Colui che ha guidato Fiat e Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, è perentorio nell’osservare la situazione automotive nel nostro Paese: “Provo tristezza nel pensare a un’industria automobilistica italiana che non c’è più”. Parole che ha pronunciato alla mostra, presso Confindustria Cuneo, dedicata a Vincenzo Lancia, con modelli storici in esposizione.
Silenzio assordante: l’accusa
“La Lancia poteva essere la Bmw italiana. Ora si produce all’estero, come la Fiat 600, simbolo della nostra industria nel dopoguerra. Ma la Fiat non c’è più, Maserati non c’è più e così Lancia e Magneti Marelli. In Italia abbiamo solo fabbriche vuote e cassa integrazione. C’è da indignarsi, ma sento solo un silenzio assordante”. Ne ha pure per Ferrari: “Oggi fanno disegnare le Ferrari a gente che non ha mai realizzato un’auto”.
Che frecciata
“I veri imprenditori sono quelli che rischiano il loro denaro e non quello delle banche o dello Stato”. Con chi ce l’ha? Manager o proprietari? Carlos Tavares o John Elkann? O chi altri?
Cosa fa il governo
Il governo Meloni intanto è contro il passaggio all’auto elettrica: “Transizione ecologica non può voler dire perdere migliaia di posti di lavoro e smantellare imprese. Non controlliamo le catene di valore, il prezzo è proibitivo e abbiamo una capacità produttiva insufficiente. Non è intelligentissima come strategia. In un deserto non c’è niente di verde”, dice il premier. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso attacca il Green Deal di Bruxelles definendolo “un sostanziale fallimento”. Il sistema automobilistico è “vicino al collasso”, ricordando le recenti decisioni di Volkswagen che potrebbe chiudere stabilimenti in Germania per la prima volta nella sua storia. Intanto, in Italia, la produzione di nuove auto è calata del 35% nei primi sette mesi dell’anno e del 54,7% a luglio, lontano dal target di un milione di veicoli del governo. O meglio di 1,4 milioni, cui un milione da Stellantis e 400.000 dai cinesi.