UE all’attacco della Cina: la Commissione ha adottato 47 progetti strategici per potenziare le capacità nazionali di materie prime strategiche, coi minerali rari mirino. Obiettivo, essere meno dipendenti o slegarsi del tutto dal Dragone, che domina nel settore delle full electric e che incute timore anche nel mercato auto del Vecchio Continente. È una pietra miliare nell’attuazione del Critical Raw Material Act (CRMA): estrazione, lavorazione e riciclaggio europei di materie prime strategiche soddisferanno rispettivamente il 10%, il 40% e il 25% della domanda UE entro il 2030. Per le vetture a batteria, le transizioni verdi e digitali, supportando al contempo industria della difesa e aerospaziale. “Questo è un momento fondamentale per la sovranità europea come potenza industriale”, dice. Stéphane Séjourné, vicepresidente esecutivo per la prosperità e la strategia industriale.

Miniere di minerali rari per l’auto elettrica: dove in Europa
I 47 nuovi progetti sono distribuiti in 13 Stati: Belgio, Francia, Italia, Germania, Spagna, Estonia, Repubblica ceca, Grecia, Svezia, Finlandia, Portogallo, Polonia e Romania. Riguardano litio, nichel, cobalto, manganese e grafite. Il tutto seguendo criteri ambientali, sociali e di governance. Da noi, quattro aree: in Veneto, Toscana, Lazio e Sardegna. Va detto che le terre rare sono solo una piccola parte dei minerali di cui si va a caccia nel mondo: questo vale anche per l’Ucraina, così ambìta dagli USA di Trump in funzione anti Cina.
I progetti italiani? Nel riciclo
1) Alpha Project in Toscana presentato da Solvay Chimica Italia Spa per il riciclaggio di metalli del gruppo del platino (rutenio, rodio, palladio, osmio, iridio e platino).
2) Life-22-Env-It- Inspiree di Itelyum Regeneration SpA nel Lazio, più esattamente nel Frusinate (terre rare per magneti).
3) Dalla sarda Portovesme srl il Portovesme CRM Hub, polo per rimettere il litio delle batterie.
4) Recover-It è stato promosso da Circular Materials Srl in Veneto per su rame, nichel e platinoidi.

Quanti soldi sul piatto
Per diventare operativi, i 47 progetti strategici hanno un investimento di capitale complessivo previsto di 22,5 miliardi di euro: ci sarà il supporto coordinato delle istituzioni finanziarie. Beneficeranno inoltre di disposizioni semplificate in materia di autorizzazioni, così che il processo di concessione delle autorizzazioni non superi i 27 mesi per i progetti di estrazione e i 15 mesi per gli altri progetti. Attualmente, possono durare dai cinque ai 10 anni.
Pichetto Fratin soddisfatto
Secondo il ministro dell’Ambiente italiano, Gilberto Pichetto Fratin, “il risultato ottenuto dà l’avvio a una nuova visione del settore delle materie prime in Italia, incentrata sulla competitività ma anche sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale. I progetti italiani che hanno ottenuto il riconoscimento di progetti strategici confermano il forte orientamento del nostro Paese verso la circolarità, la valorizzazione e l’uso efficiente delle risorse”.
Meglio tardi che mai
Il Green Deal UE è del 2019, con la puntata da poker sull’auto elettrica. Nel 2025, arrivano i progetti per i minerali rari: meglio tardi che mai. Tuttavia la Cina vola ormai da un decennio, e sarà davvero arduo recuperare lo svantaggio, specie con 22,5 miliardi di euro. Adatti a un avvio del processo, inidoneo a far paura al Celeste Impero.