Che i grandi costruttori occidentali stiano perdendo peso sul mercato automobilistico globale è una realtà sempre più evidente. Tanto che non sorprende eccessivamente la notizia proveniente dalla Cina, relativa all’uscita di Mercedes-Benz dall’azionariato di Denza.
Si tratta della joint venture la quale era stata creata con BYD, che almeno in un primo momento doveva rivolgere la sua produzione alle auto elettriche e alle ibride a costo contenuto. L’azienda bavarese, infatti, ha deciso di cedere il restante 10% del capitale al partner cinese. Contestualmente anche Hans Georg Engel, manager Mercedes, ha lasciato il consiglio direttivo. In tal modo, BYD diventa l’unico punto di riferimento all’interno del marchio che era nato nel 2011. Ovvero nel corso di quella che può essere ormai considerata un’altra epoca storica.
Mercedes-Benz lascia Denza in mano a BYD: a cosa è dovuta questa decisione?
Il dado è quindi tratto: Mercedes-Benz lascia la sua partecipazione in Denza nelle mani di BYD. Una mossa che da più parti è stata interpretata come un vero proprio cambio di paradigma, segnalando la sempre più evidente perdita di influenza dell’automotive occidentale sullo scacchiere globale.
Naturalmente, non appena si è sparsa la notizia, in molti hanno cercato di capire quali siano state le motivazioni alla base della decisione presa dalla casa teutonica. Le interpretazioni prevalenti, si dirigono in due direzioni:
- il riposizionamento strategico in cui è tuttora impegnata la Mercedes. In pratica, a dettare la linea è ora il piano industriale reso noto nel corso del 2021. Un piano all’interno del quale è previsto lo spostamento del marchio verso il lusso e l’alta gamma. Una direzione che viene perseguita dismettendo tutto ciò che non può essere utilizzata all’uopo;
- la pratica estromissione della casa tedesca dalla cabina di regia di Denza. BYD, infatti, dopo la cessione del 40% delle quote originariamente detenute dai tedeschi, proprio nel 2021, ha assunto la guida della joint venture, procedendo come un bulldozer.
Se in Mercedes hanno pensato che, in fondo, quanto stava accadendo non sarebbe stato un trauma, le cose sono però cambiate molto, nel frattempo. Se, infatti, nel corso dei primi dieci anni di vita Denza aveva dato luogo a risultati di vendita modesti, vendendo appena 23mila veicoli, con l’avvento di BYD al timone le cose sono mutate in maniera significativa.
Il lavoro di rilancio che è stato intrapreso, ha infatti ridato slancio a Denza, con una accelerazione favorita in particolare dal lancio di una monovolume elettrica, la D9. Per capire meglio, basterà ricordare che nei primi otto mesi di quest’anno, Denza ha immatricolato 79.894 unità e di queste ben 71.349 erano da ascrivere alla D9. Un successo che la casa spera ora di ripetere con l’ormai prossimo lancio della nuova Z9 .
Occorre sottolineare come proprio BYD, nel frattempo abbia dato luogo ad un percorso teso a ritagliarsi un posto di rilievo nella fascia alta del mercato. In questo quadro, di conseguenza, per Mercedes si trattava in pratica di una sorta di ramo secco. Molto meglio recidere ogni legame e impiegare le risorse corrispondenti per progetti più aderenti alla nuova strategia intrapresa nel frattempo.
Anche perché l’intensificarsi della guerra dei prezzi tra i produttori cinesi di veicoli elettrici ha comportato una perdita di quote di mercato per le case automobilistiche straniere. Un destino condiviso tra gli altri da Porsche, Ferrari e Bmw. Un quadro cui occorre aggiungere i segnali relativi alla perdita del vantaggio tecnologico di cui erano accreditate le case automobilistiche straniere in Cina. I produttori cinesi di veicoli elettrici spendono sempre di più per lo sviluppo di software per auto e sistemi di guida autonoma molto apprezzati dai consumatori della Cina continentale.
Nel frattempo, Denza si appresta a lanciare in Cina un modello il quale potrebbe consentirle di fare un altro salto in termini di popolarità. Si tratta della Z9, auto di 5,22 metri, elettrica o plug-in, dotata di allestimenti da vera ammiraglia e di ben tre motori elettrici, uno da 230 kW e due da 240 kW.