Mercato auto Italia luglio 2023: la ripresa ha i giorni contati? Un dato fa preoccupare

M Magarini
Tra conferme, sorprese e delusioni, anche il mercato auto Italia di luglio 2023 è pronto ad andare in archivio
Auto in vendita

È di nuovo il momento di girare il calendario: come si sarà comportato il mercato auto in Italia a luglio 2023? Le domande da porsi in merito alla produzione nazionale sono parecchie, dato il periodo di transizione attualmente vissuto dall’industria dei motori. Sempre più aziende puntano su esemplari a basse e zero emissioni, leggi ibride ed elettriche. Inoltre, i grandi gruppi industriali devono ora misurarsi con realtà emergenti, potenziale fonte di numerosi problemi nelle concessionarie.

Il principale riferimento va alle aziende cinesi, le quali stanno vivendo il periodo di massimo splendore a livello globale. Dopo aver “saccheggiato” diversi storici brand (tra cui la MG, compagnia britannica), il Paese del Dragone ha in mente di prendersi la scena su scala planetaria. I dati sembrano profilare un ruolo di maggiore importanza. Sebbene in confronto agli operatori di vecchia data maturino dei numeri tuttora piuttosto bassi, sono evidenti i progressi compiuti. Grazie a un lungimirante piano d’azione, hanno trovato il modo di sviluppare un forte vantaggio competitivo sulla concorrenza.

Quando si parla dello stato di salute della filiera, bisogna ricordarsi di rapportarla alla congiuntura socioeconomica e geopolitica. Dei fattori che senz’altro non aiutano, con la guerra in Ucraina e addirittura l’emergenza sanitaria da Covid (con la crisi dei microchip) avvertita in misura significativa. Nel corso dei paragrafi seguenti, passeremo in rassegna i numeri totali messi a segno dal mercato auto in Italia a luglio 2023. Dapprima avremo una panoramica generale, quindi scenderemo nei dettagli, sia in termini di alimentazione sia di singoli produttori e conglomerati.

Mercato auto Italia luglio 2023: il rapporto di Unrae

concessionarie

Stando ai dati comunicati dal ministero dei Trasporti, il mercato auto a luglio 2023 ha chiuso con un totale di 119.207 immatricolazioni lungo la nostra penisola, in aumento dell’8,8 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022. In termini percentuali, si registra una lieve flessione rispetto a giugno, chiuso con il 9,2 per cento a giugno. Ma la vera grande differenza è da registrarsi in confronto al più al 29,2 per cento di aprile e al 23,1 per cento di maggio. I valori in crescita dipendono perlopiù dai passi in avanti compiuti con le reti di vendita e la bassa base di partenza. Ora, man mano che vengono smaltiti gli ordini della clientela, comincia a emergere un quadro diverso.

A trattenere le famiglie dall’effettuare acquisti ci pensano pure le incertezze economiche avvertite dall’intero comparto delle quattro ruote. C’è poca serenità nel settore e lo si nota in maniera evidente. E poi, se guardiamo con attenzione, i livelli antecedenti alla pandemia rimangono ben lontani. Difatti, stando alle rilevazioni effettuate dall’Unrae, la contrazione è circa del 21 per cento, mentre il cumulato annuo accusa un calo del 22 per cento, seppur nel giro degli ultimi dodici mesi abbia registrato un più 21 per cento, a fronte di 960.765 targhe.

Per farla breve, mentre scriviamo continua a mancare circa un quarto dei volumi, a causa delle ragioni sopra illustrate. Il responso del Belpaese è buono ma non eccezionale. In virtù della decisione assunta dal Governo Meloni, pure nel 2023 è stato riconosciuto l’ecobonus, andato a ruba per quanto riguarda le ibride. Non si registra, invece, un rendimento altrettanto positivo con riferimento alle full electric, tuttora poco considerate, a differenza di certe Nazioni europee, in primis quelli scandinavi e l’Olanda.

Alimentazioni

A proposito delle bev, si registra una timida crescita: chiuso giugno in passivo (meno 0,5 per cento) sul 2022, le registrazioni sono salite del 14,9 per cento. Comunque sia, ci aggiriamo in un territorio di nicchia, attestato dalla quota, passata dal 3,3 al 3,4 per cento. Chiudono al 3,9 per cento le ibride plug-in (a dispetto dello share, passato dal 4,6 al 4,4 per cento. Il punto di riferimento rimangono le ibride non ricaricabili: le mild (più 30,3 per cento) compensano le full (meno 14,2 per cento), per un totale delle immatricolazioni in incremento del 17,3 per cento. In merito, invece, alla quota, essa è salita dal 33,1 al 35,7 per cento.

