Nissan, licenziamenti in blocco e il taglio di un quinto della produzione, per resistere alla crisi

Dario Marchetti Autore
Sui risultati della casa pesa soprattutto la perdita registrata sul mercato cinese
Un modello Nissan

Anche Nissan Motor si aggiunge al folto drappello di aziende automobilistiche che si accingono ad affrontare la crisi del mercato a suon di tagli e limitazioni di costi. La casa di Yokohama ha infatti dichiarato la sua intenzione di procedere al taglio di 9mila posti di lavoro, cui si aggiungerà la riduzione di un quinto in termini di capacità produttiva globale. Al contempo, l’azienda nipponica ha rivisto le sue previsioni di profitto annuale prendendo atto del forte ribasso in atto. Determinato soprattutto dai venti contrari in Cina e negli Stati Uniti.

Nissan: cosa sta accadendo al terzo gruppo automobilistico giapponese?

La terza casa automobilistica giapponese ha deciso di tagliare del 70% le sue previsioni di utile operativo annuale, portandolo a 150 miliardi di yen (circa 905 milioni di euro, al cambio attuale). Si tratta della seconda operazione di questo genere nel corso dell’anno, facendo seguito al taglio del 17% che era stato messo in cantiere all’inizio del 2024.

Nissan Leaf

A renderlo necessario il crollo dell’utile operativo del secondo trimestre. Nel periodo tra luglio e settembre, è infatti sceso dell’85%, attestandosi a 32,9 miliardi di yen (circa 198 milioni di euro), ben al di sotto della stima del consensus LSEG, che lo dava a 66,8 miliardi di yen (402 milioni di euro).

A commentare il risultato è stato Makoto Uchida, amministratore delegato della casa nipponica. Queste le parole riversate in una nota pubblicata per l’occasione: “Nissan ristrutturerà la propria attività per renderla più snella e resiliente, riorganizzando al contempo la gestione per rispondere in modo rapido e flessibile ai cambiamenti nell’ambiente aziendale”.

Ha poi aggiunto: “Queste misure di ristrutturazione non implicano che l’azienda si stia ridimensionando”. Un ridimensionamento che, però, è il mercato stesso a decretare. Le vendite globali di Nissan, infatti, sono diminuite del 3,8%, attestandosi a 1,59 milioni di veicoli, nella prima metà dell’anno fiscale. A determinare il trend negativo sono state soprattutto le perdite registrate in Cina, ove la flessione è nell’ordine del 14,3%. Cui si aggiungono quelle registrate negli Stati Uniti, anche se contenute al 3%. Messi insieme, questi due mercati rappresentano quasi la metà delle vendite globali di Nissan.

Le difficoltà di Nissan sono acuite dalla mancanza di modelli ibridi

È stato lo stesso Uchida a indicare quello che può essere considerato, al momento, il principale punto debole dell’azienda da lui diretta. Nissan, infatti, è rimasta sorpresa dalla rapida crescita della domanda di modelli ibridi, in quanto non dispone nella sua gamma di quelli richiesti dal mercato. Una mancanza che va nella direzione esattamente opposta a quella scelta, ad esempio, da Renault, che proprio a ibridi e ibridi plug-in ha riservato grandi sforzi nel corso degli ultimi anni.

Nissan Juke

Nissan, del resto, non è certo la sola casa destinata a scontare la concorrenza sempre più forte dei produttori locali sul mercato cinese. Basti pensare in tal senso a Honda, che proprio a seguito del forte calo delle vendite nel Paese del Dragone ha visto calare, in modo sorprendente, del 15% l’utile operativo del secondo trimestre. Un risultato che ha avuto come conseguenza un calo nell’ordine del 5% dei suoi titoli azionari.

A pagare il conto, come sempre, saranno quindi 9mila lavoratori del suo organico. La speranza, naturalmente, è che il mercato automobilistico globale riesca a raddrizzare la sua navigazione nel sorso dei prossimi mesi. L’impressione generale, però, è che la sua direzione sarà esattamente opposta. A rendere ancora più problematica la situazione potrebbe essere anche l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Il tycoon, infatti, non ha nascosto le sue intenzioni protezionistiche. A fronte delle quali gli altri Paesi difficilmente resteranno a guardare. Il risultato potrebbe essere una contrazione della domanda globale di veicoli, con cui molte case potrebbero presto ritrovarsi a fare i conti.

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