Oltre Stellantis: il Governo Meloni punta ad accogliere dei grossi nomi

M Magarini
Stellantis disinveste? Questi marchi automobilistici potrebbero rivoluzionare il panorama italiano con il governo Meloni
Stellantis

Fin dalla notte dei tempi, l’Italia è stata protagonista nel settore delle quattro ruote. Per questo i recenti attriti tra Stellantis e il Governo spingono alla riflessione. Da un lato, il gruppo presieduto da John Elkann sostiene di avere in serbo dei piani importanti per la nostra penisola. Dall’altro, l’esecutivo riconosce dei segnali poco incoraggianti. I progetti elettrici di maggiore importanza sono stati rigorosamente affidati alla Francia, mentre il Belpaese rimane ancorato alla tradizione.

Verso un nuovo paradigma automobilistico: oltre Stellantis con Meloni

Elon Musk

Aggiungiamoci poi le impopolari scelte di delocalizzare certi modelli Fiat all’estero, e abbiamo il quadro completo. In particolare, fa discutere la commissione della Panda EV a Kragujevac, in Serbia, anziché a Pomigliano D’Arco, che produrrà la Pandina fino al 2027. In buona sostanza, l’attuale generazione tolto qualche aggiornamento agli interni.

Un’edizione speciale, come dichiarato dalla stessa azienda del Lingotto, capitanata, peraltro, da un transalpino, Olivier François, anziché da un dirigente italiano. C’è chi vede in ogni dettaglio dei cattivi presagi, e l’impressione manifestata dalla stessa manodopera è di uno Stivale sempre meno al centro dei pensieri. Lo aveva pure indirettamente confermato Carlos Tavares, CEO di Stellantis, nella sua celebre “sfuriata” contro le istituzioni, dove invitava a stanziare dei generosi incentivi per la transizione energetica.

In caso contrario, avrebbero valutato di ridurre l’impegno a Mirafiori e Pomigliano d’Arco. Gli animi si sono, dunque, placati nel momento in cui la nostra classe politica ha promesso quasi un miliardo di euro (950 milioni) per il 2024. Il dietrofront di Tavares è sembrato ad alcuni delle semplice frase di circostanza, dettati forse persino dalle recenti vicissitudini in cui si è ritrovato coinvolto John Elkann con la sua famiglia.

Qualunque sia la verità, è innegabile che puntare su un unico cavallo significherebbe esporsi a dei grossi rischi. Lo sa benissimo pure Giorgia Meloni, perciò le parti coinvolte valutano delle piste alternative. Richiamare un’altra azienda nella penisola significherebbe proteggersi laddove i timori dei malpensanti sul conglomerato italo-franco-americano si rivelassero fondati.

Tesla logo

Tra i numerosi colloqui avviati dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in cima alla lista figura BYD, il gigante cinese delle vetture elettriche in procinto di espandersi in Europa. Tuttavia, la scarsa diffusione delle BEV nei nostri confini e la costruzione di un polo produttivo in Ungheria rendono incerto il suo arrivo. Si è discusso pure di Tesla, con cui le autorità hanno un rapporto diretto.

Tuttavia, l’attenzione di Elon Musk è focalizzata sulla Giga Berlin, dove nascerà la Model 2, il modello low-cost da 25.000 euro che il tycoon sudafricano ha già preannunciato sarà rivoluzionario. Nelle ultime settimane, il Governo ha contattato anche Chery, che potrebbe sbarcare con il marchio Omoda, e il gruppo SAIC con il brand MG, lo storico brand britannico reduce da una seconda giovinezza.

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