Il futuro di Stellantis, BMW, Renault e Volkswagen, per citare le prime aziende automobilistiche europee in fatto di capitalizzazione di Borsa, passa anche attraverso le multe Ue alle Case. Circa 15-17 miliardi di euro di ammende perché hanno sfondato il muro delle emissioni inquinanti. Più climalterante nell’aria, più paghi. Dal 2025 al 2029, i nuovi standard vedranno applicare 93,6 g CO2/km per le auto (e 153,9 g CO2/km per i commerciali). Questo corrisponde a una riduzione del 15% (già prevista dal 2019). Invece, nel 2035, l’obiettivo è zero. Quindi, bando del termico e solo elettrico.
Che cosa succede
Risultato: Cina che ci divora, deindustrializzazione europea, disoccupazione, sciagure sociali, tensioni con esiti tutti da misurare. In quanto c’è di mezzo la disperazione delle persone appiedate e non ricollocabili. Nel mirino, non quel prodigio tecnologico che è l’auto elettrica, ma i metodi assurdi e i target irragionevoli della tecnocrazia Ue.
Poker di strade
Stando all’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale, che ha già analizzato il caso batterie), ecco le quattro possibili risposte delle Case contro le multe.
Uno. Espandere la quota di vendite di veicoli elettrici.
Due. Bilanciare le vendite di BEV e PHEV: elettriche e termiche ibride plug-in (ricaricabili con un bel motore a benzina).
Tre. Procedere con l’acquisto di crediti di carbonio.
Quattro. Ridurre la quota di veicoli compatti a benzina (e diesel) nel mix del loro portfolio di vendite, con immediati impatti sui margini di profitto.
Le quattro mosse sono compatibili, ma prevedono differenti strategie d’investimento in un contesto di mercato in evoluzione. Insomma, il rischio è di avere continui profit warning. Cui seguono tagli occupazionali e chiusure di fabbriche.
Ci sarebbe la clausola
L’associazione automobilistica europea (Acea, la lobby dei costruttori) suggerisce alla Commissione di ritardare il target intermedio sulle emissioni del 2025. Come? Con una clausola di salvaguardia prevista nell’attuale legislazione. Lo share delle vendite EV dei produttori europei sul totale globale è in fase calante, schiacciati da BYD e Tesla. D’altronde l’ha evidenziato lo stesso Mario Draghi nel suo report sulla competitività: il settore automobilistico è un esempio chiave della mancanza di pianificazione Ue, che applica una politica climatica senza una politica industriale.