Orsini stronca Tavares di Stellantis: incentivi auto pazzia

Ippolito Visconti Autore News Auto
Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, contro Tavares: no ecobonus.
carlos tavares

Tavares chiede soldi a Stato e contribuenti, ossia incentivi per auto elettriche che non si vendono perché care come il fuoco e scomode come un cane attaccato ai polpacci: Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, risponde che gli ecobonus sono una follia. “Noi abbiamo bisogno che le produzioni in Italia vengono mantenute e chiedere ulteriori incentivi mi sembrava onestamente una pazzia”, dice parlando a margine del convegno dei giovani imprenditori di Confindustria. “Noi abbiamo bisogno di piani industriali seri, di imprese che siano serie sul territorio e che stiano ovviamente nel costruire i propri prodotti nel nostro Paese”. Questa la risposta all’audizione in Parlamento di Tavares.

Piuttosto, Orsini mira a una semplificazione di Transizione 5.0. Con una proposta che sarà rivolta al ministro delle Imprese Adolfo Urso: “Chi ha dato l’acconto nel 2023 per gli incentivi di Industria 4.0 e non ha ancora realizzato l’impianto potrebbe utilizzare gli incentivi di Transizione 5.0, magari modificando l’impianto, stando attenti ai requisiti ambientali. Credo possa essere un’accelerazione che aiuti le imprese”.

Da Fratoianni grosse critiche

“Le parole di Tavares non mi sorprendono: il comportamento padronale di chi da anni gestisce male un’azienda e che ha capito male e in ritardo la transizione all’elettrico e ora vuole scaricare sui lavoratori. Come sempre”. Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs (Alleanza Verdi e Sinistra). “Hanno cancellato investimenti, annullato la ricerca, ma hanno preteso fondi pubblici. Hanno perso quote di mercato, stanno condannando a morte i lavoratori e il settore dell’auto in Italia e continuando a pretendere fondi pubblici, senza prendere alcun impegno. Ma se un lavoratore sbagliasse così tanto sul suo posto di lavoro cosa accadrebbe? L’Italia è stata benevola con l’industria dell’auto e con l’ex Fiat. Adesso tocca a loro avere senso di responsabilità. Se Tavares non ha le risposte che chiediamo, allora si convochi direttamente Elkann in Parlamento. E per una volta il governo rispetti i cittadini italiani, invece che le grandi imprese”.

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Carlos Tavares CEO of Stellantis during a hearing on the automotive production of the Stellantis group in Italy at the combined Industry Committees of the Chamber of Deputies, Rome 11 October 2024. ANSA/FABIO FRUSTACI

Salvini contro il manager lusitano

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha detto che il manager dovrebbe vergognarsi e chiedere scusa. “Il settore dell’automotive è in crisi anche per colpa sua. L’ad e la dirigenza di Stellantis dovrebbero chiedere scusa agli operai, agli ingegneri, ai tecnici, agli italiani e alla storia dell’auto italiana. Non è più in condizione di chiedere niente per come hanno mal gestito e mal amministrato un’azienda storica italiana”.

Gli azionisti giudicheranno Tavares

Comunque, non sono né i consumatori né il Parlamento né gli industriali a emettere il verdetto sul manager portoghese: saranno gli azionisti, il cda. Da vedere se passa la sforbiciata ai dirigenti che ha proposto, specie per Alfa e Maserati. Ma anche a livello finanziario. Sino a ieri, c’è Jeep come gallina dalle uova d’oro che in Usa teneva in piedi tutto, faceva felici le persone che incassavano dividendi. Adesso, col profit worning e la brutta trimestrale, le cose cambiano. 

Sic transit gloria mundi, anche per Tavares

Così passa la gloria del mondo. È tutto così effimero e attaccato a un filo. Magari vinci e neppure tu lo sai esattamente come hai fatto: eri al posto giusto, al momento giusto, col vento alle spalle, in scioltezza. Tanti onori ben oltre i meriti. Poi in difficoltà vai a perdere. I latini lo sapevano, che serve fortuna: la Dea Bendata ti dà, la Dea Bendata ti toglie. Lo stesso per Tavares: per anni, gli è andato tutto bene. Ora, con questi cinesi così bravi a fare auto elettriche di qualità, sono dolori. È arrivato un avversario. Bisogna competere, servono idee, creatività, fantasia, tenacia, coraggio, furore agonistico, nuovi modelli tutti italiani con piattaforma italiana. È nei momenti di difficoltà che viene fuori la Tigre della Malesia, il fuoriclasse pronto a ribaltare l’inerzia del destino personale o collettivo. Anche a livello comunicativo, pure davanti a tutti quando si è nei guai.

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