Ossessione flotte elettriche, ma tutti vogliono l’auto termica

Ippolito Visconti Autore News Auto
Sembra che l’UE intenda premere sulle flotte per diffondere la macchina a corrente.
Ossessione flotte elettriche, ma tutti vogliono l’auto termica

Mentre in UE tutti rifiutano l’auto elettrica, che ha una quota mercato ridicola, pompata da km 0, autoimmatricolazioni e sconti delle Case anti multe CO2, Bruxelles preme sulle flotte elettriche. Insomma, o le full electric si diffondono fra i privati (missione impossibile) o si prova con i parchi auto delle aziende, di proprietà o a noleggio: obbligando a comprare vetture a batteria. È quanto emerge dalla bozza del Piano d’Azione (programmato per il 5 marzo 2025) dell’Unione, la stessa che aveva combinato il pasticcio del Green Deal 2019 coi risultati sotto gli occhi di tutti: vedi 60.000 licenziamenti nell’indotto, crisi auto mai vista, Cina che ci assale.

Sembra che l'UE intenda premere sulle flotte per diffondere la macchina a corrente.

T&E pressa

Dietro, chissà, magari preme Transport & Environment (T&E), lobby noi profit pro elettrico. Transport & Environment (T&E). Che auspica di elettrificare le flotte entro il 2030: farà bene all’industria automobilistica europea e all’ambiente. Un target di vendita di sole auto zero emission a partire dal 2030, valido per le grandi flotte aziendali, potrebbe garantire alle Case europee una domanda per oltre 2 milioni di veicoli elettrici. Una quantità di auto a batteria, questa, pari a metà delle vendite necessarie a raggiungere gli obiettivi vincolanti di riduzione del 55% delle emissioni di CO2 al 2030. 

Potrebbe, se…

Potrebbe. Dipende da mille fattori. Infatti, aggiungiamo noi, se in passato privati e aziende e noleggi hanno detto all’elettrico, perché mai in futuro dovrebbero dire sì? Dal 2019 si insiste col Green Deal. Col Piano d’Azione del 5 marzo 2025 dopo qualche giorno di colloqui, si vuole risolvere un problema gravissimo. Oltretutto, il rimedio proviene dagli stessi che hanno voluto il Green Deal causando la situazione attuale. La verità è che privati e aziende e noleggi vogliono l’auto termica, a benzina, diesel, ibrida: comoda, pratica, funzionale. No alle vetture elettriche scomode, costose, con poche colonnine. È il verdetto dell’unico sovrano autorizzato a imporre regole nel libero mercato: il consumatore privato e l’azienda che compra o che dà a noleggio a lun go termine. Assurdo imporre l’acquisto di un’auto, simbolo di libertà.

Ossessione flotte elettriche, ma tutti vogliono l’auto termica

La richiesta di T&E all’UE

T&E chiede all’UE di fissare un obiettivo per le flotte aziendali con oltre 100 veicoli affinché, a partire dal 2030, le aziende possano acquistare o prendere in leasing solo auto zero emission: gli obiettivi fissati al 2035 per il mercato nel suo complesso sarebbero anticipati per il canale aziendale di 5 anni. Le auto aziendali sono il più grande mercato automobilistico dell’UE, rappresentando circa il 60% delle nuove immatricolazioni. Il potenziale della transizione elettrica nelle corporate fleets, a sostegno dell’industria automobilistica europea, è pertanto enorme ma ancora poco sfruttato. 

Potenziale: tutto in forse

Potenziale, dice T&E. Quindi, commentiamo noi, in potenza, potrebbe, se, qualora, nel caso in cui. Si resta in una zona grigia, misteriosa. Come e più di prima. 

Un obbligo, d’imperio: tutto forzato

Soluzione T&E: una nuova legge UE con obiettivi vincolanti per l’elettrificazione delle grandi flotte potrebbe stimolare gli investimenti delle case automobilistiche europee. Target: favorire – data la durata di possesso più breve delle auto aziendali (3-4 anni) – l’ingresso di quasi 7 milioni di BEV sul mercato dell’usato entro il 2035, avvantaggiando così anche i consumatori (attualmente 8 su 10) che optano per le auto di seconda mano. 

Quindi un obbligo, d’imperio: tutto forzato. Ma se l’obbligo 2035 non piaceva ieri, perché mai dovrebbe piacere oggi? Questa piccola amara del full electric va buttata giù per forza, a quanto pare. Basata sull’idelogia: le batterie – dalla nascita alla morte – inquinano eccome. Il mercato UE desidera il termico. Come desidera lo smartphone, affermatosi da solo, senza leggi.

Ossessione flotte elettriche, ma tutti vogliono l’auto termica

Sentiamo Esther Marchetti, Clean Transport Manager di T&E Italia

L’annunciata regolamentazione europea per le flotte aziendali garantirebbe maggiore certezza agli investimenti che l’industria dell’auto sta facendo e dovrà fare per compiere la transizione. In questo modo si difenderebbe anche l’occupazione e si espanderebbe la domanda di BEV prodotti nell’UE. Ma gli impatti andrebbero oltre l’industria automobilistica, rendendo possibile a milioni di famiglie, in tempi brevi, l’acquisto di auto elettriche usate a prezzi accessibili. Un aspetto questo doppiamente rilevante per il nostro Paese, dove la distanza tra salario medio e costo di un’auto nuova sta mettendo in difficoltà consumatori e industria”.

