Peugeot grida alla rivoluzione. Le auto elettriche costituiscono una realtà già affermata in diverse parti del mondo. Tuttavia, come ben sappiamo noi italiani, in buona parte del Pianeta la loro diffusione è limitata. Tra i tanti motivi indicati dai detrattori, spiccano tre ragioni. In primo luogo, il prezzo è ancora molto alto, troppo per le famiglie comuni, che devono lavorare duramente se vogliono sbarcare il lunario. Una nuova proposta accessibile è appena approdata sul mercato, rappresentata dalla Citroen e-C3. Ma quando una BEV viene definita economica bisognerebbe sempre metterci le virgolette. Difatti, il listino del modello d’oltralpe parte da 23.300 euro.
Fra un paio d’anni arriverà pure una variante a meno di 20 mila euro, o almeno così riferiscono i portavoce ufficiali. Perché, come insegna un famoso proverbio, poi tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Un esempio lo abbiamo con il gruppo Volkswagen. Che, ok, non attraversa ora il suo periodo più favorevole della storia, ma rimane comunque un gigante assoluto dell’industria automobilistica.
Se ne seguite le vicende, saprete bene come l’intenzione del colosso tedesco sia di introdurre nella famiglia delle ID. due proposte inedite, a meno di 25 e 20 mila euro. Fino a questo punto, però, sono state solo chiacchiere, mentre mancano le risposte sul campo. Pertanto, occhio a sminuire l’operato della Citroen e-C3, la quale ha già compiuto un piccolo capolavoro. Allo stato attuale, giusto un paio di vetture hanno saputo fare meglio di lei, entrambe di provenienza Renault: una è la Twingo da 22 mila euro, l’altra è la Dacia Spring da 21 mila euro.
Nemmeno i brand cinesi hanno saputo finora reggere il confronto, nonostante le indagini avviate dall’Unione Europea circa le presunte politiche di dumping adottate da Pechino, al mero scopo di stracciare la concorrenza. Tra le tasse e altri oneri accessori il prezzo lievita sensibilmente con l’ingresso nel Vecchio Continente; tuttavia, la terra dei draghi costituisce una temibile minaccia per Peugeot e, in generale, le realtà storiche.
Indice Show
Il terzo e ultimo punto riguarda l’autonomia. In tanti temono di rimanere a piedi, traditi dalla propria vettura. Ad onor del vero, costituisce un timore perlopiù figlio di pregiudizi. In passato critiche del genere avevano ancora senso di esistere, decisamente meno ora. Ciò poiché i progressi compiuti in ambito tecnologico hanno permesso di attuare una decisa svolta.
Un secondo aspetto che rallenta l’avanzata delle auto elettriche consiste nella scarsa diffusione delle infrastrutture di ricarica. I player della filiera automobilistica hanno lanciato, a tal proposito, diversi appelli, nella speranza di venire ascoltati dalla classe politica. In Italia, il Governo Draghi ha stanziato degli incentivi, rimasti, tuttavia, a lungo inaccessibili a causa (pensate un po’) di difficoltà burocratiche. Adesso la situazione si è finalmente sbloccata, ma resta da vedere quanti presenteranno domanda di adesione.
Il quarto e ultimo deterrente delle BEV è, invece, da ricercarsi nella lentezza di ricarica. Dei passi avanti sono stati compiuti anche qui, ma la strada da percorrere resta lunga. Ce lo segnala pure il caso di Tesla, con cui sempre più Case stanno stringendo accordi in Nord America per l’impiego dello standard NACS. Senza volerle togliere nulla, il Costruttore americano si è dovuto ingegnare per consentire ai conducenti di ingannare il tempo durante il processo di ricarica (con l’installazione di piscine, talvolta protagoniste di incidenti assurdi). E poiché l’azienda texana definisce lo standard, potete immaginare quale sia la situazione altrove.
