La burocrazia italiana paralizza il decreto autovelox non omologati: il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha scritto al presidente dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani Gaetano Manfredi per accelerare il censimento dei dispositivi. Obiettivo, sollecitare un aggiornamento sulle iniziative intraprese in merito alla richiesta del leader leghista Si intende sapere quanti strumenti di controllo della velocità siano attualmente in uso presso i Comuni italiani. Per il Codacons, ce ne sono 11.330 in Italia, record mondiale (rilevazione di gennaio 2024).
Il nostro dubbio: gli autovelox sono così tanti?
Siccome si attende dal 27 marzo 2025, e a fine aprile 2025 non si sa nulla, il dubbio è: quanti autovelox ci saranno mai in Italia? Così tanti da non riuscire a contarli in un mese? Ogni Comune elenca i suoi: non c’è un soggetto che spulcia fra le carte o gira per strada a caccia di telecamere.
Autovelox, tutto bloccato
Tutto nasce dal Codice della Strada che impone l’omologazione degli autovelox, come ha ricordato sei volte in un anno da aprile 2024 ad aprile 2025 la Cassazione: serve un decreto del ministero dello Sviluppo economico affinché si avvii l’omologa, lunga e costosa. Non basta la semplice ed economica approvazione prevista da circolari di rango inferiore rispetto alla legge.

Stima dei tempi
Si tratta di contare gli autovelox. Nella lettera di Salvini si fa seguito alla precedente comunicazione del 27 marzo: il ministro ha ribadito l’importanza di questa ricognizione per fare chiarezza sullo stato attuale degli autovelox sul territorio nazionale. Si attende una stima dei tempi necessari per la raccolta delle informazioni essenziali a questo censimento. Pertanto, non si sa quanti velox ci siano. E non si sa quanto tempo serva per contarli.
“Alla luce delle recenti sentenze della Corte di Cassazione sui requisiti di approvazione ed omologazione, l’accertamento del numero dei dispositivi effettivamente utilizzati e del relativo regime di approvazione rappresenta una condizione necessaria e un presupposto indefettibile per poter riavviare il procedimento relativo all’adozione del decreto interministeriale sulle regole di omologazione dei medesimi”.
La chiosa oscura della nota del ministero
“In assenza di un quadro statistico unitario, solo un’effettiva ricognizione dal basso della coerenza dei dispositivi in uso con gli standard tecnici, in grado di assicurarne un utilizzo aderente alle esclusive finalità di sicurezza stradale, permetterà di definire la portata del decreto attuativo sui requisiti di omologazione”: è la chiosa del nota del ministero. Un po’ oscura. Dopo il misterioso primo decreto ministeriale sui velox (poi ritirato) che doveva ricevere l’ok dell’Unione Europea, un censimento. Resta un fatto: un autovelox o è oppure non è omologati. E siccome il decreto di omologazione del ministero dello Sviluppo economico non c’è, non si capisce bene come il censimento possa portare a una soluzione. A meno di fare un decreto di omologazione d’ufficio: al che, occorre capire cosa ne pensi l’Unione Europea.