E due

In parallelo, T&E chiede alla Commissione Europea di lanciare un’iniziativa di eco-score per l’UE, sul modello dell’ecobonus francese, che valuti e premi i veicoli puliti tenendo conto della loro impronta di carbonio, dunque della CO2 emessa fra produzione, distribuzione e riciclo a fine vita. In questo quadro, i veicoli fabbricati in Europa avrebbero un punteggio maggiore anche grazie all’uso di energia più pulita nella produzione. La legge UE sulle flotte dovrebbe prevedere anche un target di eco-score da raggiungere per le auto elettriche, aumentando così la domanda di auto “Made in UE”.

Dialogo Strategico auto: le attese erano diverse

L’Acea (lobby costruttori auto UE) aveva lanciato l’allarme sperando nel Dialogo Strategico pre Piano d’Azione. Si stima che le sanzioni siano di circa 16 miliardi di euro per l’intero settore. Questo denaro avrebbe potuto essere reinvestito in produzione/posti di lavoro. Anche se le sanzioni sono previste dopo il 2025 (dopo il calcolo e la verifica da parte dell’Agenzia europea per l’ambiente e della Commissione europea nel 2026), le aziende dovranno comunque effettuare accordi finanziari, il che significa che questo denaro non può essere utilizzato per il reinvestimento. I punti di vista secondo cui le flessibilità “ucciderebbero gli obiettivi di CO2” perdono di vista l’elemento più importante: il riconoscimento che abbiamo un problema di domanda di veicoli a zero emissioni (ZEV) nell’UE. Questa opinione presuppone che sia solo l’offerta a guidare la domanda dei consumatori per i ZEV.

In effetti, la domanda dei consumatori è influenzata da molteplici fattori, non solo dall’offerta. Ci sono altri fattori importanti che influenzano la domanda dei consumatori: mancanza di infrastrutture di ricarica, praticità d’uso, costo totale di proprietà (TCO) e convenienza, che sono spesso citati come barriere per i consumatori. Nessun progresso su queste condizioni abilitanti porta alla stagnazione del mercato, che mette i produttori in una posizione precaria in quanto sono gli unici ad affrontare costi di conformità sproporzionati.

Draghi inascoltato

Come sottolinea giustamente il rapporto di Mario Draghi, spiega l’Acea, il settore automobilistico è un esempio chiave della “mancanza di pianificazione dell’UE, applicazione di una politica climatica senza una politica industriale”. Il settore automobilistico europeo sta attualmente affrontando una “tempesta perfetta” di feroce competizione globale per risorse critiche, finanziamenti, investimenti e clienti, aggravata dall’aumento dei costi di gestione, da un panorama geopolitico in radicale cambiamento e da un mercato dei veicoli elettrici tutt’altro che maturo. Per garantire la competitività del nostro settore, abbiamo bisogno di un’azione decisa per trasformare il rapporto Draghi in azione attraverso decisioni e riforme reali.

Approccio neutrale

“Il passaggio a zero emissioni significa molto più di un semplice passaggio da una tecnologia di veicoli a un’altra; abbiamo bisogno di un approccio ecosistemico più ampio che incentivi nuove partnership nella catena del valore”, ha affermato Sigrid de Vries, direttore generale dell’Acea. “Il settore automobilistico è una storia di successo europea, ma regolamentare fasi specifiche della catena del valore non consentirà al nostro settore di guidare questa transizione e mantenere il suo status di polo di produzione automobilistica. Possiamo liberare completamente il nostro vantaggio competitivo solo incentivando e rinnovando il nostro approccio alla regolamentazione. L’Europa dovrebbe essere il polo di produzione di prima scelta per i veicoli a emissioni zero, ma abbiamo bisogno di un cambiamento di mentalità e di una radicale revisione del modo in cui incentiviamo e regoliamo il nostro settore per farlo accadere, rapidamente”.

“Abbiamo bisogno che l’UE incentivi, non ostacoli il nostro vantaggio comparativo. I veicoli automatizzati sono la prossima frontiera e un campo in cui possiamo essere leader. Ma per farlo abbiamo bisogno di condizioni che favoriscano la creazione di una solida base industriale digitale”, ha proseguito de Vries. “È anche sconcertante che in un momento in cui la Commissione sta avendo un dialogo strategico con l’industria per migliorare la sua competitività, stia di fatto ritirando la proposta sui brevetti essenziali standard che sono essenziali per la competitività e la leadership automobilistica dell’UE nella guida semi-autonoma e autonoma senza alcuna previa consultazione o discussione con l’industria”.

Risultato triste

Dopo appelli, annunci, riunioni, paroloni, ecco la soluzione: flotte elettriche dietro legge che obbliga le aziende a comprare full Electric. Ma allora, le tavole rotonde con vari soggetti a che sono servite?

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