È partito poche ore fa da Maserati il tour di John Elkann nelle fabbriche italiane Stellantis. Perché dal Tridente? Forse perché è uno dei brand più in difficoltà. E tempo fa, quando Tavares disse che i marchi – se non facevano soldi – si potevano chiudere, si pensò a questo marchio sublime. A ottobre 2024, in Italia, la Casa ha venduto 111 auto, crollando del 59% sullo stesso mese 2023: sono i numeri drammatici di un marchio divino. Non va molto meglio nei primi 11 mesi di quest’anno, con un -42% a 2.122 vetture. Appena rientrato da Auburn Hills negli Stati Uniti, quindi, tappa italiana per il successore di Gianni Agnelli: in via Ciro Menotti, a Modena, ha incontrato Santo Ficili, amministratore delegato del brand italiano, e tutta la squadra.
È il nuovo corso di Stellantis, nel post Tavares. Obiettivo, stare più vicino ai dipendenti. Lo aveva promesso nel messaggio lunedì dopo l’addio del Ceo: “Cercherò di raggiungere il maggior numero di sedi e di incontrare di persona il maggior numero di voi”.
Cos’ha detto Elkann
“La nostra industria sta attraversando momenti duri. Insieme, abbiamo affrontato numerose sfide in passato e le abbiamo già trasformate in opportunità a vantaggio di tutti coloro che lavorano con noi, sia internamente sia esternamente: colleghi, concessionari, clienti e fornitori, oltre alle Istituzioni. Credo fermamente che in questi frangenti sia necessario rimanere uniti e, per questo motivo, ho deciso di essere accanto alle nostre persone e di recarmi oggi presso la storica sede di Maserati a Modena”. A piè di nota, queste parole: Maserati continua a rappresentare il lusso italiano nel mondo, combinando tradizione e innovazione, con una squadra di esperti che lavora a stretto contatto per sviluppare la mobilità del domani.
Ipotesi sul Tridente
Ma allora, come salvare Maserati? I media ipotizzano vari scenari. Una fusione con Ferrari, in un polo del lusso. Ripensando la gamma, perché la Maserati Grecale pare un po’ troppo un’Alfa Romeo Stelvio più elegante. Chi ama il marchio modenese non apprezza che GranTurismo e GranCabrio siano basate sulla piattaforma Giorgio (sport). Analogamente, il motore V6 Nettuno sembra l’evoluzione del V6 biturbo Alfa Romeo. Ci sarebbe la MC20, che però non fa presa, forse perché fa venire in mente l’Alfa 4C. Sono i numeri di mercato a parlare.
Secondo segnale
Un segnale distensivo è anche l’incontro fissato ieri tra i sindacati metalmeccanici e il responsabile Europa di Stellantis, Jean-Philippe Imparato: che si vedranno il 12 dicembre a Torino: il manager francese guiderà la delegazione aziendale il 17 dicembre al tavolo col ministero delle Imprese. In quella data, terzo segnale di pace, stavolta col governo. Una svolta rispetto alla fortissima tensione generata da Tavares negli ultimi mesi, col suo stile tutto particolare, che ha portato pessimi risultati.
La fiducia di Ostermann
Il quarto segnale arriva dal Cfo, Doug Ostermann, che ha parlato all’Industrials & Autos Week di Goldman Sachs. Ha spiegato che l’uscita di Tavares è dovuta sia la ritardo nel lancio di nuovi prodotti sia al rapporto conflittuale creato, soprattutto negli ultimi mesi, con tutte le principali controparti: fornitori, dealer, sindacati e governi. “Nel 2025 vogliamo mostrare il pieno potenziale della società”. Stellantis ha costruito “un bilancio solido” perché sa di “operare in un settore volatile e ciclico”: è “preparata ad affrontare anni come questo”. Pertanto, “il nostro bilancio può sostenere la situazione attuale e rispettare i range fissati sulla liquidità”. Piena fiducia “nella capacità dell’azienda di generare liquidità e di ottenere una buona performance nel 2025”.
Sì, il dividendo resta
Quinto segnale che rassicura (in parte) gli azionisti. La cedola resta. Stellantis continuerà ad avere un dividendo, dice Ostermann: “Ci sarà una buona discussione anche sui riacquisti, vista la situazione attuale del nostro titolo: penso che sia abbastanza attraente per noi, ma di tutto questo discuteremo quando avremo i numeri definitivi dell’anno”.
Arrivano i soldi turchi
Infine, le autorità turche stanno riconsiderando la decisione di paralizzare la vendita da parte di Stellantis delle sue attività di distribuzione nel Paese. Se arrivasse lo sblocco, ecco un incasso di 400 milioni di euro. Denaro fresco prezioso. L’Antitrust del posto ha avviato colloqui con funzionari governativi e dirigenti di Tofas, l’azienda destinata a rilevare l’attività (fonte Bllomberg).
I fatti dopo la strategia del sorriso
Quindi, sì alla strategia del sorriso, ma servono anche fatti concreti.
Uno. Si attende anzitutto l’annuncio di una piattaforma Small, in grado di produrre utilitarie, a Pomigliano d’Arco. Che non sia più un hub delle auto premium e di lusso. Vedremo sin dove il governo Meloni si spingerà con incentivi all’offerta, anche a beneficio di Stellantis.
Due. Ci si aspetta nuovi modelli e difesa dei livelli occupazionali.
Tre. Da capire il futuro della gigafactory di Termoli.
Quattro. Servirebbe un percorso di valorizzazione della filiera della componentistica nazionale, visto che Tavares ha privilegiato i fornitori francesi.
Cinque. Si cerca la soluzione per essere competitivi con l’elettrico.