Da una parte Stellantis taglia centinaia di posti di lavoro, dall’altra dà al CEO Tavares uno stipendio di 39 milioni di dollari: questa la dura accusa del sindacato UAW contro il Gruppo euroamericano. A parlare è il (potente) presidente UAW Shawn Fain, che ha definito addirittura “patetica” l’azienda in un recente evento trasmesso in diretta su Facebook per i membri del sindacato United Auto Workers. Il conglomerato multinazionale automobilistico ha recentemente licenziato decine di lavoratori a tempo pieno dal suo stabilimento di Warren Assembly: qui escono Ram 1500 e Jeep Wagoneer. Tagli nei settori di ingegneria, tecnologia e software nel primo trimestre del 2024. Facile l’obiettivo: fuori l’americano che guadagna tanto; dentro ingegneri con salari più bassi provenienti da Marocco, India e Brasile, secondo Automotive News.
Stellantis: i conti in tasca a Tavares fatti dal sindacato UAW
“Onestamente, la leadership è patetica. Hai un amministratore delegato laggiù dall’altra parte dell’oceano che vuole parlare di come devono tagliare i costi e tutte queste cose. Ma questo non gli ha impedito di concedersi un aumento di stipendio del 56%”. Infatti, Carlos Tavares rimane il più pagato tra i tre amministratori delegati delle grandi Case automobilistiche: 39 milioni di dollari come compenso per i suoi sforzi nel 2023. Rispetto ai 24,8 milioni di dollari del 2022. Calcolando che lo stipendio medio è di 59.384 dollari negli Stati Uniti, allora Tavares guadagna come 657 dipendenti americani in un botto solo. L’azienda poteva magari trovare le risorse altrove, senza licenziare.
Stellantis in America: altro che pace
Pareva che ci fosse la pace. Pochi mesi fa, l’azienda aveva raggiunto un accordo con il sindacato nella contrattazione collettiva: assunzione di 3.200 lavoratori temporanei a tempo pieno. E aumento dei salari fino al 25%. Invece, quest’anno l’azienda ha licenziato quasi 900 dipendenti supplementari. Sembra quasi che la società abbia innestato una parziale retromarcia. Con l’accordo contrattuale dello scorso novembre, Stellantis ha dichiarato che avrebbe investito 19 miliardi di dollari in nuovi progetti statunitensi, aumenti salariali del 25%, distruzione del sistema a “livelli” e garanzia dello status a tempo pieno per 3.200 dipendenti supplementari. Invece, licenziamenti per “contribuire a migliorare la produttività e garantire la sostenibilità a lungo termine dell’azienda in un mercato globale in rapido cambiamento”.
Ma lo stipendio di Tavares è scandaloso sì o no?
Stellantis è privata: azienda per fare profitti. Non statale, non ci sono politici dentro pagati da noi. Tavares riporta agli azionisti, produce ricchezza per la società per la quale opera. Quasi tutto il suo compenso è legato agli obiettivi: se li raggiunge, allora scattano premi, bonus e così via. C’è però, secondo alcuni utenti social, la questione etica e morale. In epoca di crisi, con le famiglie in difficoltà, è giusto licenziare e al contempo ricevere maxi stipendi?
Quali sono i parametri per giudicare l’operato del manager lusitano? Bisogna capire anche i progetti a medio e lungo periodo, le strategie per l’elettrico e la guida autonoma. Oltre ai tagli, da valutare pure il ricorso a chi ha stipendi più bassi fra tre e cinque volte: e la qualità? La professionalità? Se la flessione della domanda e la concorrenza cinese spingono le Case a scelte low cost, allora magari anche gli stipendi dei top manager dovrebbero scendere. Sarà un’estate calda coi sindacati, e seguirà un autunno con temperature ancora più elevate. Solo per Stellantis? No, vedasi Tesla in Svezia. Lo scontro si inasprisce ovunque in epoche critiche, con scenari indecifrabili.