Motori a combustione: il sistema che prolunga la vita e decarbonizza il trasporto

M Magarini
Come ridurre del 90 per cento le emissioni dei motori a combustione? Un dispositivo svizzero potrebbe allungarne la vita.
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Il divieto di vendere nuove auto con motori a combustione interna in Europa dal 2035 ha generato grande scalpore, segnando un punto di svolta nell’industria automobilistica. Come affermato da Mercedes e altre aziende, si tratta probabilmente della più grande rivoluzione dalla creazione del primo motore. In oltre un secolo di storia, nulla di così epocale era mai avvenuto, equiparabile a quanto stiamo vivendo adesso. Secondo le direttive legislative dell’Unione Europea, le vetture elettriche a batteria (BEV) saranno le uniche ammesse da quel momento in poi, ad eccezione di una categoria: gli e-Fuel. E questo è stato un’impresa! Se la promozione fosse stata supportata da un Paese diverso dalla Germania, le cose forse sarebbero andate diversamente.

Grazie al forte peso della Germania sull’UE, la cancelleria di Olaf Scholz ha prevalso nella controversia con l’organo guidato da Ursula von der Leyen. Nel frattempo, von der Leyen ha aperto un’indagine sulla Cina per determinare se l’incremento competitivo di Pechino sia derivato esclusivamente da pratiche commerciali scorrette. C’è infatti la teoria che le imprese locali abbiano ricevuto sussidi governativi per eliminare la concorrenza. È una situazione simile a quanto avvenuto nel settore fotovoltaico, dove le enormi differenze nei costi hanno portato alla chiusura prematura delle start-up occidentali.

Von der Leyen considera ciò una grave violazione dei principi di libera concorrenza nel mercato. Mentre la potenza orientale accusa l’Occidente di applicare un proibizionismo, l’intera industria attende lo sviluppo di questa situazione. È noto infatti che le aziende cinesi hanno un notevole vantaggio competitivo rispetto alle controparti occidentali, una superiorità che il Gruppo Volkswagen stima in due o tre anni.

Motori a combustione: la partita ancora aperta e le alternative in discussione

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Comunque, non bisogna pensare che tutti abbiano dato per scontata la fine delle auto con motori a combustione interna. La partita è ancora aperta. Considerando i carburanti sintetici, saranno accettati solo se dimostrano un impatto ambientale conforme. In altre parole, devono evitare di generare anidride carbonica (CO2) in qualsiasi fase del loro ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento. Le lobby hanno cercato di allentare i vincoli legislativi, portando l’Unione Europea a istituire una task force per valutare gli effetti di questa possibile decisione. Sulla base delle prove raccolte, il personale incaricato ha consigliato all’UE di mantenere la linea attuale, vista la rilevante influenza che una politica più flessibile avrebbe sull’ambiente.

In luce di tale dichiarazione, Porsche potrebbe anticipare il lancio della prima 911 completamente elettrica. Tuttavia, non ci sono ancora tempistiche precise a causa dell’impatto delle decisioni normative. Pur essendo consapevole della necessità di abbracciare soluzioni sostenibili, Porsche intende mantenere l’architettura dei motori a combustione interna della sua best-seller per il massimo tempo possibile. Chi desidera una vettura elettrica dalla casa di Stoccarda ha già diverse opzioni tra cui scegliere; quindi, con la 911 intendono soddisfare la domanda degli appassionati delle vetture tradizionali. Poiché le autorità normative continueranno a discutere e aggiornare le direttive, è plausibile considerare alternative, come quella proposta da Qaptis, su cui ci concentreremo nei prossimi paragrafi.

Cattura della CO2: il sistema innovativo di Qaptis per i trasporti pesanti con motori a combustione interna

Qaptis è un’azienda svizzera che ha sviluppato un sistema per catturare la CO2, il principale gas responsabile dell’effetto serra sul nostro pianeta. L’azienda si è concentrata principalmente sui trasporti pesanti, un settore in cui i camion elettrici sono ancora una nicchia molto limitata. Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica svizzero, i camion che operano nel territorio svizzero emettono oltre un milione di tonnellate di CO2 ogni anno. A livello europeo, nel primo trimestre del 2023, sono stati immatricolati solo 600 camion elettrici, a fronte di 86.455 veicoli a combustione interna.

