Mentre il prezzo del petrolio crolla sui mercati internazionali, In Italia i listini alla pompa di benzina e gasolio rimangono elevati e non seguono l’andamento delle quotazioni petrolifere. Si tratta della doppia velocità, tale per cui – quando il petrolio sale – benzina cresce in parallelo; ma se l’oro nero scende di tanto, la verde va giù di poco. Lo denuncia il Codacons, pronto ad azioni legali a tutela degli automobilisti. Ossia una formale denuncia penale contro i marchi petroliferi per possibili manovre speculative e aggiotaggio (condotta illecita che mira a ottenere un vantaggio indebito attraverso la manipolazione del mercato).
Petrolio a picco, cosa accade
Rispetto ai picchi registrati nel 2025, il petrolio risulta oggi deprezzato del 23%, col Wti che passa dai 78 dollari al barile di metà gennaio agli attuali 60 dollari, mentre il Brent è sceso da 82 dollari di gennaio agli attuali 63 dollari. Nello stesso periodo, il prezzo della benzina alla pompa è sceso da una media al self di 1,823 euro al litro agli attuali 1,764 euro, con una riduzione di appena il 3,2%; il gasolio da 1,726 euro/litro di metà gennaio agli odierni 1,662 euro, in calo del 3,7%. Una sproporzione abnorme: i prezzi dei carburanti alla pompa salgono immediatamente al crescere del greggio, ma non calano proporzionalmente quando le quotazioni del petrolio crollano.

Se il ribasso del petrolio di trasferisse in modo diretto sui listini ai distributori, un litro di benzina costerebbe poco più di 1,4 euro, con un risparmio di 36 centesimi al litro rispetto ai listini attuali: 18 euro in meno a pieno. Il diesel costerebbe circa 1,33 euro al litro, con un risparmio da 16,6 euro a pieno.