Flop Green Deal UE 2019 e auto elettrica: la quota mercato BEV è del 15% a gennaio 2025, con le vendite di tutte le macchine a picco. Una fettina ridicola di full electric, mentre nelle previsioni si doveva essere al doppio. In più, disoccupazione che attanaglia il settore e l’indotto, e tanta paura per il 2026 dopo le multe di Bruxelles alle Case di 16 miliardi per le vetture troppo inquinanti. Mentre la Cina, giustamente, ci assale snella e affamata, vedendo che siamo prede ipertrofiche barcollanti appesantite dalla tecnoburocrazia. Nel frattempo, gli USA intendono fare pressione con dazi anti UE.
Il 5 marzo 2025: data storica
Il 5 marzo, la Commissione UE presenterà il suo Piano d’azione per il settore automotive, dopo il Dialogo strategico in corso tra Bruxelles e i costruttori. Il primo guaio sono le multe. Soluzione uno: il taglio dei volumi delle termiche per almeno due milioni di esemplari. Soluzione due: pooling con altri costruttori cinesi e con Tesla. Soluzione tre: riduzione dei prezzi delle BEV. Tre strade che squassano l’industria auto dopo 250 miliardi di euro di investimenti e il lancio di 370 modelli a batteria, di cui 16 sotto i 30.000 euro di prezzo.

Le due proposte della lobby costruttori auto Acea
Uno: Phase-in del 90% dei limiti per il 2025 e del 95% per il 2026.
Due: meccanismo di compliance media per gli anni 2025-2029. Se la Casa non rispetta il limite nel primo anno, potrà superarlo nel secondo e recuperare il gap. Fai la media matematica del periodo e sarà in linea con l’obiettivo.
Bussola della competitività fa rima con flessibilità?
Le due idee Acea si traducono in flessibilità. La Commissione UE, con la sua Bussola della competitività, ha annunciato concessioni di flessibilità per il settore. Bisogna vedere cosa intendono le Case per maggiori concessioni, e cosa intende Bruxelles. Occorre capire cosa ne penseranno Parlamento e Consiglio UE: il Trilogo. Oggi, a gennaio 2025, la quota elettrica è attorno al 15% (il 14% nel 2024). Per rispettare i limiti per il 2025-29, è necessaria una quota di elettriche di almeno il 25%. Per il 2030-34 del 60-75%.
Qualche ipotesi
Come fare? Con ecobonus paneuropei, colonnine veloci ovunque, elettricità low-cost. Non ci siamo coi numeri: 3,5 milioni di punti di ricarica pubblici al 2030 bastano per l’UE, mentre per l’Acea ne servono 8,8 milioni. Eppoi la partita si gioca sulla potenza delle prese, sul fatto che siano in funzione: in Italia, il 20% di 60.000 punti è scollegato. Che servono? Belle statuine inutili e anzi dannose: numeri che illudono le persone. In quanto al costo dell’energia, siamo messi malissimo.
Pessimo passato
Dal Green Deal 2019, UE e Acea non si intendono molto. Da anni, l’Acea chiede tutte queste cose a Bruxelles. Adesso, con la disoccupazione automotive, l’instabilità sociale, la destra che avanza in Germania, la sinistra verde tedesca ko alle elezioni, la Commissione UE meno stabile di un tempo, si vedrà se le cose cambieranno. Problema: a dare la svolta dovrà essere chi quel Green Deal l’ha concepito.