L’Unione europea non ha raccolto l’invito dell’Acea (associazione costruttori auto): prendere una decisione entro fine 2024 sulle multe alla Case per le emissioni. Chissà, forse se ne parla nel 2025. Di certo, il dialogo fra lobby delle aziende e Ue è scarso. Magari la Commissione dirà qualcosa nelle prossime ore, in zona Cesarini. Ma il succo della questione resta.
Cosa chiedeva l’Acea all’Ue entro fine 2024
L’industria europea rimane impegnata nell’obiettivo di neutralità climatica 2050 e nel passaggio alla mobilità a zero emissioni 2035. Tuttavia, poiché i nuovi limiti di CO2 per le auto e i furgoni entreranno in vigore nel 2025, le Case automobilistiche da sole ne subiranno le conseguenze dannose se gli obiettivi non verranno rispettati. Luca de Meo, presidente dell’Associazione europea dei costruttori di automobili e Ceo del Gruppo Renault: “Senza una chiara dichiarazione politica della Commissione europea entro la fine del 2024, come sollecitato anche dai governi tedesco, francese, italiano e di altri Paesi europei, l’industria automobilistica rischia di perdere fino a 16 miliardi di euro di capacità di investimento pagando sanzioni”. Morale: meno produzione, più fusioni con concorrenti stranieri, vendita di veicoli elettrici in perdita.
Cosa farà l’Ue dopo le feste natalizie: “dialogo strategico” nel 2025
Si attende l’inizio del “dialogo strategico” nel 2025 della Commissione sul futuro dell’industria automobilistica (dopo le feste di Natale) o la revisione della legislazione sulla CO2 nel 2026. Resta un mistero la definizione di “dialogo strategico”, robe da tecnocrati, a nostro avviso. O c’è dialogo per una strategia o non c’è dialogo. Ogni dialogo è strategico. “I produttori hanno bisogno di chiarezza ora per finalizzare le strategie di conformità, prendere accordi di raggruppamento e altre disposizioni per il 2025”, dice l’Acea.
Regole del 2019, ma elettrico flop
Le norme sono del 2019. Le prime multe nel 2021. Contrariamente a quattro anni fa, questa volta per raggiungere obiettivi di riduzione della CO2 più severi è necessaria l’interazione fluida di fattori all’interno e all’esterno del controllo diretto dei produttori, sostiene la lobby delle Case. Gli obiettivi normativi e la fornitura di auto da soli non sono sufficienti; la transizione deve essere guidata anche dal mercato. Tuttavia, le vendite di veicoli elettrici sono attualmente stagnanti a circa il 13% di quota di mercato; o 10 punti percentuali al di sotto di dove dovrebbero essere, e questo divario è troppo grande per essere colmato in tempo. “Una dichiarazione di sostegno tempestiva e inequivocabile in questo momento cruciale della transizione è fondamentale per garantire competitività e posti di lavoro lungo la catena del valore”.
Multa come regola
“In un sistema che funziona bene, pagare le sanzioni dovrebbe essere l’eccezione, non la norma. Ed evitare le sanzioni dovrebbe basarsi su una sana economia, non infliggere danni – ha affermato de Meo -. I membri Acea hanno promesso 250 miliardi di euro nella transizione alla mobilità verde e, proprio come tutti gli altri, vogliamo che abbia successo. Sfortunatamente, la valutazione onesta deve essere che la transizione non sta andando come previsto e che attenersi alla rigidità legale porta a danni potenzialmente irreversibili. La flessibilità legale, invece, manterrà gli investimenti in flusso e la transizione in carreggiata”.
Polemica tardiva dei Ceo delle Case
Hanno ragione i Ceo delle Case ora? Sì. Ma la loro polemica è tardiva. Le norme sono del 2019. Imposte dalla tecnocrazia al consumatore, che si sente imprigionato: non decide liberamente che auto comprare, vedendo le imposizioni (costosissime) di Bruxelles, degli Stati, delle Regioni e dei Comuni. Senza libertà, comprare uno strumento di libertà come l’auto non è un piacere, ma genera ansia. Ecco perché il mercato non va. Altri fattori? Tensioni commerciali, aumento dei costi di produzione, crescita lenta delle infrastrutture di ricarica e calo dei sussidi all’acquisto.
Per l’ambiente, sì o no?
In teoria, ci sarebbero le auto elettriche cinesi a costi non irragionevoli, anche per favorire la tutela ambientale, ma ecco l’Ue che piazza dazi sulle macchine full electric Made in China. Disastro senza precedenti nella storia automotive, e con poche similitudini con altri settori nonostante qualche scellerata imposizione di politici scollegati dalla realtà. Pertanto, abbiamo tre vittime: il consumatore, l’auto elettrica (gioiello di tecnologia da proteggere), la Terra.