Peugeot al lavoro per triplicare l’autonomia delle plug-in hybrid
In un contesto simile, Peugeot sarebbe restia a fare una scommessa completa sull’elettrico. Malgrado abbia delle interessanti rappresentanti nel settore, il ruolo strategico delle alimentazioni ibride, in particolare le plug-in hybrid, sembra persistere come un’anticamera delle full electric.
Un avvistamento effettuato dai nostri colleghi di Motor.es permette di scoprire un progetto affascinante esaminato dall’azienda del Leone. Utilizzando una Peugeot 308 come veicolo di prova, i progettisti avrebbero testato un’innovazione di portata storica. Nella parte superiore destra del parabrezza è chiaramente visibile la scritta “PHEV 400V”.
Questa indicazione non fa solo riferimento alla tecnologia del powertrain, ma sottolinea anche la rete elettrica da 400V, un sistema assente nella compatta attualmente in commercio, ma presente sull’e-308. Nonostante possa sembrare che i due modelli siano identici, differiscono nella piattaforma, la EMP2: mentre il veicolo a combustione interna e la PHEV si basano sulla terza generazione, la cosiddetta “EMP2 v3”, la versione completamente elettrica utilizza la quarta generazione, la “EMP2 v4”, adottata nel prototipo catturato su strada. I tecnici Peugeot sembrano averlo integrato. Data l’avvio ufficiale della fase sperimentale, è al momento prematuro fare previsioni sulla durata di tali prove. È qualcosa di (forse) mai tentato prima.
Ogni ora dedicata sarà indubbiamente ben spesa, poiché la Peugeot 308 plug-in hybrid potrebbe triplicare la capacità della batteria, la quale ricordiamo essere di 12,4 kWh e offre un’autonomia massima di 56 km. In sintesi, le prospettive appaiono estremamente promettenti, ma sarà il mercato a giudicare alla fine. Tuttavia, le plug-in hybrid finora hanno avuto scarso seguito nei punti vendita.
Nel primo semestre del 2023, si sono posizionate al quinto posto con una quota del 7,3 per cento, rimanendo dietro alle vetture a benzina (36,7 per cento), alle ibride mild e full hybrid (25,6 per cento), alle vetture completamente elettriche (15 per cento) e addirittura ai veicoli diesel (12,6 per cento). Anche se è vero che le plug-in hybrid sono costose, il fatto che abbiano registrato soltanto la metà delle immatricolazioni delle auto completamente elettriche suggerisce che le ragioni di questa tendenza siano più complesse.
Le prospettive
Il passo avanti compiuto da Peugeot si prospetta davvero significativo, poiché l’opportunità di triplicare la capacità delle batterie consentirà a Peugeot di superare Volkswagen, la quale offre una percorrenza di 100 km nelle nuove Passat e Tiguan (nonché nella Kodiaq di Skoda, marchio del gruppo). È la sfida lanciata dall’azienda francese e da tutto il gruppo Stellantis. Se la formula funzionasse, ci sarebbero le basi per adottarla anche in altri luoghi, compresi i modelli italiani. Il conglomerato italo-franco-americano, con sede ad Amsterdam (Olanda), condivide le tecnologie in nome delle economie di scala (e quindi dei dividendi degli azionisti), e potrebbe avere tra le mani un vero game changer.
Ciò contribuirebbe anche a promuovere una diffusione più ampia delle ibride, una soluzione intermedia per soddisfare chi è ancora riluttante ad adottare subito le BEV. Sebbene sia previsto l’obbligo di adottare veicoli completamente elettrici nel 2035, fino ad allora niente vieta di continuare a puntare sulle ibride. Nei prossimi sei anni in Europa, ci saranno sforzi su diversi fronti, con il piano Dare Forward 2030 che prevede la transizione a una gamma completamente elettrica entro la fine del decennio. Entro lo stesso periodo, negli Stati Uniti, la metà del portafoglio sarà composta da veicoli a zero emissioni. Grazie all’innovazione di Peugeot, il futuro appare alquanto interessante.