”. Sulla stessa linea il M5S. Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia-ECR al Parlamento europeo, parla di pacchetto di misure ancora fortemente deludente, soprattutto perché non si “cita minimamente il tema della neutralità tecnologica”.

Equivoco multe Salvini: nessun rinvio e nessuna vittoria

Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, dice che si tratta di “un’altra vittoria: dopo il rinvio delle multe per le Case automobilistiche che non si adeguano alle eco-follie del Green Deal, oggi la Commissione Europea annuncia che rivedrà già quest’anno la legge per la messa al bando delle auto a benzina e diesel nel 2035, come fortemente voluto dalla Lega”. In realtà, non c’è nessun rinvio. Quello proposto è solo il calcolo delle emissioni medie su 3 anni (2025-27) anziché sul singolo anno. Si chiama “banking & borrowing”: se nel 2025 non raggiungo il target, poi dovrò fare meglio per compensare. Quindi, nessuna vittoria. In quanto al Green Deal 2019 con il ban termico, è confermato.

E-fuel e biocarburanti: caos mai visto

Per chiarezza. La documentazione messa a disposizione dalla Commissione UE non parla mai di e-fuel e biocarburanti. Nessuna deroga al ban 2035. Sia alcuni membri della Commissione sia Apostolos Tzitzikostas (commissario per i Trasporti sostenibili) ha detto a parole, dopo la presentazione del Piano: “Gli e-fuel” (i carburanti sintetici amati dalla Germania) hanno un ruolo da giocare nel garantire la neutralità climatica. Valuteremo allo stesso tempo se altre tecnologie possano avere un ruolo. Con l’occasione vogliamo però ribadire che non abbiamo intenzione di cambiare l’obiettivo del 2035”. Quindi, non lo si scrive nel Piano (immenso), lo si dice a voce, la quale voce arriva ai politici italiani e UE che sostengono come ci sia un’apertura, mentre Tzitzikostas e von der Leyen hanno ripetuto oggi e mille volte: “Non abbiamo intenzione di cambiare l’obiettivo del 2035”. Che caos pazzesco. E comunque, qualsiasi idea (propinata col Piano) andava messa in pratica nel 2019: è tardi.

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