Come giudicare la fusione in salsa nipponica fra Nissan e Honda? Utile una metafora sportiva: sulla pista d’atletica automotive, l’Europa si trascina stancamente come un cavallo bolso, mentre il Giappone cerca di camminare veloce. Il guaio è che la Cina vola e ti doppia e ti triplica. Ammesso e non concesso che le due giappo si sposino in una sorta di Gruppo che noi soprannnominiamo Hondan, di certo all’inizio si verrà a creare il terzo gruppo automobilistico più grande al mondo dopo Toyota e Volkswagen. Nissan e Honda si unirebbero per 7,2 milioni di veicoli prodotti annualmente. Mitsubishi aggiungerebbe altre 895.000 consegne, portando le vendite totali a oltre 8 milioni. Primo target (per come la vediamo noi), salvare Nissan dal fallimento. Secondo (sempre a nostro giudizio), combattere le auto elettriche cinesi. Ma c’è lo spettro delle fusioni passate.
Cos’è successo anni addietro nel risiko automotive
- L’acquisizione di The Rover Group da parte di BMW non è finita con un trionfo.
- Mentre l’acquisizione di marchi europei premium da parte di Ford è stato un mezzo flop.
- Daimler-Benz ha acquisito Chrysler: pareva che tedeschi e statunitensi potessero fare sfracelli, e invece non sono mai andati d’accordo. Un pessimo matrimonio, mai consumato neppure una volta.
- Stellantis? Forse all’inizio pareva che le cose andassero bene. Ma poi è arrivato il profit warning, con Jeep ko (non più gallina dalle uova d’oro). Fino alle dimissioni di Tavares.
- Prim’ancora, nel 2000, fra Fiat e GM, un fidanzamento senza gloria. Davano vita a una partnership in due dei maggiori mercati automobilistici del mondo: Europa e America Latina. È finita male.
- Ci sarebbe il colpo da maestro di Marchionne: Chrysler per formare FCA con Fiat nel 2009. Ma è un capitolo a parte, a nostro avviso.
Cosa sarebbe Hondan
La fusione nippo sarebbe anche la più grande riorganizzazione dell’industria automobilistica globale da quando Fiat Chrysler Automobiles e PSA nel 2021 per creare Stellantis in un accordo da 52 miliardi di dollari. La politica in Giappone potrebbe vedere di buon occhio il matrimonio. Infatti, in settori come elettronica di consumo e chip, la forza del Paese del Sol Levante è in calo. La Cina è una minaccia all’industria automobilistica, linfa vitale economica. Tuttavia, i primi benefici si sentiranno nel 2030. Quando il Dragone sarà ancora più in alto, grazie a investimenti mostruosi, un desiderio di stupire senza eguali sul globo terracqueo, una nazione in pieno boom, una politica con catena decisionale immediata alle spalle. Insomma, da solo sei in crisi, e in coppia le cose vanno un po’ meglio, seppure non sia sufficiente. Neppure tirando dentro Mitsubishi. Eppoi, nel rapporto a due, ci sarebbe sbilanciamento: Honda dominante, sebbene non ci sia un’ammissione ufficiale.
L’ammissione del Ceo
Ieri, 23 dicembre 2024, le due Case automobilistiche hanno dichiarato di aver concordato di avviare colloqui formali per una fusione. L’esito dipenderà in parte dai progressi della Nissan in difficoltà nel suo rilancio: di certo, se Honda va abbastanza bene, non può avere in squadra una zavorra. Il partner junior di Nissan, Mitsubishi Motors, deciderà entro il mese prossimo se intende partecipare. Obiettivo, 1 trilione di yen (6,11 miliardi di euro circa) in sinergie sfruttando una piattaforma comune, ricerca e sviluppo (R&S) condivisi, e con approvvigionamento congiunto. Si mira a un utile operativo di oltre 3 trilioni di yen (grosso modo 18,3 miliardi di euro), che rappresenta un aumento del 54% rispetto ai loro risultati combinati dell’anno scorso. Ma è improbabile che l’effetto completo delle sinergie si faccia sentire prima del 2030, ha affermato il Ceo di Honda Toshihiro Mibe in una conferenza stampa congiunta. Le aziende devono sviluppare capacità per competere con i rivali cinesi entro quella data, ha detto, o rischiano di essere battute.
Domanda retorica con risposta negativa implicita
C’è tutto quel tempo? No. Qui si va di fretta. La Cina preme con elettriche nuove, guida autonoma, batterie super efficienti, tecnologia di bordo spaventosa, prezzi iper competitivi sia a Pechino sia all’estero. Un piccolo muro è costituito dai dazi Ue, mentre i dazi del 100% in Usa e Canada anti Celeste Impero fanno in effetti male.
Elettriche, partenza lenta
Né Honda né Nissan sono una potenza nel mondo elettrico. La seconda è stata una pioniera con la Leaf, ma senza mai decollare. L’Ariya, che avrebbe dovuto sfidare la Tesla Model Y, è un flop in fase di produzione. Honda va forte sugli ibridi. Davvero poca roba sul full electric. Pertanto, qui si parte quasi da zero. In più, nella nazione del Dragone, fanno gola elettriche piene zeppe di funzionalità basate sul software e con un’esperienza digitale nell’abitacolo da Guerre Stellari. Settori in cui le Case del Regno di Mezzo sono regine incontrastate, con un impero che si perde a vista d’occhio, e con un esercito di modelli gettati nella mischia ogni quarto d’ora. Si ha innanzi un mostro a sette teste, da combattere senza preparazione adeguata. In quanto alla tecnologia delle batterie, la cinese CATL è un’iradiddio, la connazionale BYD cerca e trova soluzioni mirabolanti, facendo da locomotiva alle altre aziende del Paese.
Cina, sono dolori nipponici
Sia Honda che Nissan hanno perso terreno in Cina, il più grande mercato automobilistico al mondo. La prima ha riportato un calo del 15% negli utili trimestrali il mese scorso e ha ridotto la sua forza lavoro nel Paese del Dragone. La seconda ha già annunciato piani per tagliare 9.000 posti di lavoro a livello globale e la capacità produttiva del 20% a causa del crollo delle vendite sia dalle parti di Pechino sia negli Stati Uniti. Perdipiù, alla radice, c’è una certa sovrapposizione fra le due gamme. Qualcosa di analogo s’è vista in passato in Stellantis.