Omicidio del mercato vetture europeo: il killer non è l’auto elettrica

Ippolito Visconti Autore News Auto
Sfatiamo un mito, in difesa di un gioiello di tecnologia che è l’auto elettrica.
auto elettrica

Auto elettrica innocente. Inizia così la nostra arringa innanzi alla Storia, ossia all’unica corte che può emanare verdetti. Il caso scottante, epocale, riguarda l’omicidio del mercato vetture elettriche europeo. Specie quello italiano. La base di partenza è che il veicolo full electric è un gioiello di tecnologia, incompreso da una politica distratta sia a livello centrale sia a livello locale.

Un passo indietro

Anzitutto, la pandemia del 2020 dà uno schiaffone tremendo al mercato auto europeo. Non ci si riprende nel 2021 e si arriva quasi ai giorni nostri. Siccome il 2024 è da concludersi, prendiamo a esempio il 2023 e facciamo il confronto col 2019 pre Covid. L’anno scorso gli abitanti del Vecchio Continente hanno comprato 3 milioni di macchine nuove in meno rispetto al 2019. E nel 2022, hanno acquistato 4,5 milioni di macchine nuove in meno rispetto al 2019. Per vari motivi: inflazione, paura del futuro, vetture termiche poco entusiasmanti, confusione di marketing con parolacce tipo ibrido leggero e full hybrid, Zone a traffico limitato dei Comuni che angosciano con restrizioni sempre più forti e multe seriali da 95 euro a botta che devastano il conto corrente, paura di comprare un bene che si svaluta molto in fretta.

Sfatiamo un mito, in difesa di un gioiello di tecnologia che è l’auto elettrica.

Politici distratti

E arriviamo al bando termico 2035 Ue. Tutte le condizioni le devi rispettare, che tu sia governo centrale di Bruxelles o che tu sia governo locale (Regioni e Comuni). Quali condizioni? Copio e incollo il Regolamento Ue 631 dell’aprile 2019. Siamo prima del Covid e – in teoria – le misure sono giuste. Sulla carta. Come potenziale. Questo Regolamento impone a governo centrale (Unione europea) e agli esecutivi locali (Regioni e Comuni) di garantire la transizione elettrica. Obiettivi: 

uno, prezzo dell’auto elettrica basso; 
due, esperienza di rifornimento di elettroni facile come quella alla pompa di benzina e diesel;
tre, protezione contro il nemico pubblico numero uno che si chiamava Cina (potentissima col controllo totale della filiera elettrica, a iniziare dalle batterie);
quattro, tutela degli occupati dell’industria automotive (indotto incluso).

Regolamento Ue 631 dell’aprile 2019: otto misure dimenticate

Uno. Programmi per riconvertire, riqualificare e sviluppare le competenze dei lavoratori nelle comunità colpite.
Due. Investimenti pubblici e privati in ricerca e innovazione per la leadership tecnologica Ue.
Tre. Infrastrutture di ricarica.
Quattro. Integrazione nei sistemi energetici.
Cinque. Approvvigionamento sostenibile di materiali.
Sei. Produzione sostenibile, riutilizzo e riciclo di batterie.
Sette. Misure per incentivare il rinnovo del parco veicoli, bonus speciali ai veicoli a zero emissioni.
Otto. Misure transitorie per i mercati con una bassa penetrazione di veicoli elettrici.

Risultato: un disastro

Nel tempo, tante chiacchiere politiche, molta demagogia, sfruttamento dell’elettrico per occupare seggiole d’oro Ue, ricerca del consenso elettorale sinistroide per accaparrarsi posti di potere chiave, utilizzo di terminologia iper moderna (decarbonizzazione, lotta al climalterante, Green Deal, transizione ecologica). Adesso, per gli esecutivi di Germania e Francia (i primi responsabili dello sfacelo elettrico), il boomerang: crollo, con la destra pronta a ingoiarli vivi. Ossia Alternative für Deutschland a Berlino, e Marine Le Pen a Parigi.

Morale: la maggior parte dei cittadini Ue detesta l’auto elettrica. Non vuole né guardarla negli occhi né sentirla nominare. Ecco i motivi.

Uno. Come una vecchia zia acida, la macchina a batteria costa come l’inferno sulla Terra, è scomoda come una scarpa stretta;
due, ti fa pagare cifre folli per il pieno di elettroni;
tre, ti rende matto nella ricerca delle pochissime colonnine veloci;
quattro, ti brucia il capitale perché il mezzo è soggetto a obsolescenza tecnologica precoce se non immediata.

Poi ci sono le eccezioni: pochissimi acquirenti innamorati delle vetture a corrente, nonostante tutto.

Fa eccezione Tesla, coi meravigliosi Supercharger, per la ricarica facile e rapida. Di qui, il mega successo di Musk. Non poche le responsabilità dei Gruppi auto e dei Ceo: dal 2019, flebile pressione sulla politica affinché il Regolamento fosse attuato. Adesso, il terrore dei 15 miliardi di multe perché si vendono poche elettriche e si inquina troppo con le termiche.

Italia da Quarto Mondo

Discorso a parte per l’Italia. Da noi, l’auto elettrica è una micro nicchia ridicola. Al Sud poi quasi non esiste, con poche e mal distribuite colonnine. Fra i Paesi big, siamo quelli conciati peggio. I nostri incentivi elettrici hanno fatto ridere. Prima l’annuncio, poi mesi di attesa, paralisi del mercato, quindi bonus bruciati in 30 secondi in maniera anomala e misteriosa. Il che fa detestare ancor più l’elettrico: il consumatore va in concessionaria perché la tv dice che ci sono gli incentivi, e si ritrova col nulla in mano. Per carità, piuttosto vira verso il diesel usato di 10 anni: proprio quel che accade. Così hanno fatto i governi italiani di sinistra, di centro, di destra, verdi, rossi, neri e semaforici: non c’è neppure distinzione fra un esecutivo e l’altro se si osservano gli ecobonus.

L’attuale governo Meloni è un punto di domanda sugli incentivi

Prima li ha messi. Poi li ha celebrati il 7 agosto al Tavolo Automotive. Quindi, ha detto che non servono a stimolare la domanda. Infine, chiede un fondo europeo da cui attingere per dare i bonus. Allora, questi benedetti incentivi servono, sì o no? Boh?

Sfatiamo un mito, in difesa di un gioiello di tecnologia che è l’auto elettrica.

Auto elettrica cinese: cittadino europeo cornuto e mazziato

A dimostrazione che il consumatore europeo non ha preclusioni verso l’elettrico, c’è il successo immenso delle auto a batteria cinesi, di prezzo inferiore (di certo, non low-cost). Specie di BYD. Macchine spesso con tecnologie di vario genere superiori. Siccome l’Ue e i governi non si sono mossi a tutela dell’industria europea, allora ecco i dazi anti auto elettriche cinesi. A questo punto, il cittadino è cornuto (elettrico europeo costoso) e mazziato (elettrico cinese costoso). E l’Ue si contraddice. Prima sostiene che l’elettrico possa salvare Nostra Madre Natura, poi cerca di bloccare le cinesi, danneggiando i consumatori europei. Un caos totale, senza precedenti.

La nostra arringa pro auto elettrica è terminata, Vostro Onore. Si attende il giudizio della Storia.

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