Venendo alle soluzioni tradizionali, le vetture a benzina sono aumentate del 4,3 per cento, ciononostante in termini assoluti hanno riportato una contrazione, dal 29,8 al 28,6 per cento. In picchiata libera rimane il gasolio, che segnala un meno 5,2 per cento delle registrazioni e un meno 2,7 per cento come peso globale, ora del 18 per cento. Danno dei cenni di ripresa le Gpl, con un più 35 per cento e una penetrazione del 9,8 cento, contro il precedente 7,9 per cento.

Il metano continua ad attraversare un periodo di profonda crisi: nel mercato auto di luglio 2023 in Italia sono state immatricolate appena 113 unità, in decremento dell’83,5 per cento. Sul fatto che il metano non se la stia passando bene lo si capisce pure da un altro “dettaglio”, per nulla trascurabile: la decisione di alcune aziende di eliminarlo dai listini dei restyling.

Le ultime in ordine cronologico potrebbero essere le rinnovate Skoda, Scala e Kamiq. Nella presentazione degli aggiornamenti, il Costruttore dell’Est Europa parla soltanto di motori a benzina e non di bifuel a metano. Sarebbe la conferma del clima di sfiducia nei confronti di una nicchia che ormai convince un bacino parecchio ristretto di guidatori. A seguito del conflitto bellico avviato da Vladimir Putin e il taglio sul gas, il costo è parecchio cresciuto e, così, è venuta meno pure la convenienza economica di servirsi del metano alle stazioni di servizio.

Relativamente ai canali di vendita, i privati sono in crescita dell’8,9 per cento, senza riscontrare dei rilevanti scossoni in senso assoluto. Invece, il noleggio ha una netta spaccatura tra quello di breve e di lungo termine: mentre il secondo riporta un più 19,5 per cento, il primo precipita con un meno 68,9 per cento. Le autoimmatricolazioni aumentano del 51,6 per cento, tra il più 50,1 per cento della componente a uso privato e il più 70,2 per cento di quella a uso noleggio. Società ed enti hanno, invece, un rialzo del 6,8 per cento.

Gruppi e modelli

Stellantis è la regina del mercato auto anche a luglio 2023. In totale, il gruppo italo-franco-americano ha riportato 38.528 immatricolazioni, grossomodo stabiliti (meno 0,47 per cento) rispetto al medesimo mese del 2022. Tra le note positive, spiccano il più 56,35 per cento di Alfa Romeo (2.264 targhe) e il più 32,51 per cento di Jeep (5.466), seguite dal 29,07 per cento di DS (555), dal 7,74 per cento di Maserati (334) e dal 5,17 per cento di Peugeot (5.530). Perdono smalto la Citroen (meno 26,31 per cento, 3.772 registrazioni), l’Opel (meno 19,39 per cento, 2.914 unità) e la Fiat (meno 6,3 per cento, 14.341 unità).

Al secondo posto si piazza il Gruppo Volkswagen, con un totale di 20.757 targhe, in salita del 9,69 per cento. Sul grado inferiore del podio sale, invece, il gruppo Renault con 12.985 vetture, per un più 15 per cento.

Tra le note positive ci sono pure il BMW Group (7.077 veicoli, più 60,62 per cento su luglio 2022), la Ford (5.613, più 1,41 per cento), la Mercedes-Benz (4.345, più 4,85 per cento), la Kia (3.886, più 12,87 per cento), la Hyundai (3.881, più 8,99 per cento), il gruppo DR (3.266, più 83,07 per cento), la Suzuki (2.977, più 127,08 per cento), la Nissan (2.816, più 43,82 per cento), la MG (2.468, più 375,33 per cento), la Volvo (1.475, più 14,61 per cento), la Mazda (1.316, più 130,47 per cento), il gruppo Jaguar Land Rover (1.123, più 10,53 per cento), la Subaru (238, più 105,17 per cento), la Porsche (624, più 6,73 per cento), la Tesla (478, più 1.191,89 per cento), la Ferrari (61, più 7,58 per cento).

Peggiorano, invece, la la Honda (481 vetture, meno 9,93 per cento), la Mitsubishi (77, meno 80,46 per cento) e la Porsche (624, meno 6,73 per cento). Non ci sono metri di paragone per la Polestar, che nel luglio 2022 non aveva ancora invaso l’Italia. Per il marchio scandinavo le immatricolazioni sono state 66 lo scorso mese.

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