Parla Carlos Tavares: le sue otto verità su Stellantis

Ippolito Visconti Autore News Auto
L’ex Ceo Stellantis ha concesso alla testata portoghese Expresso la sua prima intervista dopo le dimissioni.
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Carlos Tavares dice le sue 10 verità su Stellantis: lo fa in un’intervista (la prima da quando non è più Ceo) alla testata portoghese Expresso.

John Elkann, quasi un amico

Uno. “La decisione l’abbiamo presa insieme, io e John Elkann, con il quale i rapporti sono sempre stati amichevoli ed estremamente personali. È quasi un amico”.
Due. L’uscita è stata “pacifica, ponderata e consensuale”.
Tre. La causa delle dimissioni? La mancanza di consenso all’interno del consiglio di amministrazione su alcune posizioni. 
Quattro. “La nostra preoccupazione più importante è proteggere Stellantis. Io faccio parte di coloro che hanno creato Stellantis, con John Elkann”. 
Cinque. “Abbiamo pensato che le discussioni (le quali hanno evidenziato una differenza di punti di vista) avessero come conclusione” questa: “ognuno di noi avrà cura della propria vita per non creare un rischio di disallineamento all’interno della governance dell’azienda”.

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Chairperson of the Managing Board of French carmaker Peugeot SA (PSA) Carlos Tavares poses by his 1969s LolaT70MKIII B, during a race for cars dating from 1962 to 1965 at the 8th Le Mans Classic, on July 10, 2016 in Le Mans, western France. / AFP / JEAN-FRANCOIS MONIER (Photo credit should read JEAN-FRANCOIS MONIER/AFP via Getty Images)

La metafora delle gare di auto

Sei. “Ci sono due categorie di piloti. Quelli che, per evitare il rischio di forare uno pneumatico o danneggiare le sospensioni, evitano i cordoli e cercano di fare il miglior tempo possibile guidando nella parte centrale della pista. Poi c’è chi, per andare più veloce, guida sui cordoli, il che è perfettamente lecito, ma più rischioso, dannoso per le sospensioni e aggressivo per gli pneumatici. Ovviamente, io faccio parte della seconda categoria. In questo periodo molto darwiniano che l’industria automobilistica attraversa, è possibile che si sia creata un po’ d’angoscia attorno a una strategia aggressiva in cui questa fase è vista più come un’opportunità che come un rischio. E poi ho assunto posizioni molto nette in materia di tutela ambientale. Forse questo insieme di fattori ha generato divergenze e un’azienda che ha 250.000 dipendenti, un fatturato di 190 miliardi di euro, 15 marchi che vende in tutto il mondo, non può essere gestita con una mancanza di consenso che si ripercuote immediatamente sulla gestione strategica”.

I soldi

Sette. “Se l’azienda vuole ingaggiare un certo manager e questo è disponibile solo per una certa cifra, si tratta semplicemente di una transazione che nessuno è obbligato ad accettare. A molta gente questa cosa non piace, ma a me sì”

Otto. Sul futuro. Può essere coinvolto nella privatizzazione dell’aerolinea Tap? “Me lo stanno chiedendo molti amici. Sento un certo richiamo patriottico”.

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