Il Senato della Repubblica ha approvato il disegno di legge d’iniziativa governativa numero 1318 denominato “Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023”, rientrante in uno dei 69 obiettivi da raggiungere per l’Italia nell’ambito della settima rata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che deve essere condotto in porto entro il 31 dicembre.
Il provvedimento va a includere diverse disposizioni, le quali obbediscono ad un principio ben preciso, aumentare la concorrenza. Un principio, imposto proprio dal PNRR, il quale impone al nostro Paese la formazione di un quadro normativo per le concessioni autostradali. All’interno del quale è obbligatorio lo svolgimento delle gare per i contratti di concessione autostradale, impedendone il rinnovo automatico. Ma andiamo a vedere più da vicino quanto disposto al suo interno.
Autostrade: cosa cambia con la riforma?
Come abbiamo ricordato, la riforma caldeggiata da Matteo Salvini, si propone come obiettivo principale una maggiore concorrenza, a vantaggio degli utenti. Per favorirla, si prevede una durata massima di quindici anni per le concessioni. Terminato questo arco temporale, il tratto autostradale sarà oggetto di un’asta per l’assegnazione ad un nuovo gestore o la riconferma del vecchio.
C’è però un’eccezione di non poco conto, il quale potrebbe far slittare tale termine. Ovvero quello rappresentato dalla necessità di effettuare lavori i quali potrebbero prolungarsi oltre i quindici anni. Una ipotesi che, per il momento, sembra limitata esclusivamente alle nuove concessioni. Mentre i motivi di pubblico interesse o inadempienze del concessionario possono andare a determinare l’estinzione della concessione stessa. Un punto, quest’ultimo, imposto all’attenzione generale dalla tragedia del Ponte Morandi.
Altro punto qualificante in tal senso è quello rappresentato dal parere che dovrà essere espresso dall’Autorità sui piani economici e finanziari. Si tratta di una procedura messa in campo proprio per impedire che l’assegnazione vada a interessare tratti di autostrada troppo lunghi. È infatti prevista una forbice tra i 180 e i 315 chilometri.
Naturalmente, il punto che interessa maggiormente chi utilizza le autostrade per i propri trasferimenti, è quello relativo alle tariffe, che notoriamente in Italia sono oggetto di roventi polemiche ormai da tempo. Con una gran parte dell’opinione pubblica ormai poco disposta a vedere le arterie sorte coi soldi del contribuente andare a ingrassare società che neanche si impegnano nella manutenzione ordinaria dei tratti assegnati. Con conseguenze spesso tragiche, come nel caso ricordato.
La riforma dei pedaggi
Per quanto concerne la riforma dei pedaggi, per le concessioni in scadenza nel 2025 sarà applicato un nuovo modello tariffario. I pedaggi, infatti, dovranno andare a coprire:
- gli oneri relativi al sistema infrastrutturale autostradale, con il recupero dei costi di costruzione, manutenzione, esercizio e sviluppo;
- quello teso al recupero dei finanziamenti pubblici concessi;
- e l’onere finalizzato alla remunerazione di eventuali costi esterni.
Se una parte della tariffa continuerà a essere appannaggio dei concessionari, un’altra componente andrà invece a confluire nelle casse erariali. Le società che detengono le concessioni, infatti, dovranno versarla in appositi fondi gestiti dal ministero dei Trasporti.
Al proposito, ecco quanto affermato dal testo di legge: “Ogni anno, con la legge di bilancio, nel rispetto degli obiettivi programmatici di finanza pubblica, è definito, sulla base della previsione delle risorse della componente tariffaria che si stima di incassare nell’anno successivo, l’importo da iscrivere, per una quota, in un Fondo nazionale per gli investimenti sulla rete autostradale e, per una quota, in un Fondo per il riequilibrio economico-finanziario delle concessioni”.
Le risorse reperite per questa via, andranno a loro volta a coprire gli “eventuali maggiori costi degli investimenti rispetto alle previsioni poste a base degli affidamenti derivanti dagli eventi sopravvenuti, straordinari e imprevedibili, purché non imputabili al concessionario”. Inoltre, la quota residua, sarà destinata alla “realizzazione di interventi di messa in sicurezza della viabilità locale di adduzione alla tratta autostradale”.