Neppure la cinese Geely prende in considerazione l’Italia per una fabbrica anti dazi

Ippolito Visconti Autore News Auto
Il colosso orientale vuole costruire nell’Ue per evitare i dazi auto elettriche.
auto cinese

La cinese Geely s’è innamorata della Polonia: qui vuole fare le auto elettriche. Per non pagare i dazi. D’altronde, anche BYD costruisce in Ungheria. Mentre SAIC (MG) e altri puntano alla Spagna. Insomma, ovunque, dappertutto, su e giù, in lungo e in largo, ma non in Italia.

Da noi, c’è troppa burocrazia. La tassazione è asfissiante. Non si vendono auto elettriche. Al Sud, le colonnine pubbliche di ricarica sono poche. Il mercato del nuovo è paralizzato, con una sorta di effetto Cuba. L’Italia oggi è la più brutta della festa e nessun cinese la invita a ballare. Non è certo colpa del governo Meloni, che ha ereditato sciagure infinite. Sono in corso trattative, forse la più avanzata con Dongfeng. 

Resta il guaio per l’esecutivo. Se Stellantis va male, se nessun cinese ci fila, noi il milione di auto in Italia l’anno per il 2030 come lo produciamo? Fra l’altro, magicamente, quel milione è diventato 1,4 milioni.

Occasione persa

Peccato, perché la minaccia dei dazi è una bella spinta dietro le spalle dei cinesi. A fine agosto 2024, nell’ambito dell’inchiesta anti-sovvenzioni sulla produzione di auto elettriche in Cina, la Commissione europea ha comunicato alle parti interessate il progetto. Dazi compensativi definitivi sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dal Paese asiatico. La Cina respinge le accuse. Anzi, accusa l’Ue: siete voi che aiutate troppo i vari produttori, e metteremo dazi sulle merci che arrivano dall’Europa. La guerra commerciale. Secondo la Commissione invece l’iniziativa è in linea con le osservazioni ricevute dalle parti interessate in merito ai dazi compensativi provvisori pubblicati il 4 luglio 2024.

byd

Occhio alle joint venture 

Esiste la possibilità per diversi esportatori cinesi e alcune joint venture con produttori Ue: questi non esportavano ancora al momento del periodo dell’inchiesta. Possono beneficiare dell’aliquota del dazio più bassa prevista per le società collegate che hanno collaborato. Non si riscuotono retroattivamente i dazi compensativi. Un regolamento di esecuzione della Commissione contenente le conclusioni sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale entro il 30 ottobre 2024: misure di durata di 5 anni, prorogabile su richiesta motivata e successivo riesame. La Cina “schiaccia” Spagna e Germania affinché votino no in Consiglio, trascinando gli altri.

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