Pessimo inizio 2025 per il mercato auto in Europa, con previsioni cupe. Iniziamo dai dati più recenti: a febbraio calo del 3,1% rispetto al 2024, registrando 963.540 immatricolazioni, e -16,2% sul 2019 pre Covid, che è il vero metro di giudizio. Le 1.959.580 macchine immatricolate in gennaio-febbraio 2025 indicano una contrazione del 2,6% sul primo bimestre 2024. Perché andiamo così male?
Cinque ragioni del ko del settore auto europeo
1) Stando ad Andrea Cardinali, direttore generale Unrae (Unione Case estere in Italia), la Commissione Europea ha presentato il 5 marzo il Piano d’Azione frutto del Dialogo strategico sul futuro dell’industria automotive, che appare privo della necessaria chiarezza per operatori e clientela.
2) L’UE non ha delineato un quadro di incentivi centralizzato, come inizialmente prospettato. Cosa al suo posto? “La Commissione si è limitata a proporre uno scambio di best practices tra i vari Paesi, senza fornire indicazioni concrete per il settore”.
3) Multe UE per 16 miliardi di euro a causa dello sforamento delle emissioni di CO2: “Le sanzioni non verranno realmente rinviate – dice Cardinali -. Il meccanismo previsto da Bruxelles implica che la conformità sia calcolata sulla media triennale della CO2”. C’è l’obbligo di compensare eventuali scostamenti negli anni successivi. Risultato: “Impatti economici già nel 2025, come richiesto dai princìpi contabili internazionali”.
4) Totale assenza di bonus per le vetture a zero e bassissime emissioni a livello europeo e nazionale (previsti invece nel Regolamento del Green Deal 2019).
5) Gravi anomalie strutturali: elevato costo dell’energia e insufficiente capillarità delle infrastrutture di ricarica. Come siamo messi in Italia? “Dal 2022, coi fondi PNRR, sono stati assegnati finanziamenti per la realizzazione di 6.000 punti di ricarica, a fronte degli oltre 21.000 la cui attivazione era prevista entro fine 2025”, aggiunge. Infine, il nostro Paese è afflitto dal trattamento penalizzante per le aziende.

Politica e industria auto UE: qualcosa non quadra
Aggiungiamo da parte nostra che il Dialogo strategico si è rivelato poco fruttuoso. Politica e industria auto UE si sono seduti a un tavolo per cercare soluzioni, ma per adesso siamo quasi fermi, al di là di una micro elasticità sulle multe (dovrà decidere il Trilogo Commissione Consiglio Parlamento UE). Forse, già nel 2019, col Green Deal i Gruppi auto UE avrebbero potuto far sentire di più la propria voce in materia di vetture elettriche: chiaro sin da subito che la Cina avrebbe preso il sopravvento, rispetto a quanto avveniva in passato col motore termico quando il Vecchio Continente dominava.