Nella Tesla GigaBerlin i dipendenti fanno festa

Ippolito Visconti Autore News Auto
Mentre altri licenziano, la Casa texana di Musk aumenta lo stipendio del 4%.
gigaberlin tesla

Spettacolo totale di Tesla in Europa con la sua GigaBerlin: la Casa texana di Musk aumenta lo stipendio dei dipendenti. Proprio mentre altri licenziano, chiudono fabbriche, vedono nero, sono in guerra coi sindacati. Nella sua Gigafactory tedesca fuori Berlino, tutti beneficiano di un bel +4% dall’inizio di novembre 2024. Soldi che fanno comodo visto il costo della vita. La bella notizia arriva un mese dopo una prima good news del costruttore Usa: i 500 lavoratori a tempo determinato diverranno a tempo indeterminato.

Senza sindacato

Ci sono stati scioperi, contrattazioni coi sindacati, tavole rotonde, proteste, manifestazioni? No. Si sono levate le voci di rappresentanti dei lavoratori a parlare dall’alto di buste paga da 7.000 euro netti al mese? No. Il sindacato tedesco IG Metall, che da tempo critica le condizioni di lavoro presso il sito di Gruenheide, non è stato coinvolto. La novità arriva “in un momento in cui molte aziende dell’industria automobilistica tedesca stanno parlando di tagli di posti e chiusure di stabilimenti”, ha affermato il direttore delle risorse umane Erik Demmler. Qui ci sono 12.000 dipendenti. Tesla – dopo aver ridotto il personale a inizio 2024 con riduzioni volontarie del personale – non ha esteso i contratti per alcuni subappaltatori come parte di uno sforzo a livello di gruppo per tagliare i costi.

Rammentiamo che Tesla ha il suo ecosistema, piazzato prima del boom delle sue elettriche: i Supercharger. Viceversa i tecnocrati Ue, privi di competenze e spinti da ideologie green teutoniche, hanno imposto le full electric prima che si creassero le infrastrutture di ricarica veloce.

Tesla GigaBerlin

Cosa accade invece a VW

Il più grande d’Europa, Volkswagen, ha avviato un programma di riduzione dei costi che include la richiesta ai lavoratori di accettare un taglio dello stipendio del 10% per rimanere competitivi e salvare posti di lavoro. In alternativa, parrebbe, chiusura di almeno 3 fabbriche e taglio – si vocifera – di 30 mila persone.

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