Sorpresa a marzo 2025 per il mercato italiano delle auto, che inverte il trend dei mesi precedenti, segnando una crescita del 6,2%, con 172.223 immatricolazioni. Il primo trimestre dell’anno chiude però con una flessione dell’1,6%, a 443.906, in pesante calo (-17,5%) rispetto al periodo pre-Covid (2019). Eravamo e siamo messi molto male.
Merito del noleggio
Con un contributo del 40% al totale dell’immatricolato di marzo, il noleggio tiene su il mercato delle vetture nuove e spinge la crescita numerica delle elettriche in attesa di chi vorrà utilizzarle, dice Federauto concessionarie. Le famiglie, provate dall’inflazione, stanno alla larga dai saloni. Preoccupante la tendenza negativa delle immatricolazioni aziendali per la penalizzazione dell’auto quale benefit.
Crollo delle km 0
Come illustra Dataforce, c’è una forte ripresa del noleggio a lungo termine (+33%, grazie al + 200% della sola Leasys) e del noleggio a breve termine (+15%). Notevole arretramento delle auto-immatricolazioni (-24%): le km 0. Perché? Le captive del noleggio a lungo termine fanno quadrare le quote. Infatti gli operatori captive a marzo hanno quasi raddoppiato le targhe (+91%), ma non certo per un aumento della domanda dei clienti finali: i player generalisti si sono mantenuti sugli stessi livelli del 2024. Dunque, ieri le km 0 per non avere un venduto troppo inquinante e non pagare multe UE di 16 miliardi di euro. A marzo 2025, noleggio captive (delle Case) con lo stesso obiettivo.
Cosa fanno Stellantis e VW
Salvatore Saladino, Country Manager di Dataforce Italia, sottolinea il +33% del noleggio a lungo termine e l’ancora più clamoroso +197% di Leasys (Stellantis) sul mercato vetture insieme al significativo +35% di Volkswagen Leasing. “Tutto questo è la conseguenza del fallimento del modello di agenzia che soprattutto per Stellantis sta diventando troppo oneroso da gestire”.
Ecco la spiegazione: “I concessionari ‘agenti’ non vogliono e, in alcuni casi, non possono più ‘dare i resti’ alle Case auto targando km zero. Resta quindi un solo canale gestibile per operazioni di questo genere: le società di noleggio controllate dalle Case auto, le captive”, chiosa Saladino.
Full electric su col “trucco”
Non male le full electric in Italia a marzo 2025: 9.373 vendute con +77,7% rispetto a marzo 2024 e quota di mercato salita al 5,4% (dal 3,2%). Nel primo trimestre 2025 le elettriche registrate nella Penisola sono 23.019, su del 75,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Al 31 marzo, il parco circolante elettrico in Italia risulta composto da 297.917 unità.
Pessima l’Italia nel paragone con l’Europa che conta, osservando i dati delle elettriche. A febbraio 2025, la quota di mercato delle full electric si è attestata al 17,9% in Francia, al 17,7% in Germania, al 6,8% in Spagna e al 25,3% nel Regno Unito. Noi al 5%. Siamo molto indietro sull’Europa, dice Motus-E. Inoltre, sull’impennata tendenziale delle immatricolazioni elettriche influisce il confronto con la prima metà del 2024, penalizzata dall’attesa dei vecchi incentivi. All’epoca, nessuno comprava macchine a batteria in attesa degli sconti statali.
Benissimo le ibride “vere” (+26%, con le plug-in hybrid a +37% e le full hybrid a +23%), sostiene Dataforce. Insomma, lì dove i Gruppi auto desiderano spesso fare boom.

Confusione automotive in Italia
Unrae ha chiesto al ministro delle Imprese Urso di promuovere un Tavolo interministeriale per affrontare con la massima urgenza la revisione della fiscalità delle auto aziendali. C’è infatti il trattamento penalizzante per le imprese in termini di detraibilità, deducibilità e ammortamento. Servirebbero le modifiche al fringe benefit, che rischiano di creare impatti negativi sul mercato.
Stando al Centro Studi Promotor, le difficoltà del mercato del nuovo e la forte crescita della richiesta di auto usate hanno consentito al parco italiano di vetture circolante di toccare nel 2024 il livello record di 40.568.000 unità: +5,8% sul livello ante-crisi del 2019 (dati Unrae). C’è un aumento dell’età media delle auto circolanti che è passata da 11,5 anni del 2019 a 12,8 anni del 2024 con conseguenze in termini di maggior inquinamento e di minore sicurezza. Pertanto, un effetto Cuba.
Guerra commerciale contro gli USA: rischiosissima
La decisione degli Stati Uniti di imporre dal 2 aprile dazi del 25% sulle importazioni di veicoli prodotti all’estero desta grande preoccupazione nel settore, dice l’Unrae, Case estere in Italia. Il presidente della Commissione Europea Von der Leyen sta valutando con i capi di Stato e di governo europei un piano di contromisure immediate volte a colpire specifici prodotti statunitensi. Risultato: una guerra commerciale penalizzerà le Case automobilistiche globali e i consumatori sia americani sia europei.
Caos auto UE
Il settore automotive ha bisogno con urgenza di un quadro normativo chiaro da parte dell’Unione Europea, indispensabile per definire le strategie di investimento e garantire la competitività delle aziende, sostiene la lobby Unrae. La Commissione Europea ha presentato l’emendamento al Regolamento sulle emissioni di CO2, annunciato già lo scorso 5 marzo. Questo intervento, se approvato dal Consiglio e dal Parlamento UE, introdurrà un meccanismo di conformità basato sulla media triennale delle emissioni di CO2, con l’obbligo di compensare eventuali scostamenti di un anno in quelli successivi. Non c’è nessuna novità e nessun rinvio delle multe: più elasticità ma è il Trilogo a decidere.
Vicenda surreale
In merito all’emendamento UE, l’Anfia (filiera italiana auto) parla di “vicende surreali”. Che dimostrano come “purtroppo manchi a livello delle istituzioni europee la consapevolezza della crisi profonda nella quale la nostra industria si trova e di quali misure abbia bisogno per ritrovare la strada per tornare ad un regime di normalità”. Ossia, cosa servirebbe? Un piano di portata pan-europea e di durata decennale che abbia l’obiettivo di decarbonizzare la mobilità, aggiunge.