Oggi gli Usa importano auto cinesi connesse e molto evolute tecnologicamente dalla Cina, ma ecco l’accusa: sono vetture quasi “spia” per modo di dire, raccolgono dati coi sensori. Informazioni preziose che riguardano utenti e infrastrutture americani. Una specie di cavallo di Troia orientale in campo yankee. Gli Stati Uniti potrebbero per questo proibire l’importazione delle vetture connesse che giungono dalla Cina: lo ha lasciato intendere la segretaria al Commercio Gina Raimondo. Tutto nasce da un’indagine che Washington ha fatto sulle macchine made in China. Obiettivo, rispondere a una domanda: le macchine del Dragone mettono in pericolo la sicurezza nazionale sì o no? Se davvero raccolgono grandi quantità di dati sensibili sui conducenti e sui passeggeri, e se utilizzano regolarmente sensori e telecamere per registrare informazioni dettagliate sull’infrastruttura degli Stati Uniti, allora sì: sono un rischio.

Auto cinesi connesse, quali soluzioni
Strada numero uno: prendere provvedimenti estremi, e dire di no alle cinesi. Due: una qualche forma di contenimento del guaio. Vetture che farebbero da Grande Fratello, con un “orecchio” pronto a sentire tutto: cosa dicono in macchina, quali sono le loro abitudini. Una minaccia che va presa molto sul serio, per la Raimondo. Ogni tanto, nel web, qualcuno insinua che lo smartphone ci ascolta: qui è la stessa cosa.
La risposta degli orientali
Pechino è sempre precisa e puntuale nel rispondere quando le auto cinesi finiscono nel mirino di Usa, Ue o altri. Adesso, Alliance for Automotive Innovation dice che si potrebbe pure sviluppare un’infrastruttura per la tecnologia e i servizi connessi delle auto meno invasiva. Ma questo costa. A carico dei consumatori.