Se il proposito venisse realizzato, rappresenterebbe un’innovazione significativa, potenzialmente in grado di rivoluzionare l’industria dei trasporti. Tra gli ostacoli che limitano la diffusione della tecnologia ci sono l’autonomia limitata, l’infrastruttura di ricarica ancora insufficiente e il peso delle batterie, che potrebbe influire sulla capacità di carico dei veicoli commerciali. Inoltre, il costo iniziale elevato e i lunghi tempi di ricarica costituiscono dei fattori deterrenza che incidono sui profitti e sulla produttività.

Il dispositivo di Qaptis è integrato nel tubo di scarico dei veicoli, catturando il gas e convertendolo in liquido per lo stoccaggio. Questo avviene attraverso il raffreddamento della CO2 e la sua separazione dagli altri gas utilizzando un adsorbente in polvere.

Qaptis: dall’adsorbimento alla compressione, come catturare la CO2 dei veicoli pesanti

Una volta che l’adsorbente raggiunge il punto di saturazione, viene riscaldato dal calore generato dal motore a combustione, liberando la CO2. I turbocompressori comprimono la CO2 rilasciata ad alta velocità, convertendola in liquido e riducendone il volume. Secondo quanto affermato dai suoi ideatori, questo componente è in grado di intrappolare il 90% delle emissioni di CO2 del camion, il che rende il sistema, almeno sulla carta, estremamente efficace. Gli sviluppatori hanno in programma di migliorare ulteriormente il processo utilizzando una polvere organometallica che deve ancora essere prodotta su scala industriale.

Attualmente, il progetto consiste in un prototipo installato sul camion di un trasportatore locale per analisi e sviluppo. Ha già prodotto le prime gocce di CO2 in stato liquido. Anche se attualmente risulta abbastanza ingombrante, può essere collegato utilizzando connessioni standard e funziona in condizioni normali. Inizialmente è stato testato presso una compagnia statunitense con cui Qaptis ha una partnership consolidata. Di recente è stato trasferito a Tolochenaz per ulteriori miglioramenti. Tuttavia, ci vorranno mesi prima che il sistema diventi abbastanza compatto da essere installato sui veicoli.

Nel frattempo, gli ingegneri del Laboratorio di ingegneria dei processi industriali e dei sistemi energetici del Politecnico federale di Losanna (EPFL), insieme ai tecnici di Qaptis, prevedono di iniziare a utilizzare il primo veicolo di prova alla fine del 2024.

Qaptis: una nuova visione per la cattura della CO2 nei trasporti pesanti

Qaptis ha comunicato di aver ottenuto un primo round di finanziamento di 1,3 milioni di franchi svizzeri (circa 1,37 milioni di euro) grazie ai fondi provenienti da business angel e venture capital. Nel caso vi interessi, un business angel è un investitore informale che fornisce capitale e competenze alle start-up con buone prospettive di crescita. Al momento, stanno negoziando con un grande trasportatore di merci locale, interessato a implementare presto questa tecnologia. Anche aziende asiatiche li hanno contattati, ma al momento preferiscono concentrarsi sui mercati svizzero, tedesco e austriaco. L’obiettivo è sviluppare un dispositivo modulare compatibile con diverse tipologie di camion, quindi verrà sottoposto a diverse iterazioni al di fuori del laboratorio per renderlo adatto all’uso quotidiano.

Inizialmente, mirano a coinvolgere i trasportatori locali interessati a ridurre l’impatto ambientale. In un secondo momento, pianificano di implementare un sistema di recupero che permetta ai conducenti di svuotare i serbatoi di CO2 presso le stazioni di servizio, rendendo la tecnologia disponibile su una gamma più ampia di mezzi. Potenzialmente, il lavoro svolto potrebbe essere esteso ad altri mezzi di trasporto come le navi.

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