No alla revisione del bando ai motori termici del 2035, ma potrebbero essere fermate le multe previste a carico delle case nel 2025

Dario Marchetti Autore
Teresa Ribera

L’Unione Europea si trova al centro di forti critiche per il modo in cui ha impostato il Green Deal. Se, infatti, l’obiettivo di abbattere drasticamente le emissioni nocive è assolutamente condivisibile, molto di meno lo sono le modalità con cui è stato impostato il piano per coglierlo. E proprio su queste tematiche arrivano importanti dichiarazioni di parte di Teresa Ribera, neo vicepresidente della Commissione Europea con delega alla Competitività e alla Transizione pulita, che sembrano testimoniare il possibile cambio di rotta su alcuni dei temi più scottanti al riguardo.

La vicepresidente della Commissione Europea ha fatto la sua prima uscita pubblica nella nuova veste, visitando l’ArcelorMittal di Gand, in Belgio. Un evento pubblico a margine del quale la Ribera ha intrattenuto una conversazione con la stampa, che si è rivelata effettivamente interessante.

Teresa Ribera

Se, infatti, da un lato ha affermato che non ci sarebbe alcun rinvio all’orizzonte per il divieto di vendere veicoli dotati di motore termico dopo il 2035, è invece in piedi l’ipotesi di riconsiderare il quadro legislativo relativo alle emissioni dei veicoli per il prossimo anno.

Com’è ormai noto, gli obiettivi ambientali indicati alle case automobilistiche si stanno rivelando difficili o addirittura impossibili per molte di esse. Tanto da spingere Stellantis a stoppare la vendita di auto termiche, per cercare di limitare i danni. Che secondo Luca de Meo, CEO di Renault e presidente di ANIA, l’associazione dei costruttori europei, potrebbero sostanziarsi in multe superiori ai quindici miliardi di euro.

Il congelamento delle sanzioni potrebbe presto diventare realtà

Le sanzioni collegate agli obiettivi ambientali dell’Unione Europea dovrebbero scattare il prossimo primo giorno di gennaio. Il condizionale è d’obbligo, alla luce dei ripensamento in atto all’interno delle istituzioni continentali. Ove venissero confermate, infatti, andrebbero a rappresentare un vero e proprio macigno per i conti di molte case, in particolare quelle che si trovano al momento in maggiori difficoltà.

Teresa Ribera ha affrontato il tema nel corso della conversazione con la stampa, al termine della visita al sito produttivo di Gand. Queste le sue affermazioni, al proposito: “Il grande problema è come sostenere l’industria automobilistica europea in un processo di trasformazione già in corso e in una corsa industriale globale che è stata avviata anni fa”.

Per poi aggiungere: “Servono strategie che permettano all’industria automobilistica di uscire da una situazione complicata, che tenga conto dell’ingresso nel mercato di produttori di Paesi terzi, evitando guerre commerciali ma garantendo al contempo la sostenibilità di un settore essenziale non solo dal punto di vista occupazionale, ma anche di quello dell’innovazione”.

Il documento congiunto di Italia e Repubblica Ceca diventerebbe del tutto inutile

Stando alle indiscrezioni che hanno iniziato a circolare nelle ultime ore, nei prossimi giorni Ursula Von der Leyen potrebbe incontrare i rappresentanti delle case per discutere il piano europeo per l’industria automobilistica. Un’occasione che potrebbe rivelarsi propizia anche per trovare un punto d’accordo sulle sanzioni previste per il prossimo primo giorno di gennaio. Se da un lato la Commissione potrebbe andare verso il compromesso, congelandole, dall’altro occorrerà vedere cosa daranno in cambio le aziende dell’automotive continentale o cosa la prima richiederà.

Stop motori termici 2035

Nel frattempo, occorrerà valutare anche quanto avvenuto nella riunione del Consiglio europeo dei ministri dei Trasporti. Diversi i temi sul tavolo, a partire dal documento firmato da Italia e Repubblica Ceca (e firmato da altri paesi tra cui Austria, Bulgaria, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia) in cui si chiede la revisione anticipata del regolamento sulle emissioni.

Ove le sanzioni fossero congelate, però, il documento in questione diventerebbe praticamente inutile, vanificando come al solito gli sforzi del governo italiano di dare un significato alla propria presenza in una UE che continua a viaggiare sotto la guida di Germania e Francia.

  Argomento: 
X