Impresa impossibile, ma ci provano: parliamo di Italia e Repubblica Ceca. Che formano un’alleanza contro tutti nell’Ue. Obiettivo, combattere le multe appioppate da Bruxelles alle Case auto. Circa 15 miliardi di euro per superamento dei limiti di CO2 (la media del venduto). Il che costringe i costruttori a cercare di immatricolare full electric in qualsiasi modo. E ad alzare i prezzi di benzina e diesel, richiestissimi: così, i consumatori vengono spinti a comprare le scomode macchine a batteria. Almeno in teoria. Nella realtà, è effetto Cuba: tante vetture vecchie in circolazione. Il tutto in un’Unione devastata al suo interno, come dimostra l’affare Francia-dazi.
Cura i propri interessi
L’industria automobilistica contribuisce per circa il 9% al Pil della Repubblica Ceca, un Paese di 10,9 milioni di persone che ha prodotto 1,4 milioni di auto nel 2023, diventando uno dei maggiori produttori pro capite d’Europa. Vi operano: Volkswagen, Skoda, Hyundai e Toyota. Pertanto, Praga cura i propri interessi, e quelli dei suoi concittadini che lavorano in quel settore.
“Non ce la faranno mai”
La Repubblica Ceca si unisce all’Italia nel tentativo di impedire alle aziende automotive di affrontare pesanti sanzioni a partire dal prossimo anno, quando nell’Unione europea entreranno in vigore norme più severe sulle emissioni di CO2, ha affermato domenica il ministro dei trasporti ceco Martin Kupka. Motivo: le società avranno problemi a raggiungere i nuovi obiettivi a causa della domanda in calo di veicoli elettrici in Europa, aggiungendo che i due Paesi avevano concordato venerdì di presentare la loro posizione congiunta questa settimana quando i leader Ue si incontreranno a Budapest. A partire dal 2025, Bruxelles abbasserà il limite massimo delle emissioni medie delle vendite di veicoli nuovi da 116 g/km a 94 grammi/km. Superare tale limite potrebbe comportare multe di 95 euro per g/km di CO2 in eccesso moltiplicato per il numero di veicoli venduti.
Le Case non ce la faranno mai. Motivo: nessuno si fila le elettriche. Vetture scomodissime, in quanto prive di ecosistema. C’è solo Tesla, coi Supercharger. Full electric in sé innocenti: manca il contesto. Risultato: Le case non avranno i soldi per finanziare la ricerca e lo sviluppo se fossero costrette a pagare multe.
Lobby fortissima
La Repubblica Ceca fa parte di un gruppo che si oppone al cosiddetto Green Deal del blocco per affrontare il cambiamento climatico e ridurre l’inquinamento. Tutta teoria: produrre e smaltire le batterie inquinano in modo infernale. Produrre elettricità inquina. Eppoi l’auto europea incide in maniera infinitesimale. Tutti dogmi e ideologie per attrarre consenso elettorale e volare nel Parlamento Ue facendo lobby, il tutto tramite siti e canali social compiacenti (dietro compenso). I limiti più severi del prossimo anno sono un passo avanti verso i piani per vietare le vendite di nuovi veicoli con motore a combustione nel 2035.
Italia e Repubblica Ceca la spunteranno? Dipende. In Ue, nella disunione europea, comandano Francia e Germania. Parigi pare possa entrare nel club di chi vuole rinviare le sanzioni. A dirlo è il ministro dell’Economia francese, Antoine Armand, in un’intervista al quotidiano Les Echos: “Bisogna mantenere la linea della decarbonizzazione e la scadenza del 2035 sulla fine del motore termico. Se dobbiamo infliggere delle multe gigantesche ai costruttori perché non sono andati abbastanza veloci, la prima conseguenza sarà quella di indebolire l’investimento e soprattutto rafforzare i nostri concorrenti asiatici“.
La Francia non gradisce le tasse sul liquore
Ma perché mai la Francia potrebbe ora dire no ai dazi auto cinesi? Il liquore francese è soggetto a un deposito doganale di circa il 40%. Il 99% del brandy che arriva in Cina proviene da Parigi: la Cina è un mercato che vale 1,7 miliardi di dollari.
Cosa dice la Commissione Ue
La Commissione europea stoppa tutti: queste regole consentono “all’industria di effettuare la transizione verde e di avere una tabella di marcia certa per essere in grado di fare investimenti. Soltanto alla fine del 2025 vedremo come sarà la situazione e lo stato del mercato. È prematuro parlare di eventuali cambiamenti di posizione. Un po’ di sana tecnoburocrazia levantina: vedremo, forse, chissà, valuteremo. Il solito Vecchio Continente che diventa sempre più stanco, lento e anziano.