Pauroso crollo delle azioni Stellantis: Tavares nella tempesta

Ippolito Visconti Autore News Auto
Le azioni del Gruppo guidato da Tavares scendono al minimo da oltre 2 anni.
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Gli investitori mettono in dubbio il dividendo Stellantis, perché le azioni del Gruppo guidato da Tavares scendono al minimo da oltre 2 anni (attorno a 11,89 euro). Ora, il colosso euro-americano suscita profonda inquietudine sia ai lavoratori per i tagli sia ai sindacati sia ai governi per le tensioni sociali sia infine agli azionisti. Con indotto e componentistica a tremare. Così, l’ad Tavares finisce nella tempesta. 

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Fra responsabilità e fortuna

Che colpe ha? Difficile da dire, così come magari è arduo stabilire i meriti se le cose vanno bene, con la fortuna che sorride: in generale, va tenuto presente che questa è una situazione automotive bruttissima, in cui i decisori politici a Bruxelles (non contrastati inizialmente dai ceo) hanno combinato un disastro epocale per l’automotive del Vecchio Continente. Il profit warning Stellantis all’inizio di questa settimana è da batticuore, coi sindacati italiani pronti a scioperare. Anziché andare avanti verso il full electric, qui si va indietro, con produzione di auto italiana a livello anni 1950: da brividi. Bisogna vedere come andrà la scommessa Leapmotor, il marchio numero 14 di Stellantis, il cinese poco noto nel Paese del Dragone.

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Le Case Ue sono come le foglie in autunno

Le azioni sono scese di oltre il 4% al loro livello più basso da luglio 2022, portando la loro caduta quest’anno a oltre il 43%: peggiori performer tra i titoli automobilistici europei. Kevin Thozet, membro del comitato di investimento di Carmignac: “Le Case automobilistiche europee cadono come foglie in autunno”. L’allarme utile di Stellantis equivale a un margine operativo pari a zero per il Gruppo nella seconda metà di quest’anno. Barclays ha declassato il titolo da “overweight” a “equal-weight”, tagliando le stime EBIT (utile operativo) 2024-26 del 33-45%. Tutto l’invenduto negli Stati Uniti è un incubo, in una tempesta perfetta. Risultato: gli investitori riducono l’esposizione verso l’auto europea per tre motivi: la difficile transizione ai motori elettrici, la forte concorrenza dei nuovi arrivati ​​cinesi, la diffidenza dei consumatori verso il full electric carissimo e scomodissimo. Tutti scappano da un’Unione europea ammuffita nella sua burocrazia sinistroide che ha portato allo sconquasso nell’industria regina: l’auto. Un sacrilegio. Un Green Deal sconvolgente.

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